Premessa : La raspadüra ( tipica della gastronomia lodigiana, ma è diffusa anche nei territori limitrofi delle province di Pavia e Cremona, dove conserva lo stesso nome) è un modo di servire il formaggio presentandolo come sottilissime sfoglie, raschiate con un particolare coltello da una forma di “Granone Lodigiano” , oppure da un formaggio “giovane” della famiglia del formaggio grana, cioè stagionato dai quattro ai sei mesi . La raspadüra viene solitamente servita come antipasto, spesso accompagnata da salumi, ma può anche essere utilizzata per guarnire primi piatti. La raspadüra nacque come cibo povero: in passato era ricavata da forme di Granone imperfette, mentre oggi sono impiegate forme “sane”, di stagionatura adatta per essere tagliate senza sfaldarsi ( nb : tratto da wikipidia , che almeno questa volta offre info appropriate ).
Ingredienti per quattro persone
-tre etti di riso superfino carnaroli ( cottura 16-18 minuti)
-50 grammi di raspadüra
-una noce di burro
-un pizzico di zafferano ( in pistilli)
-un cucchiaio raso di foglie di sedano finemente tritate
-brodo ( preparato con un buon dado vegetale) qb
-sale e pepe qb
Preparazione
Quando il brodo è pronto, rovesciatevi dentro lo zafferano, e date una bella mescolata.
Intanto, ponete in un tegame, a freddo, il riso e la noce di burro. Versatevi sopra metà del brodo bollente e iniziate la cottura a fiamma bassa, mescolando ogni tanto perché il riso non si “attacchi”.
A metà cottura circa aggiungete la raspadüra e il brodo rimanente, e seguitate la cottura sempre a fiamma bassa, mescolando ogni tanto perché il riso non si “attacchi”… e il formaggio si sciolga ben bene.
A questo punto ( sarete arrivati a circa 16 minuti) aggiungete il sedano e aggiustate di pepe e sale . Un’ ultima mescolata, e via in tavola bello caldo, in zuppiera.
Nota: il risotto l’ ho chiamato “ pasquale” perché l’ ho inventato la sera di questa tristissima Pasqua , 12 aprile 2020