22 novembre 2005
Il 16 novembre 2005 Nomisma, il noto istituto di ricerca guidato da
Gualtiero Tamburini, ha presentato a Roma i dati relativi al terzo
Rapporto 2005 del proprio “Osservatorio sul Mercato Immobiliare”. Nel
corso dell’evento è stato anche presentato un focus sulla questione del
“Social Housing”, tornata recentemente alla ribalta anche in ambito
politico. Di seguito vengono riportati quasi integralmente i dati e le
analisi rilasciate da Nomisma sull’andamento del mercato e sul Social
Housing.
Osservatorio sul Mercato Immobiliare
«I segnali di rallentamento ci sono, ma il mercato immobiliare italiano
continua a crescere contro molte cassandre. La prima smentita alle
previsioni secondo cui, nel corso del 2005, il mercato immobiliare
italiano sarebbe entrato in crisi è giunta poche settimane fa con i dati
dell’Agenzia del Territorio che, relativamente al primo semestre 2005,
misurano un ulteriore aumento delle compravendite di case, oltre che
delle altre tipologie immobiliari».
Se i risultati del primo semestre dovessero confermarsi nel secondo, il
numero complessivo delle compravendite di abitazioni a fine anno
dovrebbe toccare le 835 mila unità, con un incremento rispetto al 2004
pari al 3,9% (complessivo dal 2001: 22,6%).
Considerando il numero totale di transazioni effettuate (tenendo conto
dunque anche di terziario, commerciale, produttivo e logistica) il
mercato residenziale rappresenta oggi il 79,5% dell’intero comparto
immobiliare.
«Anche i prezzi continuano a crescere: le variazioni semestrali e
annuali dei prezzi medi degli immobili su 13 grandi aree urbane hanno
segnato rispettivamente +2,9% e +6,9% per le abitazioni nuove, +2,7% e
+6,6% per gli uffici, +2,6% e +6,4% per i negozi».
«Elevati rendimenti e facilità di accesso al mutuo spiegano la
propensione per l’investimento immobiliare: se si sommano i redditi
lordi da locazione all’aumento dei valori si ottiene una misura del
rendimento totale degli immobili che, anche nell’ultimo anno, è
risultato dell’ordine del 13%».
«Continua lo sviluppo della finanza immobiliare (leasing, mutui e fondi
immobiliari). I segnali che confermano la dinamicità del mercato
immobiliare, almeno nella prima metà di quest’anno, sono numerosi. Il
leasing immobiliare ha registrato un balzo in avanti del +44%,
addirittura raddoppiando il fatturato nella fascia “big ticket”, ovvero
quella delle operazioni di importo maggiore di 2,5 milioni di euro.
Anche il mercato dei mutui registra un ulteriore sviluppo, con un
incremento annuale delle erogazioni dell’11,4%. Non è da meno la
crescita del comparto dei fondi immobiliari che raggiungono un
patrimonio complessivo netto di 9,6 miliardi di euro (+13% negli ultimi
dodici mesi)».
«Non mancano tuttavia preoccupazioni circa la possibilità che possa
invertirsi la tendenza attuale e questo sia con riferimento a eventuali
interventi normativi che potrebbero incidere negativamente sulla
redditività comparata del settore immobiliare (ICI, rendite finanziarie,
ecc.), sia con riferimento al progressivo peggioramento, in atto ormai
da oltre un anno, di alcuni parametri chiave».
In particolare Nomisma segnala che, rispetto all’inizio del 2003, si è
verificato un allungamento dei tempi medi di vendita: da 3,4 a 4,1 mesi
per le abitazioni, da 4,8 a 5,5 mesi per gli uffici, da 4,2 a 5 mesi per
i negozi.
«Cresce, per il settore residenziale, anche lo sconto praticato in sede
di trattativa passando dal 10,1% al 10,4%. Vanno sempre nel senso di un
tendenziale raffreddamento del mercato anche i giudizi forniti dagli
operatori immobiliari. Secondo i risultati delle interviste, la domanda
di abitazioni va progressivamente rallentando a fronte di un’offerta
stabile. Nel mercato della locazione è invece consistente l’incremento
dell’offerta, associato ad una tendenza alla riduzione dei canoni di
locazione, con conseguente allungamento dei tempi necessari per locare e
l’incremento dello sfitto per tutte le tipologie immobiliari».
A seguito di tali considerazioni, i modelli econometrici utilizzati da
Nomisma per stimare la media dei prezzi delle tredici città sembrano
confortare l’ipotesi di tenuta del settore per i prossimi anni, seppur
con variazioni percentuali in progressiva riduzione.
Il 2006 dovrebbe evidenziare ancora aspettative di crescita per tutti
gli immobili (+5,4 per le abitazioni, +5,3 per gli uffici, +2,8 per i
negozi), e così il 2007, seppur in raffreddamento (+4,3 per le
abitazioni, +2,4 per gli uffici, +1,5 per i negozi).
