4 novembre 2011
Il quadro dell’Abitare sociale che emerge dall’insieme delle
informazioni disponibili è che, anche se molto più lentamente che in
passato, continua a erodersi la quota di famiglie che vivono in una
casa in locazione.
L’ultimo dato ISTAT indica che, nel 2008, solo il 18,9% delle
famiglie occupava una casa in affitto, ma nelle grandi aree urbane
tale percentuale superava ancora il 24%. Tuttavia, l’indagine su
cosa pensano gli italiani
dell’abitare sociale, presentata in questo Rapporto, suggerisce la
possibilità che la percentuale dei locatari nelle stesse grandi aree
urbane sia ancora calata attestandosi su valori nell’ordine del 20%.
Il deflusso dal campo degli inquilini delle famiglie a reddito più
elevato ha conseguentemente determinato un abbassamento del livello
del reddito dell’inquilino medio, inoltre, la crisi economica, come
mostrano
numerose indagini, si riverbera con maggiore incisività sui redditi
più bassi.
Questo vale non solo per gli affittuari, come indicato dalla forte
crescita delle richieste di sfratto per morosità, ma anche per i
nuovi proprietari, come risulta dal forte aumento del numero di
mutuatari con prospettive di
default.
Il sistema del welfare della casa è perciò chiamato a fare fronte ad
una emergenza difficilmente affrontabile con le politiche classiche
basate sostanzialmente sulla sola spesa pubblica oggi compressa
dalla grave crisi
della finanza pubblica.
Si stima che siano circa 900 mila i mutuatari in condizioni di
difficoltà a causa di rate del mutuo e altre spese per la casa che
superano la soglia del 30% del reddito, una soglia che
convenzionalmente viene assunta
come quella oltre la quale l’onere economico pone la famiglia in
condizioni di grave disagio.
Oltre il disagio c’é il default e per porre un argine contro questa
eventualità è stata introdotta, con il “piano famiglie” varato da
ABI e associazioni dei consumatori, la moratoria consistente nella
sospensione per un anno del versamento delle rate dei mutui e
nell’introduzione del “fondo di solidarietà” con un finanziamento di
20 milioni di Euro, ormai quasi esaurito, gestito da Consap.
Quanto al settore delle famiglie locatarie il disagio ne colpirebbe
circa 1,5 milioni su 4,7 milioni.
La spina dorsale dell’intervento di sostegno alle famiglie
conduttrici economicamente più deboli, l’Edilizia Residenziale
Pubblica, non appare certo sufficiente per fronteggiare la
situazione, posto che su di essa
l’innesto di modelli gestionali dinamici, più efficienti e
flessibili, come evidenziano anche alcune esperienze, potrebbe anche
a parità di quadro normativo, valorizzare maggiormente un patrimonio
immobiliare che il
MEF stima valere circa 150 miliardi di Euro.
Da un lato il numero totale di abitazioni ERP si è ridotto di almeno
200 mila alloggi in seguito alle vendite agli inquilini e questo
mentre un altro buon numero di abitazioni fatiscenti, causa le
scarse risorse disponibili, non viene tempestivamente immesso in
offerta restando sfitto, dall’altro la rigidità di un sistema in cui
il turnover dell’inquilinato è sostanzialmente azzerato non consente
di rispondere alle nuove richieste che si accumulano e che oggi su
circa 900 mila abitazioni ERP si stima siano nell’ordine delle 650
mila.
Senza sottacere l’importante ruolo di altri importanti protagonisti
del welfare della casa, come la cooperazione, che interviene con
l’offerta di almeno 50 mila abitazioni a canone di locazione
moderato o il mondo del volontariato, che opera soprattutto nei
confronti delle situazioni di maggior disagio e di “povertà
estrema”. Il punto è che il nodo strutturale fondamentale è dato da
una offerta di abitazioni per la locazione
complessivamente troppo piccola, sia sul versante “di mercato” sia
su quello “sociale”, in rapporto alle esigenze di una società
moderna.
La nostra stima è che solo per adeguare dimensionalmente il mercato
della locazione italiano alla media europea occorrerebbe che si
passasse dai 4,7 milioni attuali di abitazioni in locazione a 7,2
milioni e, anche in tal caso, si resterebbe lontani dai valori dei
paesi virtuosi del nord Europa.
Per questo occorrerebbe ricreare le condizioni perché i grandi
investitori del mondo assicurativo o previdenziale trovino nuove
convenienze nell’investimento in abitazioni, magari proprio a
partire dalle innovative iniziative in corso che vedono in primis
coinvolta la Cassa Depositi e Prestiti con il sistema integrato dei
fondi immobiliari etici.
Fonte: CS dell’Osservatorio
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