di Giorgio Spaziani Testa, Presidente Confedilizia
Su la Repubblica dell’ 8 luglio Sergio Rizzo scrive – a proposito della tragedia di Torre Annunziata – che il “libretto casa” (nel titolo in prima pagina definito “Salvavita”) probabilmente “da solo non ce l’avrebbe fatta a salvare quelle vite, ma un allarme lo avrebbe fatto scattare”. E aggiunge che fa quindi “impressione” leggere le parole con cui Confedilizia ha accolto qualche mese fa la bocciatura in Parlamento della proposta di istituire il “fascicolo del fabbricato”. Con ciò, in sostanza, lasciando intendere che Confedilizia – con la complicità, in questo caso, almeno dei due esponenti politici citati nell’articolo, uno del Partito democratico e l’altro del Movimento 5 Stelle (ma ne andrebbero citati molti altri, allora) – dovrebbe sentirsi sulla coscienza questo disastro.
È davvero sconfortante leggere affermazioni di questo genere. A maggior ragione dopo aver appreso dalla stampa: 1. che sull’immobile era stata effettuata pochi giorni fa una verifica statica, con esito positivo; 2. che il Sindaco di Torre Annunziata si è dichiarato sorpreso del fatto che il tecnico del Comune (purtroppo deceduto) non abbia notato problemi nonostante abitasse nell’edificio; 3. che l’architetto responsabile dei lavori nello stabile crollato è stato fermato dai Carabinieri perché – citiamo testualmente il lancio di agenzia (Askanews) – “avrebbe disposto ieri (giovedì) lo sbancamento dei muri perimetrali con l’intenzione di provvedere questa mattina (venerdì) alla risistemazione”. Massimo garantismo nei confronti del professionista ma, se le cose stessero in questi termini, è evidente come nessun libretto avrebbe potuto evitare un abuso appena effettuato.
Per il resto, anche un bambino è in grado di comprendere che, in un libretto come quello immaginato, l’operatore disonesto scriverebbe cose diverse da quelle che effettivamente realizza, con ciò svuotandolo di qualsiasi (eventuale) utilità, come lascia intendere con efficacia (intervista al Mattino di oggi) il professor Edoardo Cosenza, ordinario di Tecnica delle costruzioni e autorità indiscussa della materia. Così come è evidente a chiunque conosca l’Italia che la richiesta di questo obbligo giunge ciclicamente (e persino – tristemente – poche ore dopo una tragedia) da professionisti in cerca di lavoro facile e garantito (attraverso l’ennesimo pezzo di carta).
Perché Confedilizia si è sempre schierata contro il libretto casa, peraltro confortata dalla giurisprudenza, che lo ha dichiarato illegittimo, e dai massimi esperti della materia, che lo considerano inutile? Non certo per le ragioni che indica Rizzo (rischio di perdita di valore degli immobili, “anche se è in gioco la sicurezza”). No, proprio no. Il motivo è che il libretto non servirebbe allo scopo indicato e sarebbe addirittura dannoso, perché creerebbe illusioni. Lo ha ben spiegato qualche tempo fa il professor Camillo Nuti, ordinario di Tecnica delle costruzioni, membro del Consiglio superiore dei lavori pubblici e consulente della Protezione civile: “Sul fascicolo del fabbricato si illudono le persone. La sicurezza di un fabbricato è una cosa estremamente complessa che non può essere demandata a una cartella che contiene documenti” (intervista a Radio Rai 1, 26.9.2016).
Dopodiché, se la superficialità e la demagogia dovessero prevalere, la giurisprudenza (Tar, Consiglio di Stato, Corte costituzionale) ha indicato – in una decina di sentenze – il modo legittimo con cui uno “strumento” di questo tipo dovrebbe essere effettuato: a cura della Pubblica Amministrazione e con oneri a carico della stessa.
Ma si tratterebbe di una sconfitta. Per far contenti i superficiali (chi non sa o non comprende) e gli interessati (chi cerca lavoro facile), ci si distrarrebbe dalle vere cose da fare: controlli serrati su chi effettua interventi sugli immobili (per scongiurare i crolli derivanti da eventuali abusi) e incentivi sempre maggiori per gli interventi finalizzati alla sicurezza (anche in chiave antisismica).
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