19 marzo 2008
La Sala Assemblee di Mediobanca a Milano era, la mattina del 19
marzo, strapiena: almeno 150 persone ( soci e ospiti ) hanno
ascoltato la presentazione del Rapporto Nomisma illustrato, come di
consueto, da Gualtiero Tamburini , Presidente dell' Istituto
bolognese. La sintesi è che il mercato italiano è a un punto di
svolta. Gli ultimi mesi del 2007 e ancor più i primi del 2008 hanno
accelerato la fine del più lungo ciclo immobiliare del secondo
dopoguerra. Le quantità scambiate in un anno stanno segnando il
passo dopo avere attraversato una fase di euforia che le ha portate
da meno di 500 mila transazioni a oltre 845 mila nel corso del 2006.
«L’anno che si è appena concluso ha accompagnato il termine di
questo ciclo virtuoso, facendo inclinare verso il basso la curva
della crescita di 5 punti percentuali dopo un paio di anni in cui il
motore immobiliare stava progressivamente rallentando. La flessione
delle compravendite, più pronunciata nelle città metropolitane, ove
assume anche connotazioni a due cifre, è il riflesso della debolezza
della domanda di acquisto. Il quadro di rallentamento è in atto da
alcuni anni e peggiora radicalmente nel II semestre del 2007, con
l’esplodere della crisi finanziaria ed economica americana le cui
conseguenze sono ancora difficili da quantificare, dato il convulso
succedersi di notizie contraddittorie, che, oltre a dipingere una
situazione di oggettiva difficoltà, spesso contribuiscono ad
alimentarla anche sul piano psicologico». Inizia così il Comunicato
diffuso ufficialmente da Bologna , al termine della presentazione
del Rapporto alla Stampa, in data 20 marzo. «Così le indicazioni di
diminuzione della domanda si fanno sempre più pesanti e non solo
nelle grandi città, ma anche in corrispondenza delle città di
grandezza intermedia, sulle quali è incentrata l’indagine che viene
qui presentata. Alla base di questa situazione, oltre alla elevata
quota di famiglie proprietarie, che, sebbene in lieve flessione
negli ultimi anni, rimane sempre su livelli molto superiori alla
media europea, sicuramente la diminuzione del potere di acquisto
immobiliare – dato dai metri quadrati di casa acquistabili con una
annualità di reddito -, in calo del 24% nell’ultimo decennio, nonché
la crescita dei tassi di interesse. Le revisioni al ribasso della
crescita economica in Italia e all’estero e una politica monetaria
più preoccupata ad arginare l’inflazione, non riducendo pertanto il
costo del denaro, non fanno presagire un cambiamento
dell’intonazione del mercato da oggi sino alla fine dell’anno».
E' esaurito, dunque, il ciclo espansivo. Se i numeri delle
compravendite scendono, i prezzi però " resistono". «La solidità
patrimoniale delle famiglie - e delle imprese - italiane, il loro
tasso di indebitamento relativamente basso – pari al 50% del debito
rispetto al reddito a fronte del 90% in Europa –, il contenuto tasso
di insolvenze (previsto a livelli fisiologici dell’1,8% per tutto il
2008), è alla base della tenuta dei prezzi delle abitazioni che nel
corso del 2007 mettono a segno crescite nominali nell’ordine del
5,1% nelle grandi città e del 5,9% per le abitazioni nelle città
intermedie. Ma tale risultato è frutto di una performance più
brillante nella prima parte dell’anno e di una sostanziale stabilità
reale nel secondo semestre».
Si fa particolare il discorso sulle 13 "città intermedie" mappate da
Nomisma. La domanda è indebolita, ma meno che nelle grandi città, ha
spiegato per Nomisma Daniela Percoco, e i riflessi sono evidenti sul
numero delle transazioni. L' offerta è in aumento per il comparto
residenziale, mentre è stabile per gli altri settori. I tempi di
vendita si fanno " lenti" nel centro nord ( mentre sono più "
veloci" nel sud ) . I prezzi non scendono, ma frenano i canoni, ed è
in discesa la redditività. C'è infine un peggioramento generalizzato
delle previsioni d' acquisto. E' toccato poi a Luca Dondi, di
Nomisma, il compito di sintetizzare la situazione del mattone
quotato . In un perimetro già molto circoscritto, dove le società
hanno perso gran parte della capitalizzazione , e ciò non in Italia
solamente, le previsioni non sono certo rosee. Si è parlato di
de-listing, di " interventismo normativo esuberante" e, per quanto
riguarda i Fondi immobiliari, di " stagione di dismissioni più che
di mercato". L' argomento, ha detto Nomisma, sarà ripreso a giugno ,
nel corso di un importante Convegno che , proprio su questi temi, si
sta organizzando.
