15 febbraio 2008
"Un Fondo immobiliare etico, alimentato sia dalla sottoscrizione di
quote del capitale sia dal conferimento di beni immobili,
finalizzato alla realizzazione di un progetto di housing sociale che
punta alla costruzione di 30 mila alloggi in dieci anni da concedere
in locazione a canoni variabili tra i 350 ed i 700 euro al mese.
È questa la proposta lanciata da Luciano Caffini, Presidente di
Ancab, l’Associazione delle Cooperative di Abitanti aderenti a
Legacoop, come risposta al problema della disponibilità di alloggi
per le fasce sociali più deboli, nel corso della sua relazione
all’Assemblea Nazionale, che si è tenuta il 13 febbraio a Roma nella
sede di Legacoop, nel corso della quale è stato presentato, da
Lorenzo Bellicini, direttore CRESME, il terzo Rapporto congiunturale
Ancab-Cresme.
Ai lavori della Assemblea sono intervenuti, numerosi rappresentanti
delle Istituzioni e del mondo politico, culturale e imprenditoriale
e cooperativo fra i quali Giovanna Melandri (Ministro Politiche
Giovanili e Att. Sportive); Piero Marrazzo (Governatore della
Regione Lazio); Sergio Chiamparino (Sindaco di Torino); Alfonso
Andria (Parlamentare Europeo); Mauro Chianale (VIII Comm. Ambiente e
territorio - Camera dei Deputati); Guido Galardi (X Comm. Industria
Commercio e Turismo - Senato ); Maurizio Lupi (VIII Comm. Ambiente e
territorio - Camera dei Deputati); Ivano Barberini (Presidente ICA -
lnternational Co-operative Alliance); Giuseppe Bonino (Resp. Settore
Costruzioni ANCPL-Legacoop); Pierluigi Stefanini (Presidente Unipol);
e Pierluigi Panza (Giornalista Corriere della Sera) che ha aperto e
coordinato il dibattito.
Le conclusioni dei lavori sono state svolte da Giuliano Poletti,
presidente di Legacoop
Il progetto housing sociale di Ancab-Legacoop prevede che le quote
del Fondo siano sottoscritte mediante versamento di un importo
corrispondente al valore delle quote di partecipazione oppure
mediante conferimento di beni (in questo caso, previa stima
effettuata da esperti indipendenti e valutazione di un intermediario
finanziario incaricato di accertare la compatibilità e la
redditività dei conferimenti). Il Fondo dovrebbe poi reinvestire una
parte dei proventi realizzati, distribuendo la parte residua, e
potrebbe assumere prestiti sino al 60% del valore degli immobili,
dei diritti reali immobiliari e delle partecipazioni in società
immobiliari per effettuare valorizzazioni dei beni in cui il Fondo è
investito.
"La realizzazione di questo ambizioso progetto" sottolinea Caffini
"implica, naturalmente, un ruolo attivo di più soggetti: dai Comuni
(che potrebbero garantire l’assegnazione di aree pubbliche a costo
zero o simbolico e ridurre gli oneri di urbanizzazione e l’ICI sugli
alloggi), alle Regioni che possono erogare contributi alle
cooperative, all’Unione Europea con i fondi strutturali di sviluppo
regionale; agli investitori istituzionali, tra i quali possono
annoverarsi, oltre a Fondazioni bancarie, banche di investimento,
SGR, Fondi pensione, assicurazioni, anche le cooperative di Legacoop
e i loro strumenti finanziari".
"Le cooperative" prosegue Caffini "rappresentano sicuramente un
operatore privilegiato per il progetto di housing sociale, in quanto
sono soggetti tradizionalmente sensibili a tematiche sociali e di
welfare, con un forte radicamento territoriale, nonché interlocutori
qualificati per la pubblica amministrazione: il fatto di non essere
imprese che perseguono il profitto, bensì uno scopo mutualistico,
rende le cooperative particolarmente adatte ad accettare livelli di
redditività contenuta pur offrendo immobili di qualità, attraverso
una standardizzazione degli alloggi al fine di ottimizzare i costi
di costruzione e di progettazione".
