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			27 e 28 settembre 2007
 Da nove anni, per me, con EPIC finisce l'estate. E a Roma, il 27 
			settembre, la bella stagione sembra davvero finita: pioveva a 
			dirotto, e faceva pure fresco.
 Sembrava - a giudicare dalle voci di alcuni Relatori della 
			Conference - forse terminata anche la lunga, lunghissima estate del 
			mercato immobiliare. Voci di "gelata", ma qualcuno pensa sia solo 
			brina. Speriamo perciò che l'autunno sia tiepido, e l'inverno non 
			troppo rigido.
 Poi, nella logica delle cose, dovrebbe ritornare la primavera. O 
			almeno, visto il "climate change", speriamo...
 27 settembre, ore 9.30 circa. Sta per avere inizio la nona edizione 
			della Conferenza denominata EPIC, uno dei grandi eventi della scena 
			immobiliare non solo italiana. Mi guardo attorno, c'è un'atmosfera 
			diversa dagli anni passati. Poco festosa, anche se l'Hotel St. Regis 
			è sempre affascinante, e il welcome coffee è ricco. Difficoltà nel 
			traffico aereo - per non parlar di quello automobilistico - creano 
			vuoti in sala, e il ritardo nella "partenza" dei lavori è d'obbligo.
 Claudio Pancheri, Chair di EPIC, è così costretto a "tagliare" parte 
			del suo discorso d' apertura (che nella versione integrale è 
			toccante e istruttivo, e quindi lo propongo integralmente in Nota), 
			per cedere subito la parola alla star della mattinata: Philippe 
			Daverio, storico dell'arte e "antropologo culturale", notissimo 
			anche al pubblico delle televisioni per una trasmissione di grande 
			successo.
 Applusi scroscianti salutano il famoso Relatore. E applusi 
			interminabili commentano senza necessità di altre parole le sue 
			riflessioni ad alta voce. (Sono certa che se Philippe Daverio si 
			fosse trattenuto anche al lunch, in molti gli avrebbero a viva forza 
			messo in mano un microfono pregandolo di continuare l'esposizione 
			sul "senso" della città e dell'architettura). Con voli pindarici 
			logicamente e strettamente concatenati, profonda cultura priva delle 
			borie dell' erudizione, passando con semplicità dal neolitico al 
			futuro, Philippe si sofferma sull'urbanistica di ieri (e quindi di 
			oggi) definendola "fallimento di gruppo". Parla di design nella sua 
			possibile applicazione anche alle città, di nomadismo e di 
			architettura "stanziale", aggiungendovi subito Tacito (per 12 e più 
			secoli i germani vissero senza costruire alcunchè). Passa sul 
			concetto di skyline e landmark, e ricorda il suo entusiasmo di 
			ragazzino allorchè sindaci e parroci inauguravano edifici orribili - 
			ma con passione liturgica - degli anni '50 e '60 (egli proviene da 
			una famiglia che per generazioni ha "prodotto" costruttori). Cita 
			esempi di modificazioni funzionali perfettamente riuscite (Castel S. 
			Angelo a Roma), e soprattutto osserva che «noi latini costruiamo per 
			l'eternità, gli altri (americani in primis) costruiscono per il real 
			estate»: il Ponte Vecchio di Firenze è emblema della prima 
			attitudine, il Ponte Nuovo di Parigi della seconda.
 Chiedo venia a Philippe Daverio per aver così bruscamente ridotto, e 
			in poche righe, il senso del suo ragionamento. Che è talmente 
			intelligente da rendere affascinante questo uomo - diciamolo pure - 
			un po' bruttino, che porta come una bandiera elegante orridi 
			pantaloni rossi e papillon improbabili per chiunque altro: e che ha 
			saputo diventare un vero profeta del bello.
 Difficile, prendere la parola dopo di lui. Ci prova, prima del 
			lunch, una teoria di Relatori italiani ed esteri coordinati dal 
			brillante Stefano Balsamo, che a Roma è MD di JPMorgan, ma a EPIC si 
			presta simpaticamente a far da moderatore.
 Lunch, e poi via con i "games" e i "matchmaking", una ventina i 
			Relatori, italiani ed esteri coinvolti a vario titolo. La gente nel 
			frattempo continua ad arrivare, e le Sale sono piene. Grande 
			consenso, in particolare, per il tema "social housing", che vede tra 
			gli altri al Tavolo il nostro beloved assessore alla Casa&Demanio 
			del Comune di Milano, Gianni Verga.
