Il mercato dell’arte mondiale negli ultimi anni ha registrato un importante trend di crescita per volume d’affari, grazie soprattutto al numero crescente di investitori che iniziano a trattare l’arte come una vera e propria asset class, in un’ottica di diversificazione dei propri portafogli. Il momento positivo del settore, tuttavia, sembra non riguardare l’Italia, lontana dai numeri delle piazze internazionali, come New York, Londra, Hong Kong e Parigi.
Attualmente, il mercato dell’arte nel nostro Paese rappresenta soltanto l’ 1 per cento di un settore il cui volume di transazioni, a livello mondiale, nel 2017 ha superato i 63 miliardi di dollari (fonte Report 2018 di Art Basel). Un dato paradossale se si pensa che l’Italia è uno dei paesi con il patrimonio artistico-culturale più vasto al mondo.
Le cause che determinano la poca vivacità del nostro mercato sono molteplici: la scarsa trasparenza e regolamentazione del settore, il sistema fiscale e la mancanza di standard condivisi nella valutazione dei beni artistici sono tutti aspetti che scoraggiano gli investitori e i collezionisti, sia nazionali sia internazionali, a puntare sul nostro Paese.
È quanto è emerso nel corso di “Fair Art: l’Arte e gli Standard Internazionali di Valutazione”, il convegno organizzato il 31 gennaio da RICS presso la sede della Banca d’Italia a Milano, in cui si sono confrontati esponenti del sistema bancario italiano, consulenti legali e aziendali e professionisti valutatori.
In questo settore in evoluzione, in cui l’arte sta emergendo come vera e propria asset class, le valutazioni sono chiamate a rispondere a esigenze nuove e a standard di professionalità ed etica condivisi a livello internazionale e compatibili con quelli adottati per tutte le altre classi di investimento. Inoltre, è necessario che le valutazioni siano formulate da professionisti che rispondono a requisiti precisi in termini di qualifica, esperienza, indipendenza, trasparenza nell’approccio e nella metodologia adottata.
“In Italia esiste un gap di conoscenza e diffusione degli standard internazionali di valutazione, soprattutto in un settore tradizionalmente poco regolamentato, che ora, con l’affermasi dell’arte come asset class, si trova a confrontarsi con un mercato sempre più globale – ha dichiarato Daniele Levi Formiggini MRICS, Presidente di RICS Italia. “Il nostro obiettivo è quello di colmare questo divario. RICS è la principale organizzazione che, da oltre 150 anni, definisce a livello globale gli standard e regola le professioni in tutti gli ambiti specialistici del property, incluso quello dell’arte: non a caso, tra gli oltre 120mila professionisti RICS nel mondo, ci sono anche valutatori di opere d’arte, selezionati e qualificati tramite un rigoroso percorso di esame che ne verifica il livello di etica, competenza e professionalità”.
“Quello delle valutazioni d’arte è un argomento complesso perché deve prendere in considerazione anche le differenti finalità con le quali si può acquistare un’opera – ha dichiarato Luigi Donato, Capo dipartimento immobili e appalti di Banca d’Italia. “La Banca d’Italia da molti anni è impegnata nella valorizzazione del proprio patrimonio artistico e architettonico, costituito da edifici storici, collezioni d’arte e reperti archeologici, anche attraverso operazioni di mecenatismo e mostre aperte al pubblico su tutto il territorio. L’arte, insomma, sta acquistando maggiore rilievo anche all’interno delle imprese, pubbliche e private, sia come veicolo per diffondere i valori e l’impegno sociale sia come forma d’investimento”.
L’evento è stato l’occasione per fare il punto sulle criticità e le sfide legate alla valutazione delle opere d’arte in Italia, un’attività che negli ultimi anni ha assunto un’importanza crescente in vari ambiti tra cui quello assicurativo, in cui la stima è elemento determinante per l’assunzione dei rischi o quello del wealth management, in cui le opere d’arte rappresentano un’asset class che si integra in una strategia patrimoniale e d’investimento diversificata.
Il convegno ha infine affrontato il tema della valutazione delle collezioni d’arte detenute dalle aziende e dei principi che ne regolano l’iscrizione a bilancio.
“Infondere fiducia nel mercato tramite regole condivise è la ragion d’essere di RICS e riteniamo che gli standard internazionali di valutazione siano uno strumento fondamentale per promuovere maggiore professionalità e trasparenza in un settore strategico per il nostro Paese come quello dell’arte” ha concluso Levi Formiggini.
Fonte : RICS