Caffini ha sottolineato il ruolo svolto dalle cooperative di
abitanti nel mercato immobiliare nazionale. "Dal 1969 ad oggi" ha
ricordato "abbiamo realizzato 300.000 alloggi: 40.000 sono di
proprietà delle cooperative che li affittano ai soci a canoni
variabili tra i 100 ed i 450 euro al mese; gli altri sono stati
assegnati in proprietà ai singoli soci a prezzi inferiori dal 5 al
30% di quelli medi di mercato".
Tutti interventi che hanno mirato a garantire ai soci qualità degli
immobili e servizi all’abitare, con le evoluzioni più recenti in
direzione dell’edilizia sostenibile e della sperimentazione di
soluzioni abitative ad hoc per giovani coppie, immigrati ed anziani.
"La nostra missione" aggiunge Caffini "è quella di continuare a
rafforzare l’offerta di abitazioni in proprietà di qualità ed a
condizioni di prezzo vantaggiose e di aumentare la produzioni di
abitazioni nel campo dell’housing sociale". Un obiettivo,
quest’ultimo, che richiede anche l’adozione di nuove politiche
abitative basate su un ampliamento dei confini dell’edilizia sociale
tradizionale, in gran parte rappresentata dall’edilizia residenziale
pubblica, e sulla necessità di reperire risorse dei privati da
affiancare a quelle pubbliche. Una necessità cui il progetto di
fondo immobiliare di Ancab-Legacoop intende offrire un contributo di
rilievo.
La questione abitativa in Italia tra emergenza ed inversione del
ciclo; il terzo rapporto annuale ANCAB –CRESME - Dichiarazione di
Lorenzo Bellicini:
"Nel momento in cui il mercato immobiliare rallenta, le
compravendite calano e la dinamica dei prezzi registra una frenata,
è possibile trarre un bilancio di quanto avvenuto relativamente al
ciclo immobiliare degli anni 2000. Ebbene si è trattato soprattutto
di una partita che è stata facile giocare per chi era già
proprietario di casa o per chi ha avuto una disponibilità di reddito
in grado di giocare al rialzo, mentre è stata ben difficile per chi
non si è trovato in queste condizioni. Negli ultimi sei – sette anni
è, infatti, cresciuta una quota di domanda che "non è stata in grado
di farcela": nuove famiglie con redditi bassi o medio-bassi
-italiane e straniere-, famiglie in condizioni di disagio abitativo
per sovraffollamento, coabitazione, in sistemazione precaria,
famiglie monoreddito in affitto; famiglie con redditi contenuti pur
dignitosi che vivono in aree dove il mercato immobiliare ha
registrato crescite di prezzi eccezionali. E così ci si trova oggi
ad affrontare una nuova emergenza abitativa. Un’emergenza che sta
tutta nel confronto tra redditi e valore degli affitti. Tra i 1.740
euro di un insegnante di scuola superiore dopo 35 anni di
insegnamento o i 1.132 euro di un operaio, e i 1.074 euro del canone
di locazione medio per l’affitto di un alloggio di 75 mq in un
grande comune metropolitano o gli 806 euro per una città capoluogo
di provincia.
Uno scenario che si caratterizza anche per l’assenza del pubblico.
Un lento e inesorabile abbandono del campo. Nel 1984 il settore
pubblico vedeva realizzate direttamente, in forma sovvenzionata,
34.000 abitazioni destinate all’edilizia economico e popolare e
56.000 abitazioni in edilizia agevolata e convenzionata. Nel 2005
l’edilizia residenziale economica e popolare vede ultimate in tutta
Italia 1.500 abitazioni e 11.000 abitazioni realizzate attraverso i
regimi dell’edilizia agevolata o convenzionata. Può essere utile
sottolineare come nel 1984 venivano erogati per i programmi di
edilizia residenziale pubblica 2.266 miliardi di lire, che
attualizzati sono pari a 2,8 miliardi di euro del 2007. Il prezzo
medio al metro quadro di un alloggio di 80 mq, in Italia, era, oltre
vent’anni fa’, di 500 "euro 2007". Considerate le risorse
straordinarie stanziate nell’ultima finanziaria per il 2007 e quelle
per i "buoni casa" di sostegno all’affitto per le famiglie disagiate
la disponibilità ammonta a 880 milioni di euro, pari al 30% di
quanto si spendeva nel 1984. E a fronte di una variazione dei prezzi
e dei costi di costruzione ben maggiore." (tratto dalla Newsletter
di Legacoop, diffusa il 15 febbraio 2008)
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