Italian padel, realtà bresciana leader a livello italiano ed europeo nella produzione di campi da padel con un attivo di 2.500 campi realizzati in oltre 20 Paesi del mondo, lancia un allarme: burocrazia esasperata o assente, mancanza di precise regole e dubbia sicurezza di alcuni impianti sono un rischio per questo settore.
“Il fenomeno padel continua a crescere ma, trattandosi di una disciplina sportiva relativamente nuova, manca di regolamentazioni puntuali, conosciute e rispettate. Questo riguarda soprattutto la costruzione di nuovi impianti padel, realizzati spesso non a norma o in maniera inadeguata a causa della poca conoscenza delle normative vigenti – commenta Claudio Galuppini – gestendo noi migliaia di richieste, ci siamo accorti che purtroppo la burocrazia non viene in aiuto: in alcune zone è estremamente restrittiva e macchinosa, mentre è lacunosa o pressoché inesistente in altre. Se non normalizzate, queste disuguaglianze porteranno a un offerta economica e di impianti totalmente disallineata, con totale incertezza e sfiducia degli investitori. Questo può rischiare di condurre a un brusco arresto della crescita”.
Quindi le problematiche presenti oggi secondo “Mr. Padel” sono svariate e le ha raccolte in una di guida in cinque punti:
Disorientamento degli interlocutori rispetto alla burocrazia
La burocrazia approssimativa o pressoché inesistente di alcune zone e Comuni porta a un’attesa di parecchi mesi o di alcuni anni. Questo causa molteplici svantaggi, in quanto gli investitori si trovano disorientati o in errore poiché sottovalutano i reali tempi e costi di realizzazione. Questo li porta ad abbandonare i progetti perché seguire l’iter burocratico e il rispetto di tutte le normative nazionali vigenti diventa oneroso, sia in termini di costi sia di tempistiche. Si passa spesso da comuni dove vige l’ “edilizia libera” ad altri comuni in cui, per costruire un campo da padel, sono necessari permessi, calcoli e figure professionali ad hoc.
Mancanza di regole e indicazioni precise sulla realizzazione degli impianti padel
La mancanza di precise regole porta a totale confusione ed incertezze, non solo fra gli investitori ma anche fra le stesse amministrazioni. Capita sempre più spesso, infatti, che proprio le amministrazioni si rivolgano a noi produttori per richiedere indicazioni sul corretto iter burocratico da seguire e da far rispettare.
Lentezza, freddezza burocratica e molta onerosità nei cambi di destinazione d’uso dei capannoni
Parecchi progetti sono stati definitivamente abbandonati per i troppi cavilli e le lungaggini burocratiche riscontrate durante l’operazione di cambio di destinazione d’uso di immobili produttivi/commerciali. Molte amministrazioni non hanno per niente agevolato o, addirittura, hanno percepito come un reale problema queste situazioni, perdendo così di fatto le opportunità di riqualificare diversi immobili dismessi e di generare nuovo business e occupazione sul territorio. Per gli immobili esistenti l’iter burocratico, tranne alcune amministrazioni virtuose, varia mediamente a oggi dai sei ai 36 mesi.
In un lasso di tempo così ampio e snervante, l’investitore troverà molte variabili che faranno lievitare a dismisura i costi, modificare l’opportunità di business e esasperarne l’attesa fino all’abbandono del progetto.
Difficoltà enorme nel trovare capannoni con le altezze e gli spazi adeguati
Altre volte, invece, sono i troppo elevati costi di adeguamento dei locali a far demordere gli investitori. Ma non solo, si hanno grandi difficoltà a trovare capannoni già abilitati a uso sportivo da adibire a centri di padel. Nonostante la grande quantità di capannoni dismessi e la grande richiesta degli stessi, per molte amministrazioni comunali che non sanno ancora come affrontare il fenomeno padel, il cambio di destinazione d’uso è a oggi un processo molto lento, elaborato e oneroso tanto da far demordere anche qui molte iniziative. La Spagna ha invece cavalcato benissimo la riconversione di capannoni industriali dismessi ed è infatti ad oggi la nazione con più centri di padel ricavati da riconversione di capannoni e aree industriali dismesse.
La nascita di molti competitor con prodotti inadeguati e non certificati
Prodotti inadeguati ma a basso costo disorientano i potenziali acquirenti, rendendo totalmente fuori mercato i prodotti realizzati dalle aziende più serie. Questo porta alla nascita di impianti non a norma, pericolosi per utenti, installatori e gestori, che generano estrema confusione fra i gestori, sia per la differenze dei costi di realizzazione che nelle differenze poi nelle tariffe dell’offerta. La necessità di vincolarsi a fondazioni in calcestruzzo armato, l’uso di materiali certificati, le NTC 2018, la certificazione UNI EN 1090 e in generale la marcatura CE dei prodotti, le strutture con resistenza a spinta del vento oltre 100 Km orari e i 10 anni di garanzia obbligatoria sulla parte strutturale, l’ultima revisione della normativa UNI 7697 che impone l’uso di vetri stratificati in classe 1B1 come unico vetro di sicurezza sono i punti fondamentali per la costruzione di un campo da padel sicuro e certificato. Le 15 strutture collassate e distrutte dalle intemperie negli ultimi mesi fanno emergere le differenze notevoli fra prodotti a norma e non, creando ulteriore confusione e grandi danni economici e di immagine per il settore.
“Se non si faranno rispettare le regole negli anni a venire migliaia di nuovi posti di lavoro e opportunità rischiano di andare perdute” conclude Claudio Galuppini.
Fonte : Company