26 maggio 2006
Quale futuro per la formazione in ambito Real Estate? È stato questo
l’interrogativo attorno al quale si è dibattuto nel corso del Convegno
"Le nuove figure professionali del Real Estate sul mercato italiano:
ruoli e competenze richiesti nel nuovo scenario professionale
dell’industria immobiliare", un’iniziativa promossa dal Gruppo Giovani
di AICI – Associazione Italiana Consulenti e Gestori Immobiliari –
all’interno di Expo Italia Real Estate.
Il Convegno (affollatissimo, pubblico in piedi) si è svolto venerdì 26
maggio 2006 ed è stato anche occasione per presentare i primi risultati
di uno Studio condotto da AICI Giovani in partnership con PRAXI (società
di consulenza ad aziende e Pubblica Amministrazione) sulle figure
professionali del Real Estate. «L’indagine verrà pubblicata a ottobre e
ha l’obiettivo di fare il quadro sulle molte figure che operano oggi
all’interno del mercato immobiliare» spiegano Luca Fantin e Alberto
Pavan, rispettivamente Presidente e Consigliere di AICI Giovani. In un
mercato che va sempre più specializzandosi «occorre chiarire le idee dei
non addetti ai lavori su ruoli e competenze delle diverse figure
professionali» aggiunge Pavan, ricordando anche che la Ricerca fornirà
una serie di indicazioni sulle qualità umane e le capacità professionali
che il mercato del Real Estate si attende oggi dai giovani. Saranno
questi degli utili consigli che l’industria immobiliare indirizza al
mondo dell’università italiana. «Se è vero che non esistono ancora
dipartimenti di Real Estate all’interno delle facoltà di ingegneria,
economia e architettura, è pur vero che in Italia è in corso un
avvicinamento specifico al mondo immobiliare, con la nascita di nuovi
corsi e master ad hoc».
Concorde con questa tesi anche Paloma Taltavull, Docente di Economia
presso l’Università di Alicante, nonché Past President di ERES (European
Real Estate Society), chiamata a portare la voce dell’Europa all’interno
del dibattito. «Il Real Estate sta diventando sempre più importante in
termini macroeconomici in tutti i Paesi europei, e nuove figure
professionali stanno nascendo. Occorrono sempre nuove conoscenze e "skills"»
ha osservato la Taltavull. Il sistema universitario è chiamato a
recepire questi segnali per reagire velocemente ai cambiamenti in corso,
pena il verificarsi di un "gap" di conoscenze tra mondo del lavoro e
mondo universitario".
Insomma, il mercato corre e l’Università fatica a stargli dietro: è
questo ciò che starebbe già avvenendo non solo in Spagna, denuncia la
Taltavull, ma anche in Paesi più attivi dal punto di vista educativo,
come UK. Secondo la Professoressa «la soluzione risiede in una
"post-graduate education" sviluppata in team con le aziende, così da
accompagnare conoscenze teoriche a esperienze pratiche sul campo. Si
devono poi introdurre sempre più lezioni in inglese, e occorre
potenziare l’attività di networking per abituare gli studenti al mondo
del lavoro».
Anche secondo Pietro Traverso, di PRAXI, il mercato del lavoro in ambito
Real Estate va complicandosi e specializzandosi anche in Italia. «Su un
totale di circa 22 milioni di lavoratori, ben 500 mila italiani sono
oggi occupati nel Real Estate" spiega Traverso «anche se occorre
diversificare tra settore delle costruzioni, dei servizi, ambienti
economici e finanziari. Complessivamente il settore sta abbandonando la
funzione di gestione del mattone per le famiglie, e si sta rivelando una
vera e propria leva per lo sviluppo nazionale interno». A ciò si
accompagnano la specializzazione e la trasformazione di vecchie figure
professionali, accanto a cui ne nascono di nuove, con un dilagare di
nuovi termini di derivazione anglosassone: dal "real estate controller"
al "fund manager", passando attraverso "advisors" , "asset e property
manager", "risk manager", "project manager", "facility manager",
developer , etc, che sempre più si misurano con la Pubblica
Amministrazione e devono possedere competenze di economia e finanza. «Il
vero volto nuovo del settore» spiega Traverso «si trova nell’area
finanza-investment: non più un’occasione puntuale, ma oggi materia che
segue tutto il processo di sviluppo delle nuove iniziative». Spettano
invece alle società di advisory le migliori prospettive di carriera e le
più alte retribuzioni.
