L’industria immobiliare, in un contesto in continua trasformazione, rappresenta, e continuerà a rappresentare, uno dei pilastri fondamentali dell’economia. Per dare una spinta allo sviluppo del Paese, risulta fondamentale la componente dell’innovazione applicata al comparto del real estate, che nei prossimi anni sarà in grado di generare ricadute importanti sulla ricchezza del Paese e dei suoi abitanti. Grazie all’innovazione, infatti, in Italia la filiera immobiliare potrà generare 610 miliardi di euro di ricchezza nel 2030 (dai 510 del 2023, con circa il 9 per cento degli occupati). La proiezione al 2050 arriva al 31 per cento del PIL nazionale, coinvolgendo 2,5 milioni di addetti. Questi sono alcuni dei dati che emergono dal Report “INNOVARE VALE – I megatrend al 2030 e 2050 come motori di sviluppo e valore” presentato oggi a Milano da Scenari Immobiliari e Dils nel corso dell’INNOVATION FORUM 2024.
Innovazione e tecnologia costituiscono uno dei cinque fattori strutturali, assieme a popolazione e società, territorio e ambiente, politica e geopolitica, istruzione economia e lavoro che, collegati a innumerevoli elementi trainanti, o driver, dell’economia e del sistema di connessioni e relazioni, portano all’identificazione dei cosiddetti “megatrend”, che disegneranno gli equilibri economici, i piani politici, le strutture sociali, le scelte ambientali e i valori del domani. Efficienza, tecnologia, qualità e cultura saranno quindi i cardini del futuro, non solo a livello globale, ma anche del Paese Italia.
Analizzando le possibilità di sviluppo sociale ed economico, immaginando una crescita del valore del Paese anno su anno sfidante ma cauta e un andamento in contrazione della popolazione (54,3 milioni di abitanti al 2050), è possibile ipotizzare un prodotto interno lordo al 2050 di circa 2.500 miliardi di euro, con distribuzione pro-capite di circa 46 mila euro.
In questo contesto, ogni euro di valore aggiuntivo generato dalle industrie del futuro dipenderà da tre componenti fondamentali: per il 28 per cento da efficientamento produttivo di processo (tecnologia e specializzazione), per il 17 per cento da gestione del rischio (competenza manageriale, tecnica e finanziaria) e per il 55 per cento da nuovi mercati (megatrend).
“I megatrend illustrati nel Rapporto – ha dichiarato in apertura dei lavori Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – mostrano un mondo in profonda trasformazione, con una crescente competizione e alla ricerca di nuovi percorsi in ambito sociale ed economico. La riduzione della popolazione in Italia e il calo dell’attività edilizia privata non hanno come conseguenza una contrazione dell’industria dei servizi immobiliari. Anzi, diventa sempre più importante l’innovazione di prodotto per modificare il patrimonio esistente. L’ibridazione delle funzioni sarà la chiave di lettura dei prossimi anni”.
Il peso dell’industria immobiliare (servizi più costruzioni più sviluppo) nel 2023 è stato del 21,6 per cento sul Pil con poco meno di un milione di addetti. Nel 2030 potrebbe salire al 23,5 per cento per arrivare al 26,1 per cento nel 2050.
Le stime di Scenari Immobiliari e Dils al 2050, partendo dai tassi di variazione del Pil in considerazione di debito pubblico, occupati, investimenti, obiettivi, raccontano un’aspirazione più che una possibilità, certamente un’opportunità ma anche obblighi, necessari per rendere possibile una evoluzione estremamente articolata e incerta.
“Osservando lo scenario economico in costante evoluzione oggi in Italia – commenta Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari – emerge chiaramente la necessità di un efficientamento legato alla componente dell’innovazione di tutte le attività produttive, essenziale per la crescita del valore aggiunto pro-capite. La limitata produttività italiana dipende da molti fattori e il tema dell’efficacia non riguarda solo l’industria ma anche la pubblica amministrazione. L’obiettivo è una transizione che permetta uno sviluppo significativo e sostenibile nella triplice prospettiva ambientale, economica e sociale, con una crescita reale del prodotto non inferiore all’1,1 per cento medio annuo. Il contributo dell’efficientamento sarebbe in media di mezzo punto percentuale annuo, ripartito tra il miglioramento quantitativo e qualitativo delle professionalità, una più efficace organizzazione del lavoro supportata dall’innovazione tecnologica, capace essa stessa di generare innovazione di prodotto e processo, e una governance efficace. L’occupazione in questo scenario potrebbe crescere con una progressiva maggior partecipazione di donne e giovani”.
Fonte : Nota congiunta