Qui di seguito il Comunicato diffuso da PRIM, presieduta da Enrico Antonelli.
"In data odierna si è tenuta in Milano, presso la sede sociale di Bastioni di Porta Nuova 21, l’assemblea di Aedes s.p.a.
Il primo punto all’ordine del giorno dell’assemblea straordinaria aveva a oggetto lo scioglimento e la messa in liquidazione “volontaria” della Società.
Su questo primo punto, il socio PRIM ha spiegato che la “liquidazione” appare una “scelta obbligata” alla luce dei risultati della gestione.
Non va infatti dimenticato che Aedes all’inizio del 2009 è stata oggetto di un “accordo di ristrutturazione del debito” con numerose banche creditrici, per porre rimedio allo stato di insolvenza in cui si trovava la società.
Con tale “accordo di ristrutturazione del debito”, un importo di circa € 400 milioni di debiti ipotecari verso il sistema bancario è stato “sospeso” fino al 2014, e da quel momento dovrà essere rimborsato in otto anni.
La “sospensione” di questa massa di debiti, mediante la quale è stata rimossa l’insolvenza ed è stata “mantenuta in vita” la Società, è stata posta in essere sulla base di un “piano di riequilibrio finanziario” ex art. 67 Legge Fallimentare, asseverato da un professionista, riguardante il periodo 2009-2013.
Il socio PRIM ha nuovamente evidenziato, come già aveva fatto anche in occasione dell’Assemblea di approvazione del bilancio 2010, che allo stato vi sono rilevanti e oggettivi scostamenti rispetto a tale Piano, tra cui:
- ulteriori debiti verso il sistema bancario per € 150 milioni non previsti dal piano;
- mancata generazione dei “flussi di cassa operativi” che secondo il Piano dovevano essere destinati a ridurre l’ingente indebitamento.
PRIM ha rilevato che in presenza di tali scostamenti il Piano appare oggettivamente irrealizzabile, e che in particolare non pare realizzabile l’obiettivo del Piano di ridurre a € 186 milioni, l’indebitamento finanziario netto al 2013. Infatti al 31.3.2011 l’indebitamento finanziario netto risulta ancora pari a € 539 milioni, molto al di sopra dell’obiettivo fissato dal Piano.
In questa situazione, il socio PRIM ha insomma fatto presente che vi sono solo due alternative: o la liquidazione volontaria della società, per evitare di incorrere in un default e nelle conseguenti responsabilità se il Piano, come sembra dai dati attuali, non verrà realizzato, oppure l’approvazione di un NUOVO PIANO.
A questo proposito il socio PRIM ha quindi presentato le “linee guida” di un possibile NUOVO PIANO che prevede tra l’altro una drastica riduzione dell’indebitamento finanziario e dei costi operativi, entrambe misure che fino ad oggi non sono state attuate.
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Sull’ulteriore punto all’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria, cioè la “revoca” del consiglio di amministrazione attualmente in carica e la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, PRIM ha osservato che è il management attualmente in carica ad aver condotto la società alla situazione in cui si trova oggi.
In particolare il socio PRIM ha criticato la decisione dell’attuale Consiglio di Amministrazione di non predisporre un nuovo piano e di proseguire con l’attuale strategia di gestione, nonostante i rilevanti e oggettivi scostamenti rispetto al Piano asseverato 2009-2013.
Di conseguenza PRIM ha espresso il suo totale dissenso sull’operato del management che, ad avviso del socio, sta percorrendo una strada pericolosa: in particolare lo stesso amministratore delegato Carbonari ha ricordato che il piano asseverato prevede un “indebitamento di uscita” al termine del periodo di piano (2013) significativamente ridotto a € 186 milioni; tuttavia, nonostante questo obiettivo previsto dal Piano, al 31.3.2011 l’indebitamento permane su livelli significativamente più elevati (circa € 539 milioni) e l’attuale Consiglio di Amministrazione si rifiuta di approvare un nuovo piano.
Oltre a quanto precede, PRIM ha poi espresso totale dissenso su alcune specifiche azioni (e omissioni) poste in essere dal Consiglio di Amministrazione nel 2010, e precisamente:
- l’operazione di scioglimento della joint venture con Operae, operazione nella quale Aedes ha riacquistato dall’altro socio la quota del 50% della Società Turati Properties ad un prezzo di circa € 19 milioni, pari a circa 4 volte l’importo al quale la stessa Aedes aveva ceduto la stessa quota allo stesso socio nel 2006;
- l’“abbandono” dell’immobile di Via del Corso 335 che è stato semplicemente restituito al gruppo bancario creditore, nonostante tale immobile risulti adesso valutato ben € 80 milioni dalla stessa banca alla quale Aedes lo ha restituito (fonte Il Sole 24 Ore del 2.3.2011);
- la gestione della società Manzoni 65, proprietaria di un’area industriale in Roma, sulla quale grava un indebitamento molto ingente di circa € 73 milioni. Tale complesso immobiliare è affittato per un valore irrisorio, neppure pari al 2% del debito e del valore di libro dell’immobile, e in relazione a tale area la Società è rimasta totalmente inerte, senza porre attuare investimenti finalizzati allo sviluppo e alla valorizzazione;
- da ultimo, la spesa pari a ben € 9,3 milioni nel 2010 per “consulenze”, una spesa che è risultata pari a circa la metà dei ricavi da locazioni.
Ad avviso del socio PRIM tutto quanto precede giustifica la revoca dell’attuale consiglio.
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Al fianco di PRIM si sono schierati altri 119 “piccoli” azionisti.
Le proposte di PRIM sono state però respinte con il voto determinante del socio Acciaierie Valbruna che, con il suo 35% del capitale, esercita saldamente il controllo su Aedes. Tale socio è stato supportato anche dal voto della Fininvest di Silvio Berlusconi, che detiene circa il 2% del capitale”.
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