Di James Hansen per Mercoledì di Rochester ( 24 febbraio 2021)
È ormai evidente che nei paesi più vicini all’uscita dal tunnel del Covid è parecchio scemato l’entusiasmo delle grandi aziende per l’home working. Nei primi tempi dopo l’arrivo della pandemia quasi non passava giorno che una multinazionale americana o britannica – soprattutto quelle “hi-tech” – non annunciasse l’intenzione di rendere permanente il lavoro a distanza per molti impiegati, anche “dopo”…
Secondo il New York Times, Amazon, Google, Facebook e Apple hanno tutte iniziato ad allargare il numero dei loro dipendenti a Manhattan. Amazon ha da poco acquistato il suo ottavo palazzo nella città – per 2mila nuovi posti. Google ha ripreso la costruzione di un vasto “campus” di uffici vicino a San Diego, in California. La Charter Communications, un gigante delle TLC, ha appena firmato per un massiccio blocco di uffici che ospiterà 800 nuovi dipendenti a Denver, Colorado. A Londra, Netflix, Google, Amazon, Apple e Facebook – sempre le stesse – hanno tutte piani d’espansione per nuovi uffici nella metropoli.
Commentando la tendenza, la rivista Wired ha titolato: “If work is going remote, why is Big Tech still building?” Hanno scherzato? Probabilmente no, ma forse si sono accorti che coordinare tutti quelli che lavorano da casa richiederà nuove ed ampie strutture organizzative – e le devono pur mettere da qualche parte… In una maniera o l’altra, pare che l’annuncio della “fine dell’ufficio” sia stato prematuro.
Riportare la gente alla scrivania dopo 15-18 mesi di “semi-libertà” a casa creerà dei problemi nuovi. Prendiamo i nostri animali d’affezione, i cani e i gatti. Possiamo riportarli in ufficio con noi? Ci siamo abituati a convivere con loro durante i lockdown e Fufi – o Fido che sia – non è più abituato a stare da solo.
La questione dei pets sul posto di lavoro è stata molto dibattuta nei paesi anglosassoni, forse più convinti dei latini che gli animali siano delle “persone”. È una proposta cui le aziende hanno sempre guardato con scetticismo, ma ora dovranno pagare un prezzo per “ricatturare” dalla dispersione causata dal Covid tutta quell’esperienza accumulata negli anni di lavoro precedenti all’arrivo del male.
Il problema è che troppi non hanno voglia di rientrare. Ricerche inglesi indicano come i colletti bianchi di Londra in media siano disposti a tornare in ufficio solo per 2,7 giorni alla settimana. Peggio, l’11 percento non ci vuole tornare affatto.
Un numero crescente di datori di lavoro – specialmente in quei settori avanzati che dipendono dall’innovazione, dalla collaborazione e dalla creatività condivisa – si è accorto che la disponibilità di locali per ospitare tutto ciò sia davvero molto importante e che l’ufficio “fisico” di una volta sia ancora una necessità.
Che portino le loro bestie se devono, se è tutto lì… Ovviamente non è tutto lì, ma è un interessante punto di partenza, specialmente viste le molte ricerche sui benefici per la salute fisica e mentale nel lavorare insieme agli animali da compagnia…
( per gentile concessione )