16 marzo 2011
Gli studi di architettura che sanno farsi capire dal pubblico
ottengono i risultati migliori in termini di fatturato e di
visibilità; lo stesso non si può dire per gli studi che riescono a
farsi capire meglio dagli altri architetti. È, questa, una delle
riflessioni proposte da I primi 100 studi di architettura al mondo:
risultati di una ricerca esplorativa e temi emergenti, la ricerca
della SDA Bocconi condotta da Leonardo Caporarello e Beatrice
Manzoni presentata il 16 marzo alla presenza di Rem Koolhaas,
architetto olandese tra i più affermati al mondo, premio Pritzker
per l’architettura e tra le 100 persone più influenti al mondo
secondo il Time.
I due autori analizzano i top 100 studi di architettura al mondo
secondo la classifica “BD World Architecture 100” e ne misurano la
performance economica attraverso il fatturato, la performance
simbolica presso la comunità professionale attraverso le citazioni
su due riviste internazionali e la performance simbolica presso il
pubblico attraverso il numero di risultati di Google. Valutano,
inoltre, l’allineamento tra l’immagine che gli studi vogliono dare
di se stessi e quella percepita dagli architetti e dal pubblico dei
non architetti attraverso un’analisi di contenuto dei company
profile degli studi e del linguaggio usato dai due target
commentando le immagini delle più conosciute opere realizzate.
Il primo risultato dell’analisi è che la performance economica è
positivamente legata alla performance simbolica intesa in
particolare come visibilità mediatica. Ma non solo: un buon
allineamento tra immagine attesa e immagine percepita presso il
pubblico dei non architetti si traduce in risultati economici
migliori, mentre non si può dire altrettanto se si osserva
l’allineamento con l’immagine percepita dalla comunità degli
architetti.
A dimostrazione che la vocazione manageriale e quella creativa sono
difficili da conciliare, solo uno studio entra nella top 10 per
tutte e tre le performance (fatturato, riconoscimento professionale,
visibilità mediatica). Inoltre 66 studi su 100, quando si analizzano
i servizi offerti e i company profile, mostrano un orientamento
creativo, contro i 12 che presentano un orientamento manageriale e i
9 che possono essere definiti bilanciati. I diversi orientamenti
sono stati anche visivamente rappresentati attraverso tag cloud (in
figura la tag cloud di tutti i termini utilizzati dai 100 studi nei
loro company profile).
Gli studi con i risultati economici migliori sono contraddistinti da
maggiori dimensioni in termini di numero di sedi e di personale (e
in particolare quello di supporto agli architetti), maggiore numero
di progetti realizzati, maggior numero di servizi offerti
(soprattutto nelle aree engineering, project management e consulting),
maggiore concentrazione settoriale ed età media più elevata.
Dei primi 100 studi al mondo 40 hanno origine in Europa, 37 in
America, 16 in Asia e 7 in Oceania e si caratterizzano in media per
un’età, dall’anno di fondazione dello studio, di 57 anni, 152
progetti realizzati, 821 persone di staff, di cui 273 architetti, e
84 milioni di euro di fatturato.
La ricerca suggerisce la necessità di una maggiore attenzione agli
aspetti manageriali in un settore che, prima della crisi
finanziaria, fatturava 530 miliardi di euro a livello globale.
L’auspicio vale soprattutto per l’Italia, il secondo paese al mondo
per numero di architetti rispetto alla popolazione (dietro al solo
Giappone) e il primo in Europa, ma caratterizzato per un approccio
piuttosto artigianale. Valgono le stesse considerazioni emerse da
questo studio esplorativo per gli architetti e gli studi di
architettura italiani? Lo studio proseguirà con l’obiettivo di
rispondere a questa domanda.
(Fonte: SDA Bocconi)
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