13 ottobre 2009
di Lorenzo Taini
Vera e propria tempesta di cervelli , il pomeriggio del 13 ottobre ,
alla Camera di Commercio di Milano , presso Palazzo Affari ai
Giureconsulti di Piazza dei Mercanti .
Il convegno “Opportunità e sfide per la città nell’era della
globalizzazione: creatività, imprenditorialità e vivibilità” era
infatti il momento culminante -o la chiusura- di una lunga giornata
di lavoro cominciata la mattina alla prima tappa europea della
Conference in Urban And Regional Economics (CURE), organizzata dalla
Fondazione ENI Enrico Mattei e dal Centre For Economic Policy
Research di Londra. Una cinquantina di esperti di economia e
urbanistica provenienti da ogni parte del mondo si sono scambiati
conoscenze, informazioni, teorie e strategie; e sul finire della
giornata di lavori sono stati invitati a interrogarsi circa le
strategie possibili per la città di Milano nei giorni dell’EXPO: la
grande esposizione internazionale che tanto ha acceso gli entusiasmi
di tutti nella fase in cui occorreva conquistarsela ora sembra,
invece, spaventare la città e gli operatori.
Proprio perché Milano non sia impreparata di fronte ai flussi di
visitatori che la invaderanno, e proprio perché le sue
infrastrutture reggano, serve pensare e progettare una città nuova,
una Milano che sappia abbracciare e al tempo stesso convincere e
conquistare.
Milano è forse l’unica metropoli del nostro Paese, l’unico
agglomerato urbano che possa reggere il confronto e dividersi i
problemi con molte grandi città del mondo. Certo è che -come
possiamo constatare in ogni singolo giorno della nostra vita di
cittadini - la rete infrastrutturale, i servizi, le risposte sociali
della città a tutte le problematiche dell’abitare sono ben lontane
dall’esser definite d’avanguardia.
Gli Urbanisti radunati a convegno hanno usato il termine “città
superstar”, odioso almeno quanto “archistar” e tutte l’altre parole
che adoperano “super” o “star”. Nessuno si aspetta che Milano
diventi entro il 2015 una “città superstar” ma occorre augurarsi che
“si superi” e si migliori, che si possano trovare nell’iniziativa
delle istituzioni e dei privati i giusti stimoli e le giuste
energie. Continuare a guardare all’EXPO come a una opportunità
significa nell’immediato essere preparati a reggere “l’invasione”.
In futuro invece significa spianare la crescita urbanistica della
città affrontando problemi e ipotesi forti di una caratteristica
molto poco italiana: la lungimiranza.
Questo sono venuti a fare gli Urbanisti radunati al vecchio Broletto
milanese, lì in quella che per secoli è stata la piazza punto
nevralgico del sistema economico, politico e sociale della città e
che oggi sembra un piccolo cortile in mezzo alla metropoli.
Gli Urbanisti sono venuti a cercare di capire quanti nuovi Broletti
serviranno ai milanesi di qui al 2015.
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