Si dice sia stato l’ultimo pezzo concepito da Donatello a Firenze prima di partirsene per Padova dove - sull’altare di S. Antonio - avrebbe di lì a poco stupito tutti con la sua tecnica dello “stiacciato”: un rilievo così poco in rilievo da farsi sfida al disegno a matita con cui Donatello avrebbe anticipato scorci prospettici buoni per un fondale fantascientifico da “2001 Odissea nello spazio”.
Si dice anche che per soddisfare Cosimo de Medici “Il Vecchio”, grande banchiere che girando le sue filiali italiane ed europee aveva saputo ben vendere il talento di Donatello e la sua fiorentinità, l’artista si fosse messo a lavorare di gran fretta lasciando il bronzo ancora pieno di quella “terra di fusione” e di quella imbracatura che al secondo mese di scuola da scultore s’impara a togliere prima di far rifiniture d’ogni sorta.
Si dice che al grande Michelangelo la scultura del maestro Donatello non piacesse, che gli paresse “pasticciata”, fatta più con il cesello che con lo scalpello, “malfusa”.
La sua era la sanissima rivalità di chi riconosceva in Donatello il punto da cui partire per giunger però il più lontano possibile.
Esagerava Michelangelo, si sbagliava proprio.
Il David di Donatello, questo giovinetto di bronzo piccoletto e smilzo come un efebo della nostra era moderna, questa bellezza sottile ed eroica, simbolo della purezza che nuda vince sulla brutalità e la prepotenza dei potenti, non è una scultura qualunque, tantomeno “pasticciata”; e per accorgersene basta starle sotto, avercela di fronte.
Sono 238 chilogrammi di grazia, il primo nudo della storia dell’arte italiana dopo anni di medioevo bigotto, un giovinetto con la chioma dorata (oggi non più) che cammina sulla testa di un gigante e ci sorride quasi.
Per cento anni questo ragazzetto di bronzo è stato nel giardino di Cosimo e Lorenzo, poi è stato portato al museo del Bargello e qui è rimasto fino a ieri.
Da oggi invece, grazie a una straordinaria iniziativa fortemente voluta dalla Fondazione Fiera Milano, dalla Sovrintendenza del Polo Museale Fiorentino e dal Ministero dei Beni Culturali, il David di Donatello è a Milano.
La cosa ha dell’eccezionale se si pensa che dal 1440 la statua non si era mai mossa, che per il Bargello è stato come prestare il suo simbolo e che si potrà vederla gratuitamente per un mese, in una sala allestita in un buio quasi totale, con il bronzo rossiccio del David che luccica e si accende illuminato dagli alogeni faretti allestiti da “I Guzzini”, sponsor dell’impresa assieme a Banca Intesa e Banca Popolare di Milano.
Un “fuoricontesto” totale che sicuramente scontenterà i puristi, ma che regalerà ai milanesi e a chi sarà in questi giorni turista a Milano un’occasione in più per vedere da vicino uno di quei pezzi d’arte cui è toccato nel tempo di diventare un pezzo del nostro comune DNA culturale di uomini.
Il David di Donatello restera’ in Fiera fino al 31 maggio e sara’ visibile dalle 10.00 alle 19.00. «Abbiamo voluto collaborare all’esposizione del David e alla sua promozione» ha commentato il presidente della Fondazione Fiera Milano Luigi Roth chiudendo la cerimonia di presentazione alla Stampa «perche’ riteniamo sia una iniziativa che fa bene a Milano, alla Lombardia e alla stessa manifestazione» (Lorenzo Taini)
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