5 agosto 2012
		
		di Paola G. Lunghini
		
		La cosa più bella delle vacanze ? Entrare in una libreria ben fornita e 
		comprare d’ impulso un bel po’ di libri che durante il resto dell’ anno 
		non hai il tempo di leggere. Anche quelli che, pensate un po’ , escono 
		apposta agli inizi d’ estate e che alcuni osano definire “letteratura“…
		
		Portato a casa con soddisfazione il pesante bottino, partiamo con gli 
		s-consigli.
		
		“Morte dei Marmi”.
		
		Molte recensioni e pure importanti, nelle recenti settimane, per questo 
		volumetto che di buono ha solo il titolo.
		
		Parafrasando in senso improprio il ben più tosto “ L’ era del cinghiale 
		rosso” ( la “ vera storia “ di Capalbio) uscito alcuni anni fa, l’ 
		autore, tal Fabio Genovesi - nato a Forte dei Marmi e ivi residente – 
		tratteggia in poco più di un centinaio di paginette le origini e il 
		presente della capitale mondana della Versilia .
		
		Vorrebbe forse essere un ritratto accorato del bel tempo che fu ( su 
		basi vagamente Amarcord) ; e impietoso sul vuoto del presente. Vorrebbe 
		essere anche, forse, umoristico.
		
		Ma il tutto scorre con superficialità, e con infinite ripetizioni di un 
		unico concetto : sono arrivati i russi e non ce ne siamo accorti. 
		
		Si legge in un’ ora senza neppure un sorriso, e un’ ora dopo lo si è bel 
		che dimenticato. Per euro 12,00, meglio un bel bicchierone di spritz.
		
		“Appuntamento al Ritz”. 
		
		Ah, che bello il Ritz, nel senso di Parigi!
		
		Che brutta copertina: una figura femminile composta quasi esclusivamente 
		di braccia di nero guantate.
		
		Bene, se mai in libreria gli occhi vi cadessero su codesto libro, 
		lasciatelo lì dov’è, anche se costa poco (euro 9,90).
		
		L’ autrice, una francese trentenne che si definisce “ fashion editor”, 
		fa davvero del suo meglio per scrivere una storia “romantica” senza 
		rendersi conto della più assoluta banalità ( e inverosimilità) della 
		stessa. In confronto, la italica Liala degli anni che furono era un 
		genio letterario. 
		
		Lasciandosi molto andare sulla scia della ben più talentuosa anche se 
		molto discutibile Sophie Kinsella - autrice della fortunatissima serie 
		di “ I love shopping “ - Hélène Battaglia , questo o il nome della 
		sciagurata di cui al titolo, si palesa presto per ciò che la 
		protagonista della sua storia anche è : una fashion addicted 
		molto attenta al product placement . Ho contato infatti - nelle 
		quasi trecento pagine del libretto – una bella quarantina di citazioni 
		di brand globali del lusso. Addirittura DIECI IN UNA UNICA PAGINA…e 
		molte citazioni sono più volte ripetute, tanto per rafforzare il 
		concetto. Domanda : ma la pagano ?
		
		La storia, come dicevo, è banale, ma raggiunge spesso, e senza volerlo, 
		livelli di assoluto ridicolo. In aggiunta, lo stile di scrittura è privo 
		di qualsivoglia stile, e i dialoghi sono penosi.
		
		Insomma, una performance buona solo per le ragazzotte che, in questa 
		caldissima estate, vanno in giro per le città con le cosciotte al vento 
		(che non c’è), esibendo stivali al ginocchio.
		
		La Battaglia è al suo primo romanzo. Spero davvero che rimanga anche 
		l’unico.
		
		Più volte, inoltre costei “parla male“ di Milano. E questo io proprio 
		non posso tollerarlo.
		
		Gentile signorina, se ne stia pure a Parigi. Noi, qui a Milano, di lei 
		non abbiam bisogno alcuno..
		
		“Ho il tuo numero”
		
		Pur se uscito a fine 2011, questo volume potrebbe essere, per i fan di 
		Sophie Kinsella , la lettura perfetta sotto l’ ombrellone. Peccato però 
		che della ormai miliardaria scrittrice britannica costituisca la prova 
		meno riuscita.
		
		Trama insostenibile ( praticamente un infinito scambio di SMS 
		intervallati da infiniti dialoghi sciocchini ), protagonisti antipatici 
		e persino colei su cui tutto verte porta un nome assurdo: Poppy!
		
