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	aprile 2008
 Secondo un Report diffuso da Jones Lang LaSalle in data 8 aprile, il volume 
	totale degli investimenti immobiliari nel 2007 si è attestato a quota € 7.1 
	miliardi (-3% rispetto al 2006).
 
 «Il settore direzionale si conferma il target preferito dagli investitori 
	con € 2,9 miliardi (+4% rispetto al 2006), un volume complessivo che 
	rappresenta il 41% sul totale degli investimenti in Italia.
 
 Stabili gli investimenti negli altri settori, con un leggero calo per quanto 
	riguarda il retail (-13% rispetto al 2006). Dopo il livello record raggiunto 
	nel 2006 (€ 2,3 miliardi), gli investimenti retail si attestano a quota 
	circa € 2 miliardi, offrendo sempre grandi potenzialità di sviluppo, 
	considerando tutti i preliminari siglati nel corso del 2007 che si 
	concretizzeranno nei prossimi anni. Il volume totale investito nel settore 
	della logistica raggiunge quota 465 milioni di euro (+4,5% rispetto al 
	2006), con un incremento delle operazione di Sale&Leaseback che hanno 
	rappresentato il 32% circa del totale degli investimenti.
 
 Osservando la distribuzione territoriale degli investimenti immobiliari, 
	Milano si conferma anche nel 2007 il mercato preferito dagli investitori, 
	grazie alla maggiore disponibilità di prodotto, seppur in calo del 17% 
	rispetto al 2006. In calo anche il volume degli investimenti nel mercato di 
	Roma: il 37% in meno rispetto allo scorso anno. Ciò premesso, la tendenza 
	più interessante del 2007 è rappresentata dall’incremento delle transazioni 
	al di fuori dei due mercati consolidati di Milano e Roma. Per quanto 
	riguarda il settore degli uffici, invece, il mercato delle cosiddette 
	secondary location non registra una crescita importante, a causa della 
	scarsità dell’offerta e della ridotta trasparenza dei mercati locali.
 
 Rispetto al 2006 è aumentato significativamente il volume degli investimenti 
	cross border, il cui peso sul totale investito è aumentato dal 41% al 58%. I 
	fondi immobiliari chiusi non quotati si sono distint ancora una volta come 
	il gruppo più attivo fra gli investitori stranieri, con una quota del 28% 
	sul totale degli investimenti cross border (€ 1.180 miliardi), seguiti dai 
	fondi aperti tedeschi con una quota del 21% sul totale (€ 880 milioni).
 
 I fondi italiani non quotati sono stati i principali protagonisti fra gli 
	investitori italiani nel 2007, con una quota che rappresenta il 39% del 
	totale degli investimenti domestici. Il volume raggiunto è di € 1.2 
	miliardi, la metà del 2006, anno in cui gli investitori nazionali erano 
	stati molto più attivi.
 
 Commenta Patrick Parkinson, AD di Jones Lang LaSalle Italia e Responsabile 
	del settore Capital Markets: “E’ difficile dire in che misura la crisi 
	americana detta credit crunch, iniziata nell’agosto del 2007, abbia avuto un 
	impatto sull’attività di investimento. Nel secondo semestre dell’anno, 
	periodo in cui i segnali della crisi avrebbero dovuto manifestarsi, è stato 
	registrato il 56% del volume totale degli investimenti, ma è importante 
	evidenziare che molte delle transazioni avvenute in questo periodo erano 
	state negoziate nel primo semestre dell’anno. Nel 2006 solo il 40% del 
	totale degli investimenti è stato registrato nel secondo semestre, ma in 
	quel periodo era entrata in vigore la legge Bersani, che ha accresciuto 
	notevolmente i costi a carico degli investitori, causando un forte 
	rallentamento nelle transazioni”
 
 I rendimenti sono diminuiti durante tutto il 2007, fino a toccare i livelli 
	più bassi del mercato. Negli ultimi due anni la compressione dei rendimenti 
	attesi ha portato i ricavi totali (income return + capital growth) su 
	livelli molto elevati. Oggi però è indubbio il fatto che i tassi di 
	rendimento attesi stiano aumentando. Alla fine dell’anno si è assistito ad 
	una lenta risalita che continuerà nel 2008. Le offerte apparse sul mercato 
	verso la fine del 2007 hanno incontrato notevoli difficoltà nel reperimento 
	dei finanziamenti necessari. Al momento in Italia non si sono manifestati in 
	modo evidente gli effetti del credit crunch sui valori di vendita, ma 
	riteniamo che questi abbiano subito un impatto al ribasso, con un 
	conseguente rialzo dei rendimenti. Questa variazione dei rendimenti è da 
	considerarsi ancora modesta se paragonata a quella d’altri mercati, in 
	particolar modo a quella del Regno Unito. Questo dato può ricondursi alla 
	minore esposizione della comunità finanziaria italiana alla crisi dei mutui 
	subprime negli Stati Uniti: in Italia si e’ investito meno nei prodotti 
	legati ai mutui subprime, con un impatto limitato sul mercato. Nell’ambito 
	del mercato italiano degli investimenti si fa meno ricorso alla leva 
	finanziaria rispetto a quanto avviene negli USA, con un minor effetto legato 
	alla riduzione del credito.
 
 E’ difficile prevedere quale sarà lo scenario 2008 per il mercato degli 
	investimenti immobiliari in Italia, visti i continui segnali di 
	rallentamento dell’economia italiana e la crisi dei mercati internazionali 
	provocata a catena dal credit crunch americano. A questo proposito, continua 
	Patrick Parkinson: “La sensazione prevalente è che, almeno fino alla fine 
	dell’estate, si assisterà, da parte degli investitori, ad un atteggiamento 
	d’attesa, di “wait and see”, per osservare come evolverà la situazione e 
	decidere poi quando e in che direzione orientare l’attività di investimento. 
	E’ però prevedibile che, per quanto riguarda gli investitori, gli “equity 
	buyer” siano i più attivi sul mercato, visti gli ormai noti problemi di 
	liquidità per l’ottenimento di finanziamenti da parte di chi opera con 
	un’alta leva finanziaria”» (CS della Società)
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