La disaggregazione delle previsioni sulle principali piazze italiane
fornisce indicazioni divergenti: se per Roma anche il 2007 dovrebbe
risultare un anno di crescita delle quotazioni, per Milano, nello stesso
anno, non si esclude possa comparire un segno negativo.
Social Housing
Recentemente la questione della casa è tornata prepotentemente
all’attenzione, anche per via del forte aumento dei prezzi, saliti oltre
l’80% in otto anni nelle grandi città. I canoni di locazione sono
cresciuti un po’ meno dei prezzi, poco sotto il 70%. Sebbene il numero
di proprietari di case sia aumentato notevolmente, le famiglie a più
basso reddito si trovano in forti difficoltà.
Secondo le stime di Nomisma nelle tredici aree urbane monitorate,
l’incidenza media del costo della locazione di un’abitazione “tipo” sul
reddito medio familiare risulta pari al 32,3% con differenze
significative tra le città: si passa da un’incidenza del 51,7% a Napoli,
ad un minimo del 21,1% a Torino. La variabilità è condizionata da
entrambi i fattori, reddito e canoni.
Canone medio mensile per un’abitazione
usata di 90 mq e sua incidenza percentuale sul reddito medio delle
famiglie
|
Affitto
medio mensile per un’abitazione usata di 90 mq
(Euro) |
Incidenza
stimata dell'affitto sul reddito familiare
(in %) |
Bari |
705 |
38,3 |
Bologna |
878 |
24,9 |
Cagliari |
608 |
30,8 |
Catania |
525 |
28,4 |
Firenze |
1.163 |
33,7 |
Genova |
660 |
23,0 |
Milano |
1.253 |
32,0 |
Napoli |
863 |
51,7 |
Padova |
750 |
26,5 |
Palermo |
563 |
34,0 |
Roma |
1.455 |
44,7 |
Torino |
645 |
21,1 |
Venezia |
1.223 |
40,4 |
Media |
868 |
32,3 |
Fonte: Elaborazioni
Nomisma su fonti varie
Ad oggi esistono circa
28,3 milioni di unità residenziali disponibili, di cui 22,5 milioni
sarebbero abitazioni occupate, e 5,8 milioni le “non occupate”
(abitazioni utilizzate per vacanza, per studio, lavoro, oppure in
ristrutturazione, in attesa di trovare un inquilino, ecc).
Allo stesso tempo Nomisma stima che le famiglie italiane siano
complessivamente circa 22,8 milioni: mancherebbero quindi circa 300
mila abitazioni per pareggiare il conto. Tale differenza è
parzialmente ridimensionabile tenendo conto del fenomeno delle
famiglie in coabitazione. Il resto sono invece famiglie che abitano
dimore “improprie”.
Ma quante sono i nuclei famigliari per cui si pone il problema di un
sostegno da parte pubblica? E quante sono quelle che già ne godono?
Purtroppo i dati disponibili sono poco precisi. Si conoscono le
stime del numero di abusivi nel patrimonio sociale (8%) e dei morosi
(19%), mentre non si hanno dati su quanti siano gli inquilini che
non possedendo più i requisiti per usufruire di un alloggio pubblico
e continuano ad occuparlo. Le famiglie “povere” sarebbero circa 2,3
milioni di cui oltre 1 milione sarebbero “molto povere” e, secondo
la Caritas, 1,5 milioni di immigrati si troverebbero oggi in
condizioni di disagio abitativo, vivendo in alloggi di fortuna e in
condizioni di sovraffollamento.
È certo invece che, in Europa, l’Italia si colloca agli ultimi posti
nel campo dell’offerta sociale di abitazioni, sia per quanto
riguarda l’offerta di alloggi pubblici, sia per quanto riguarda la
spesa pubblica. Anche l’investimento complessivo, incluso quello
privato, in abitazioni pubbliche è nettamente inferiore a quello
degli altri paesi.
La costruzione di case per i meno abbienti è calata vertiginosamente
i questi ultimi decenni, passando da quasi 40 mila unità all’anno
negli anni ’70 a meno di 2.000 alloggi oggigiorno. Questo sia perché
il patrimonio pubblico è stato eroso da vendite che hanno ridotto le
disponibilità, sia perché i grandi proprietari privati - enti di
previdenza, assicurazioni, banche - hanno avviato politiche di
dismissione che hanno inciso considerevolmente sulla struttura
dell’offerta di abitazioni in affitto.
Far tornare i Fondi pensione e, in generale, i grandi investitori
nell’offerta di abitazioni in affitto, è condizione necessaria per
lo sviluppo di un mercato della locazione ampio e capace di
soddisfare la crescente mobilità della popolazione. Essa si
accompagna, come l’Europa insegna, ad un intervento pubblico che
vada a soddisfare con efficienza ed efficacia la fascia a cui il
mercato non può dare direttamente risposta.
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