Concorde con le tesi di Traverso anche Fabio Donato, MD di AXA REIM
Italia, secondo cui ingegneri e architetti che entrano nel settore del
Real Estate necessitano sempre più di competenze in investment e risk
management. Un’affermazione supportata anche da Barbara Polito, Director
di Carlyle Real Estate, secondo cui il mercato del lavoro si è spostato
dal mattone alle Banche e ai fondi di investimento. Ciò a cui assistiamo
oggi prosegue la Polito, è la necessità, anche per le grandi società, di
proporre una formazione continua all’interno delle proprie strutture, in
nome della trasformazione continua e dell’aggiornamento delle specifiche
competenze interne. Pirelli RE e Generali Properties, ad esempio,
possiedono programmi di formazione interni" ricorda la Polito.
«Non dimentichiamo però le opportunità educative offerte ai giovani da
parte del mondo associativo" precisa Elio Gabetti, Presidente
dell’omonima società quotata in Borsa. «Sono proprio le associazioni che
detengono la più forte capacità di dialogo con il mondo universitario, e
che possono dunque farsi carico di portare avanti le battaglie di cui
tutta l’industria immobiliare sente la necessità» afferma Gabetti
invocando una spinta da parte delle Università verso una formazione
pratica che contribuisca a far recuperare al settore immobiliare
italiano il "gap" con l’estero.
«Stop dunque ai ricoveri di lusso per persone che non hanno il coraggio
di lavorare» ha ammonito Alberto M. Lunghini, Presidente di Reddy’s
Group. «I Master devono dare la possibilità di entrare in azienda: è
questa la vera multidisciplinarietà. Il Real Estate non chiede "tuttologia",
ma persone che sappiano capire il linguaggio di figure con un profilo
diverso dal loro. È ormai finito il tempo dei tecnici puri e i giovani
devono sapere che lo studio non si esaurisce con il percorso
universitario, ma prosegue in ambito lavorativo anche nel Real Estate».
Nel corso del Convegno ha portato la sua testimonianza anche Daniela
Bollino, Partner della società Key2People, struttura italiana di un
network internazionale di società di executive search.
Al termine dei lavori AICI Giovani ha consegnato a Giovanni Nassi, VP di
Pirelli RE, il primo "Premio alla loyalty aziendale" istituito dallo
stesso Gruppo di AICI. Come ha spiegato Luca Fantin «nel parlar di
loyalty aziendale, i 62 anni di servizio di Nassi all’interno del Gruppo
Pirelli non necessitano di addurre alcun altro tipo di motivazione».
Esprimendo la propria gioia per il premio ricevuto, Giovanni Nassi ha
voluto commentare che si può rimanere a lungo nella stessa Società,
purché esista la possibilità di cambiare mansione perseguendo ciò che
più ci stimola e ci permette di lavorare e di divertirci. «L’importante
non è avere un ruolo importante, ma essere felici con se stessi». Nassi
ha poi salutato i Giovani di AICI ricollegandosi al tema del Convegno e
affermando che «sebbene oggi si stia progredendo verso la dinamicità e
la specializzazione, ai giovani occorre dare un "senso di marcia". Punto
critico per le aziende sarà quello di conciliare la creatività
generatrice di risultati economici con la necessità di mantenere
strutture organizzative appropriate».
Nella foto, da sinistra , Giovanni Nassi , Fabio Donato, Alberto M.
Lunghini, Paloma Taltavull, Daniela Bollino e Luca Fantin. (Courtesy of
Ge.Fi.)
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