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			19 febbraio 2008
 "Milano verso il suo futuro. Il PGT-Piano di Governo del Territorio 
			intende definire le linee strategiche che garantiscano uno sviluppo 
			sostenibile della città. Con questo obiettivo l'assessore allo 
			Sviluppo del Territorio del Comune di Milano , Carlo Masseroli, 
			incontra una nutrita rappresentanza di Assoedilizia che, con un 
			gruppo di esperti, offre alla pubblica amministrazione alcuni spunti 
			di riflessione per la redazione del documento.
 
 Questi gli esperti invitati da Assoedilizia e i relativi temi:
 
 - prof. Vincenzo Cesareo - Docente di Sociologia presso l¹Università 
			Cattolica del S. Cuore
 
 - prof. Alberico Barbiano di Belgiojoso - Docente di Progettazione 
			Architettonica e Urbana presso il Politecnico di Milano
 
 - prof. Giampio Bracchi - Presidente della Fondazione Politecnico di 
			Milano e Docente di Sistemi informativi presso il Politecnico di 
			Milano
 
 - prof. ssa Magda Antonioli Corigliano - Docente di Politica del 
			Turismo e Direttore Master in Economia del Turismo, Università 
			Bocconi di Milano
 
 - prof. Francesco Brioschi - Docente di Finanza Aziendale presso il 
			Politecnico di Milano
 
 Presentando l'incontro, il presidente di Assoedilizia avv. Achille 
			Colombo Clerici ha detto: "Il PGT deve essere l'occasione per 
			impostare un sistema di interventi attraverso i quali il 
			comprensorio milanese, da centro di inquinamento e di congestione, 
			si trasformi gradatamente in polo virtuoso sul piano ambientale, 
			ecologico ed energetico; modello per l'intero Paese e catalizzatore 
			di investimenti e contribuzioni statali. Questa la "filosofia" che 
			deve ispirare le scelte della pubblica amministrazione in materia di 
			inquinamento, di traffico e di mobilità, di verde e servizi e di 
			risparmio energetico".
 
 Un parere decisamente positivo sui principi che ispirano la bozza 
			del PGT viene da Vincenzo Cesareo che, in aggiunta, ne sottolinea 
			opportunità e rischi: "Per la sua definitiva elaborazione, vanno 
			tenute presenti alcune caratteristiche della città. Ad esempio, la 
			prima è la sua "dimensione": i confini amministrativi (poco più di 
			un decimo di Roma) non sono adeguati alla sua ambizione; punto 
			secondo, è indispensabile velocizzare le comunicazioni all'interno 
			dell'area; terzo, va bene la rivitalizzazione dei quartieri, ma 
			partendo dai quartieri "storici" rappresentati dagli ex comuni 
			accorpati negli anni '20, che mantengono ancora una propria 
			identità. E, strettamente connessa, la preoccupazione che una 
			eccessiva rivalutazione delle periferie non "degradi" il centro; 
			quarto, bisogna evitare il rischio dei quartieri monoetnici (Paolo 
			Sarpi insegna); quinto, mantenere la polifunzionalità di Milano: 
			puntare tutto o quasi su alcuni settori come la moda e il design 
			comporta grossi rischi per il futuro della città qualora questi 
			stessi settori entrino in crisi".
 
 Secondo Alberico Barbiano di Belgiojoso "a Milano occorre migliore 
			Qualità Urbana, che vuol dire non solo paesaggio, ma attività, 
			attrezzature, tipo di vita possibile. Essa dà valore all¹intera 
			città, e la porta a livelli comparabili con altre città europee. 
			Occorre anche chiarirsi in cosa consista la Qualità Urbana e 
			attraverso quali processi la si ottenga. Una questione importante 
			inoltre è il rapporto tra storia e innovazione, tra conservazione e 
			trasformazione: e il modo di porsi nei confronti della città 
			esistente, come interpretarla, come inserirsi in essa, e capire 
			anche come questo tipo di obiettivo si realizzi ai vari livelli, nei 
			diversi tipi di operazioni con cui la città viene modificata e 
			sviluppata. La domanda è: come si organizzeranno le strategie e le 
			innovazioni nella pianificazione enunciate nel PGT, e quali saranno 
			le modalità operative?".
 
 Soffermandosi sull'aspetto di Milano quale capitale finanziaria e 
			bancaria del Paese, Francesco Brioschi ritiene che tale prestigioso 
			ruolo sia strettamente legato al "sistema città". Antiche piazze 
			finanziarie come quelle di Firenze e di Genova - ha sostenuto - sono 
			state costrette a "passare la mano" quando le rispettive città hanno 
			visto decadere la loro forza e influenza politiche. In tempi più 
			recenti, la ventina di Borse che operavano sul territorio nazionale 
			si sono concentrate nel capoluogo lombardo per gli stessi motivi. Se 
			Milano non sarà in grado di offrire adeguato sostegno - in termini 
			di infrastrutture, di qualità della vita, di modernità e quant'altro 
			- alla sua rappresentanza finanziaria, è prevedibile che gli 
			operatori emigreranno in altre città europee". (CS dell' 
			Associazione)
 
 
 
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