8 settembre
2009
Milano, Palazzo Reale. Il Salone delle Otto Colonne credo non fosse
così pieno di gente dai tempi del Bonaparte. C’era tutta la Milano
della comunicazione, la stampa, le televisioni, la radio e il resto,
tutti alla presentazione uffciale (la prima) del Concept Masterplan
di Expo 2015.
La complessa definizione necessita spiegazioni e dettagli che,
avvisiamo, potrebbero scoraggiare i cinici e i disillusi, quelli che
l’Expo lo vedono con un piede nella fossa da prima che nascesse. Il
piano organizzativo presentato ieri, è un concept, una formula
generica, una linea guida che fissa dei parametri lasciando libertà
assoluta ai modi di realizzazione.
Questo Masterplan concettuale, presentato dagli architetti Stefano
Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog, verrà definito in ogni
aspetto entro l’estate 2011, quando partiranno i progetti realizzati
da altri architetti. Tra la fine del 2011 e il 2014 si svolgeranno
le gare d’appalto e apriranno i cantieri.
Sento già i cinici che rumoreggiano in fondo alla sala bofonchiando
che siamo all’ennesima “presentazione del nulla” cui seguiranno
altre presentazioni e sfilate di modellini e plastici.
Invece il Masterplan dei tre architetti è la cosa più concreta che
si sia vista a Milano negli ultimi 20 anni. Non è l’ennesimo
intervento a zona, l’ennesimo domino di palazzi a mille piani o
qualche rivestimento in vetro di palazzi inguardabili che
inguardabili restano. Il piano per l’organizzazione dell’area Expo è
un piano che studia e considera il territorio milanese e l’influenza
della città e della sua ragnatela urbana fino alle periferie. Sono
previsti 29 milioni di visitatori, una media di 150 mila visitatori
al giorno che da tutto il pianeta transiteranno per Milano.
La nostra città ha vinto la sfida con Smirne puntando tutto sul tema
dell’esposizione, come se Prodi e la Moratti avessero consegnato
alla commissione un libro senza copertina promettendo loro che
presto sarebbero stati a disposizione i migliori rilegatori del
mondo. Ed è proprio sulla copertina che punta il Masterplan, sul
tema dell’Expo: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Lo hanno detto tutti alla presentazione che questo sarà un Expo
differente, e che non è più il tempo delle sfide monumentali delle
vecchie edizioni di Parigi e di Londra. L’Expo di Milano concentrerà
il fuoco sullo scambio culturale di esperienze agricole, il tema
centrale torna a essere la terra ed il suo sfruttamento, stolto chi
non intuisce che questo non significa rinunciare alla ricerca
scientifica, come qualche agitato ha tentato di urlare sul finire
della “gran cerimonia”.
L’Expo 2015 vorrebbe trasformare Milano in un grande orto botanico
planetario, in cui il visitatore possa attraversare le differenti
aree climatiche del mondo, conoscerne cultura e tradizione e
assaggiarne i frutti. La grande area espositiva è infatti stata
concepita lungo due grandi assi perpendicolari. Su quella più lunga,
puntata verso il centro della città, si alterneranno i Paesi ( sarà
una lunga linea di passeggio e fruizione), mentre sull’altra,
orientata lungo il cerchio che divide la città dalla periferia, sarà
allestito un tavolo ideale in cui i visitatori potranno appunto
consumare il cibo e sentire i sapori di ciò che hanno appena visto.
L’Onorevole Lucio Stanca, Amministratore Delegato di Expo 2015 , il
Sindaco Letizia Moratti e il Governatore Roberto Formigoni hanno
spinto sull’idea di consegnare al visitatore una vera e propria
esperienza, una sorta di percorso istruttivo sinestetico che renderà
il viaggio a Milano unico e irripetibile.
“…Sentire il profumo della terra”, ha detto il Presidente della
Provincia di Milano, Guido Podestà.
Ora per chi ha fame di cose concrete resta da tenere sott’occhio
cosa faranno le varie Istituzioni competenti con il “Progetto
Cascine” -proposto da Boeri e dagli altri architetti - per riempire
il vuoto tra il Concept Masterplan e il Masterplan definitivo. Sono
70 le cascine che circondano la città di proprietà del Comune;
recuperare questi edifici facendone gli “avamposti dell’agricoltura
della prossimità”, ha detto Boeri (che tradotto significa
trasformare le cascine dimenticate e fatiscenti nei luoghi deputati
ad accogliere in pianta stabile le esperienze accumulate durante
l’Expo), sarebbe il miglior modo di cominciare il lavoro.
(Lorenzo Taini)
Nell’ immagine, il rendering di Expo 2015
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