Le previsioni degli operatori , illustrate ancora da Gualtiero
Tamburini, subiscono «un netto peggioramento nel corso degli ultimi
mesi e sono prevalentemente orientate a una flessione sia sul fronte
delle quantità che dei valori di compravendita. Si tratta
dell’indicazione più pessimistica dagli inizi del ciclo espansivo e
per la prima volta prevalgono le indicazioni di calo rispetto a
quelle di stabilità. Ciò che si prevede per il 2008 è la diminuzione
delle quantità scambiate nell’ordine del 5-7% con riduzione
ulteriore del 10% per le grandi città, a prezzi stabili in termini
nominali».
Sono intervenuti poi sul " focus ratail" Marco De Stefani ( Cushman&
Wakefield), Beatrice Guedj e Maurizio Grilli ( Grosvenor), Davide
Manstretta ( IPD) , Filippo Carbonari ( IGD) e Vittorio Saquella(
BNLFI) .
La Nota diffusa da Nomisma ( ut supra) ha fornito alcuni "
Highlights" del 2007 , che qui si riportano integralmente .
«Nel 2007 la stima dell’ammontare complessivo della ricchezza reale
in abitazioni delle famiglie italiane risulta pari a poco più di
4.400 miliardi di euro (Nomisma su dati Banca d’Italia). In valori
nominali tale componente della ricchezza familiare è cresciuta,
negli ultimi 10 anni (1997-2007), di circa l’87% (oltre 2.100
miliardi di euro).
Dopo il 2000, anno in cui l’attività edilizia tocca il livello più
basso dal dopoguerra, l’investimento in abitazioni e in altri
immobili non aumenta se deflazioniamo la loro crescita monetaria
(+54%
per le abitazioni e +43% per il non residenziale) con l’indice dei
prezzi degli immobili. In tal caso risulta, diversamente da quanto
emerge dal dato monetario, una diminuzione della produzione
totale: -2,4% per le abitazioni e -10% per gli immobili destinati
alle attività economiche. Le compravendite di case in Italia sono
scese intorno al 5%. Il numero di contrattazioni scende così a meno
di 800.000 e con un consuntivo peggiorativo rispetto alle
previsioni. La flessione nelle quantità compravendute è più intensa
nelle grandi città rispetto ai centri minori.
Le intenzioni di acquisto di un’abitazione sono al livello più basso
dell’ultimo ciclo immobiliare (2,2%).
La quota di famiglie proprietarie è in calo dal 2003 e si posiziona
sul 76%.
Il potere d’acquisto immobiliare (mq acquistabili con una annualità
di reddito) è del 24% inferiore a quello di 10 anni fa.
Le famiglie che nel 2007 hanno in corso un mutuo sono il 23,9% del
totale, corrispondenti a 5,7 milioni di nuclei, in aumento rispetto
all’anno precedente del 13,7%.
Nel II trimestre del 2007 le erogazioni di mutui sono calate quasi
del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; poi nel
III trimestre hanno segnato una ripresa del 2,6%. Così sui primi 9
mesi dell’anno sono stati erogati mutui per un ammontare di 45
miliardi di Euro, con una flessione dell’1,5% su base annua. Ancora
a due cifre, anche se rallentato, l’incremento dei mutui edilizi.
Il rapporto fra debito complessivo e reddito si attesta al 50% (se
si considerano i soli mutui il rapporto scende al 40%), in costante
crescita dal 2000 ad oggi, mentre nella media europea è al
90%.
Il tasso di sofferenza delle famiglie sui mutui è dell’1,8% e
dovrebbe rimanere stabile per tutto il 2008.
I mutui di sostituzione sono il 28% del totale.
Il prezzo delle case nel 2007 aumenta del 5,1% nelle grandi aree
urbane e del 5,9% nelle città intermedie. Gli incrementi degli
immobili non residenziali sono, nelle città intermedie, oltre il 6%:
6,1% per uffici, 6,0% per i negozi e 6,5% per i capannoni
industriali.
I tempi medi di vendita degli immobili nelle città intermedie sono
cresciuti ad un ritmo più rapido rispetto a prima e sono oggi allo
stesso livello delle tempistiche delle grandi città: servono
mediamente 5,1 mesi per vendere una casa, 5,5 mesi per un negozio,
6,3 mesi per un ufficio e 5 mesi e mezzo per alienare un capannone.
Ne bastano però poco più di 3 per i box auto.
Per quanto riguarda il mercato della locazione, nelle città
intermedie i tempi sono leggermente più contenuti rispetto alle
grandi città: 2,8 mesi per un’abitazione, 4 mesi per un negozio, 4
mesi e
mezzo per gli uffici e 5,2 per i capannoni industriali e, infine, 2
mesi e mezzo per i box.
Nei centri medi la forbice degli sconti non si amplifica
sensibilmente, diversamente dalle città maggiori: 10,7% per
abitazioni, 10,9% per negozi, 9,7% per i capannoni, mentre si sale
ad 11,4%
per gli spazi direzionali; i box non si scollano da sconti
nell’ordine dei 6 punti percentuali.
I titoli immobiliari hanno perso circa il 70% in un anno.
L’Italia raccoglie il 3% degli investimenti diretti immobiliari in
Europa, cioè poco più di 7 mld di euro.
Previsioni di stabilità dei prezzi per il 2008».
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