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			14-28 settembre 2009
 Con la Benedizione di Carlo Masseroli, assessore dello Sviluppo del 
			Territorio del Comune di Milano, è’ esposto da oggi all’ Urban 
			Center di Milano – e la Mostra si concluderà il 28 settembre 
			prossimo – il Masterplan per la nuova città di Jingwu (che fa parte 
			della municipalità di Tianjin) disegnato dallo Studio di 
			architettura milanese AM, fondato e guidato da Joseph De Pasquale, 
			docente anche al Politecnico di Milano.
 
 Non è solo un progetto: è il vincitore (proclamato l'8 agosto 2008) 
			di un concorso internazionale indetto dal governo cinese nel maggio 
			2008, che ha visto la partecipazione di importantissimi Studi 
			dell’intero Far East e degli USA.
 
 AM, unico candidato italiano, ha sbaragliato la concorrenza 
			inventando una città che si ispira a un disegno che Leonardo elaborò 
			per Milano alla fine del XV secolo e che, come al solito troppo in 
			antecipo sui tempi, rimase sulla carta. L’altro tema ispiratore è 
			quello della struttura urbanistica della città proibita di Pechino.
 
 Sottostante, vi è la massima attenzione all’adozione delle più 
			avanzate tecnologie in materia di sostenibilità energetica e 
			ambientale, che renderanno questa nuova città una vera e propria 
			Eco-Town.
 
 Il 28 agosto 2008, la firma del contratto che prevede la 
			collaborazione tra AM e l’istituto di Disegno Urbano dell’università 
			Tsinghua di Pechino, per sviluppare i disegni urbanistici di 
			dettaglio per la modifica del piano regolatore di Tianjin, 
			inserendovi la nuova città, e iniziare i lavori di 
			infrastrutturazione periferica. Seguiranno tra non molto gli inviti 
			ai developer: che ci si augura accorrano in tempo utile per il 
			completamento dei lavori, nel 2013.
 
 Tianjin ha al momento oltre dieci milioni di abitanti, ed è oggetto 
			di un inarrestabile inurbamento. Al punto che si prevede, a dieci 
			anni, la sua “fusione” con Pechino, da cui dista 180 chilometri; e 
			che, con l’alta velocità disponibile dallo scorso luglio, si 
			raggiunge in soli 27 minuti. Insieme ad altri centri della costa, si 
			giungerà a un maxi-polo urbano di 100 milioni di persone.
 
 La nuova città avrà una superficie di 5 chilometri quadrati, e 
			ospiterà 75 mila nuovi abitanti (attualmente parte del suolo è 
			occupata da vecchi villaggi, e da alcune attività industriali 
			dismesse).
 
 Sono ovviamente previste tutte le funzioni terziarie, commerciali, 
			amministrative, pubbliche (in primis educazione e sanità) e di 
			leasure che una simile iniziativa deve poter soddisfare. Troverà 
			spazio a Jingwu anche un parco scientifico; il verde inciderà per 
			circa un quarto dell’intera superficie.
 
 Al centro del progetto, la formazione di un fiume artificiale (e a 
			un lago) che attraverserà la città e lungo il quale si svilupperanno 
			le due “ali” dei nuovi quartieri, in uno skyline quasi speculare 
			dominato dal “Diamond Mansion”, landmark building di 170 metri di 
			altezza che, come il nome spiega, richiama la forma di un taglio di 
			diamante, anche se il concept si ispira ad una antica leggenda 
			cinese. Il Diamond Mansion, che conterrà funzioni terziarie, 
			residenziali e di hotellerie, si affaccerà su una immensa piazza 
			pedonale
 
 «Difficilissimo stimare il valore di un siffatto progetto: sarà 
			questo il compito di coloro che poi gestiranno – sotto la regia 
			della municipalità (che manterrà comunque la proprietà delle aree) – 
			il real estate vero e proprio» mi ha detto stamane Joseph De 
			Pasquale, a margine della Conferenza Stampa di presentazione della 
			Mostra. «In ogni caso, i development comparabili già realizzati sul 
			territorio della città hanno prezzi che oscillano tra i 500 e i 1000 
			euro a metro quadrato. Noi ci auguriamo che al termine dei lavori 
			gli acquirenti si trovino con un investimento raddoppiato», ha 
			aggiunto il signor Ma Jun, della AM Progetti Pechino.
 
 Il Masterplan di AM, ben illustrato da un suggestivo filmato, è 
			davvero bellissimo.
 
 La Mostra, tutta da vedere. (Paola G. Lunghini)
 
 
 
 
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