 Fuori diluvia e, al termine delle sessioni, trovare un taxi è una 
			vera impresa.
 In qualche modo, eleganti e un po' bagnati, riusciamo ad arrivare 
			alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, dove si 
			svolgerà il gala dinner. Networking durante il sontuoso aperitivo 
			(che previsto inizialmente nel Parco si deve forzatamente servire al 
			chiuso degli splendidi Saloni del Museo), inizia la cena raffinata. 
			Non tanto per il menù in sè (ravioli di cernia con ragu di verdure, 
			risotto zucca e speck - invero un po' audace -, involtini di spigola 
			e salmone con flan di spinaci e patatine al rosmarino, semifreddo ai 
			pinoli con fragole, il tutto accompagnato da vini del "Casale del 
			Giglio"), ma soprattutto perchè, credetemi, non è "normale" cenare 
			ai piedi del gigantesco gruppo noto come "Ercole e Lica", tre metri 
			e mezzo di altezza, tradotto in marmo da Antonio Canova nel 1815. E 
			non è "normale" aggirarsi, per una cena di gala, tra Saloni che 
			ospitano De Chirico, Savinio, De Pisis, Burri, Fontana...
 Il tocco magico di Claudio Pancheri, nell'organizzare questi eventi, 
			non si smentisce mai, anzi, migliora di anno in anno!
 Momento cardine della serata, la consegna dei premi: i due "EPIC 
			Special Award 2007" vanno ad AREL- Associazione Real Estate Ladies 
			(«premiata per l'impegno nel settore immobiliare e più 
			specificatamente per il contributo e valore nel veicolare 
			l'imprenditorialità nel mondo femminile». Ritira la targa d'argento, 
			commossa, Barbara Polito, Presidente dell'associazione), e all'emozionatissimo 
			Oliviero Tronconi, Politecnico di Milano («per l'importante 
			contributo nell'ambito della formazione giovanile nel settore 
			immobiliare»). Infine, Claudio Pancheri consegna l'"EPIC Prize 2007" 
			a Mediobanca («protagonista nel corso degli ultimi anni di alcune 
			tra le più rilevanti operazioni di sviluppo sia nel settore pubblico 
			che nel settore privato». Ritira il premio Giulio Rolandino, 
			Responsabile del settore real estate della Banca).
 E' tardi, e molti fuggono per rispondere all' invito alle danze 
			offerto da Abaco Team a tutti i delegati EPIC in un locale alla 
			moda, dove si scatena - tra tutti - Fabio Bandirali, MD di Eurohypo.
 Ma questa, per chi lo conosce, non è una novità.
 La ripresa dei lavori, il mattino successivo, non è facile, e si 
			parte con il consueto ritardo. Altri games, altri matchmaking, tutti 
			belli affollati. Lunch e poi via al rush finale, con la sessione - a 
			cura di Assoimmobiliare - sul tema del risparmio energetico. Qui, 
			grande successo personale per Norbert Lantschner, dell'Agenzia Casa 
			Clima di Bolzano, che senza filosofie e/o prosopopea, offre una 
			panoramica non di ciò che si deve fare, ma di ciò "che è stato già 
			fatto".
 Due altre importanti momenti hanno caratterizzato EPIC 2007: la 
			presentazione del Rapporto "Italia in Sviluppo", curato da Nomisma 
			insieme ad ANCI, che giunge alla terza edizione con un progetti un 
			po' di affanno rispetto ai Survey precedenti. E quella di 
			EREF-Executive Real Estate Finance, un nuovo corso di formazione 
			proposto dalla Business School dell'Università Luiss unitamente a 
			Raethia, la società di consulenza fondata da Claudio Pancheri l'anno 
			passato, dopo la sua uscita da Risorse per Roma: di cui per diversi 
			anni era stato AD.
 In RpR operavano anche i due giovani "guardian angel" di Claudio, 
			entrambi ora in Raethia. Agli infaticabili e bravissimi Nicola 
			Paravati ed Enrico Cestari va dunque in buona misura il merito di 
			aver coinvolto, anche per questa edizione di EPIC, circa 500 
			persone.
 Si replica a fine settembre 2008. (PGL)
 
 Nota: il discorso di Claudio Pancheri
 «Con EPIC abbiamo accompagnato l’evoluzione del settore immobiliare 
			di questo decennio, dalla crisi di fine millennio alla ripresa. Se 
			lo scorso anno il tema era quello di oltrepassare senza paura le 
			barriere geografiche verso un mercato europeo e globale, quest’anno 
			i giochi senza frontiere sono ormai partiti.
