(a cura dell’Ufficio Stampa di Federcasa)
Alla luce del Piano nazionale di edilizia abitativa, è di grande rilievo poter fare il punto della situazione attuale, avendo ben chiara l'importanza della discussione e delle proposte nella grave situazione in cui versano migliaia di famiglie italiane. "Il Piano nazionale di edilizia abitativa – ha tenuto a precisare Luciano Cecchi, Presidente di Federcasa la Federazione Italiana per la Casa che raggruppa tutti gli enti che si occupano di case popolari sull'intero territorio nazionale – è l'occasione che ci viene offerta per un momento di dibattito congiunto fra tutti coloro che da tempo operano nel settore dell'abitare e che hanno offerto validi contributi ogni qualvolta che il legislatore ha ritenuto di fornire risposte alla condizione abitativa del nostro Paese".
Sul tavolo delle discussioni, in primo piano, si ritrovano la riforma degli affitti privati e pubblici e l'avvio concreto del Piano casa cominciando con il reperire quelle risorse capaci di dare risposte concrete a tutte le famiglie considerate "deboli" (650.000 domande di casa in attesa presso i comuni) ai giovani, ai separati, agli anziani e a quei nuclei familiari in grado di pagare canoni moderati di 400-500 euro al mese ma non di accedere al libero mercato.
Solo per fare un esempio pratico, prendiamo in esame la Regione Lazio: 50 mila famiglie in attesa di un alloggio. 53 mila richieste di sfratto (record italiano). 80 mila studenti che studiano fuori sede e solo 5 mila i posti letto a disposizione. Questi i numeri parlanti della situazione casa.
Non può passare inosservato che secondo uno studio del Cresme, solo a Roma, servono 40.000 alloggi (attualmente il Comune spende circa 25 milioni di euro ogni anno per alloggiare 1.200 famiglie nei residence); che sempre a Roma, a fronte di 20.000 domande di abitazioni pubbliche, negli ultimi dieci anni sono statti realizzati solo 350 alloggi (l'housing sociale e i fondi immobiliari possono essere un modo per rispondere alla domanda solo se esiste la possibilità di reperire aree a basso costo e garantire una redditività dell'investimento); che per far fronte a un crescente bisogno di case popolari bisogna trovare finanziamenti costanti nel tempo attraverso la detassazione dei canoni di edilizia residenziale pubblica.
"L'emergenza casa – ha sottolineato il Presidente – è uno dei problemi più gravi del Paese, in particolare in questo momento di crisi, sia per la dimensione della domanda che non trova risposta nel mercato privato i cui prezzi sono ancora irraggiungibili per le famiglie a reddito medio e basso, sia per il fabbisogno di riqualificazione dei quartieri periferici di edilizia popolare".
L'edilizia pubblica versa allo Stato più di quanto riceve per costruire Nuclei familiari a basso reddito, giovani coppie, anziani in condizioni sociali svantaggiate, studenti fuori sede, sfrattati, immigrati regolari a basso reddito sono i beneficiari di un Piano Casa che non può non tenere conto, come ha sottolineato Cecchi "che lo Stato ha incassato dagli ex Iacp negli ultimi quattro anni imposte per circa 170 milioni di euro. Occorre evitare paradosso secondo il quale l'edilizia pubblica versa allo Stato più di quanto riceve per la costruzione. Senza contare il contributo indiretto alle casse dello Stato che deriva dai canoni inferiori agli 80 euro mensili pagati dagli utenti e non compensati né direttamente né con benefici indiretti".
Il Presidente di Federcasa, Luciano Cecchi, ha già inviato al Ministro Tremonti una lettera dove chiede che gli enti preposti a occuparsi di edilizia residenziale pubblica siano esonerati dal pagamento dell'Ires.
Le risorse finanziarie del Piano nazionale di edilizia abitativa Le risorse indicate dal DPCM sono pari a: 200 milioni di euro per la realizzazione di interventi di competenza dell'edilizia residenziale pubblica o dei Comuni già compresi nel programma straordinario di edilizia residenziale pubblica approvato con DM del 28.12.2007 (allora erano 550 milioni di euro); 150 milioni di euro per la costituzione di un sistema di Fondi immobiliari per alloggi sociali; nessun finanziamento per l'articolo 1, lettera b) del DPCM riguardante l'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
“Entro il mese di novembre contiamo di emanare il decreto con la ripartizione alle Regioni dei fondi per il programma straordinario di edilizia residenziale pubblica – ha precisato Marcello Arredi, responsabile della Direzione edilizia residenziale del ministero delle Infrastrutture – Dei 200 milioni di euro previsti oggi abbiamo a disposizione 77 milioni di euro e quindi ci baseremo sulle priorità indicate dalle Regioni”.