 Francia, Germania, Europa dell’est Stati Uniti ed in particolare New 
			York sono i nuovi campi da gioco delle imprese italiane ormai capaci 
			di competere a livello globale. Accordi con società locali, 
			acquisizioni, progetti in studio o già avviati, obiettivi di 
			crescita nei nuovi paesi. Gli italiani giocano all’estero, fuori 
			casa, con successo. Non si tratta di teoria, di prospettive, ma di 
			una realtà concreta.
 Le prime edizioni di EPIC si sono svolte quando la separazione tra 
			finanza e settore immobiliare era netta, con le società italiane ben 
			poco attente a quanto avveniva fuori dei confini nazionali e con gli 
			investitori esteri diffidenti nei confronti del nostro mercato. 
			Adesso la situazione è del tutto differente. Finanza e immobiliare 
			sono strettamente e, purtroppo non sempre, proficuamente legate... 
			crisi del subprime docet. La crescita dei progetti italiani 
			all’estero ed esteri in Italia è stata esponenziale e i fondi 
			immobiliari sono ormai quasi un centinaio, Il settore si è 
			industrializzato e per partecipare al "gioco" dell’immobiliare 
			occorre avere competenza e fortuna. Si può giocare singolarmente o 
			in squadra, ma quello che conta è avere obiettivi chiari e 
			competenza per raggiungerli, senza dimenticare il rispetto per le 
			regole. Il campo da gioco è tracciato dalla competenza, non solo di 
			natura tecnica ma anche creativa e culturale.
 Proprio questo ultimo aspetto è da considerarsi centrale, infatti 
			l’immobiliare è sempre stata in realtà una vera e propria industria 
			culturale incentrata sulla valorizzazione economica e sociale della 
			comunità. L’immobiliare ha costruito le identità dei Paesi, delle 
			città, ha disegnato le trasformazioni dei popoli. Le opere 
			contengono le idee, le ricerche, i sentimenti, le più intime 
			manifestazioni dell’uomo. Gran parte della sicurezza sociale è 
			legata alla pianificazione del settore, alla qualità degli 
			interventi, alle infrastrutture e al loro rapporto con l’ambiente.
 È evidente che il concetto di "Giochi senza Frontieré" non è solo 
			geografico ma anche disciplinare, coinvolgendo direttamente diversi 
			aspetti della vita di una comunità, non solo finanziaria, che deve 
			pensare a come gestire e ottimizzare al meglio il proprio 
			patrimonio. In tal senso, un’altra tematica molto sensibile alla 
			comunità sociale e produttiva è la gestione e la valorizzazione 
			dell’asset pubblico, che si traduce nella necessità di una normativa 
			più equa e di strumenti efficaci sia in termini di garanzie per 
			facilitare l’accesso a proprietà e affitto sia per la definizione di 
			una efficace pianificazione nazionale mirata a sviluppare una 
			adeguata offerta di alloggi sociali. La specializzazione della 
			domanda abitativa, conseguenza, tra gli altri, della trasformazione 
			delle strutture famigliari, dai fenomeni migratori, dalla 
			marginalità urbana, comporta l’adozione di politiche abitative 
			sempre più mirate, nelle quali l’Ente Pubblico è chiamato a giocare 
			un ruolo determinante.
 Non affrontare con la dovuta serietà e competenza queste e le tante 
			altre sfide che una società in continua trasformazione impone e non 
			guardare al mercato come un unico luogo globale dove l’obiettivo 
			dovrebbe essere la creazione di valore aggiunto per se e per la 
			comunità, equivale ad estraniarsi da questo mondo i cui confini, la 
			cui realtà e la cui percezione, sono il frutto di un processo 
			culturale e sociale di cui noi stessi siamo fautori.
 Potrà sembrare spropositato affermare che l’immobiliare entra in 
			molti dei settori vitali della nostra società ma se si riflette un 
			attimo è proprio così: immobiliare è abitare, immobiliare è economia 
			familiare, l’immobiliare è qualità della vita, l’immobiliare è 
			cultura, l’immobiliare è estetica, l’immobiliare è creatività, 
			l’immobiliare è il futuro delle nostre città, l’immobiliare è 
			servizi, l’immobiliare è tempo libero, l’immobiliare è qualità del 
			lavoro, l’immobiliare è vita in movimento».
 
 
 
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