		Ben 350 pagine per raccontare il nulla.
		
		Cara Sohpie, torna asap alla saga di “ I love shopping”, che è meglio.
		
		“L’ultimo giorno”
		
		Non fatevi attirare dalla fascetta, che così strilla : Il nuovo , 
		sorprendente romanzo di un autore da 1.500.000 copie vendute in Italia.
		
		Sulla quarta di copertina l’ Autore, Glenn Cooper, ha un volto da divo 
		del cinematografo. Non fatevi tentare.
		
		Il romanzo ( romanzo? ) è pura scrittura trucida. La storia ha un senso 
		trucido da cui rifuggo totalmente.
		
		Alla fine del nono capitolo, pag. 94, ho deciso che l’ unica cosa da 
		fare con questo libro era smettere di leggerlo e regalarlo. Poi, NO, mi 
		son detta, non è giusto fare un così brutto scherzo a qualcuno che 
		conosco, e che da me si merita un regalo.
		
		Allora ho pensato di portarlo meco nel mio prossimo viaggio in treno, e 
		di abbandonarlo sul sedile un attimo prima di scendere alla stazione di 
		arrivo. Ma poi, NO, mi son detta, non è giusto fare un così brutto 
		scherzo neppure a qualcuno che non conosco: colui potrebbe essere 
		tentato di leggerlo, “L’ ultimo giorno”. E sarebbe colpa mia…
		
		Decisione finale : vista la stazza ( 550 pagine, spessore 4,5 cm) , il 
		volume potrebbe essere utile per riequilibrare provvisoriamente un’ 
		eventuale rottura di una gamba di un tavolo. E così l’ ho collocato nel 
		ripostiglio, vicino alla cassetta degli attrezzi.
		
		Mi rimane però un dubbio : ma chi, MA CHI ha comprato in Italia 
		1.500.000 copie dei precedenti libri di codesto Glenn?
		
		
		E vediamo ora i Consigli:
		
		“Una lama di luce”
		
		La storia è irrilevante. Chi mai legge i libri che vedono protagonista 
		il Commissario Montalbano per la trama ? 
		
		I volumetti ( sono ormai una ventina ) di quel geniaccio ormai 
		miliardario che è Andrea Camilleri si leggono per il piacere di 
		ritrovare vecchi amici: oltre a Salvo Montalbano, sul palcoscenico ci 
		sono Fazio, Catarella, Mimì Augello, e l’ eterna fidanzata Livia da 
		Boccadasse, Genova, ridotta da tempo a pura voce telefonica dopo che un 
		accurato sondaggio ne aveva confermato lo scarso apprezzamento da parte 
		degli affezionati lettori/ telespettatori. 
		
		Tra gli amici ci sono la rustica e fedele domestica nonché cuoca 
		eccelsa, il ristoratore “laureato in spaghetti con i ricci di mare “, e 
		persino il questore Bonetti –Alderighi e il medico legale dottor 
		Pasquano.
		
		Il Montalbano - fan vuole leggere della villetta affacciata sul mare, 
		delle nuotate mattutine, e persino dei giochi sugli scogli con l’amico 
		granchio. 
		
		Il Montabano – fan vuole leggere questo italiano inventato che ormai è 
		entrato nella nostra lingua corrente : ed è una prosa sempre divertente.
		
		Se poi, come nel caso di “Una lama di luce”, c’ è anche la trama ( e ci 
		sono pure una love-story nonché un finale a semi-sorpresa) , beh, allora 
		il Montalbano-fan arriva a pag. 260 con vero godìo.
		
		“Oro, argento e birra”
		
		Antonio Caprarica è giornalista notissimo e super informato. E’ un uomo 
		molto chic, e uno scrittore raffinato, autore di svariati deliziosi 
		libri ad altissimo contenuto, anche, di graffiante ironia.
		
		Con “Oro, argento e birra”, l’inviato della RAI nella Capitale UK 
		cavalca il tema del giorno : le Olimpiadi, ma viste solo dalla parte 
		degli inglesi. Si comincia infatti con la storia degli sport dagli 
		inglesi inventati ( o regolamentati), si va avanti con la narrazione dei 
		fatti e misfatti delle Olimpiadi di Londra del 1908, si prosegue con i 
		fatti e i fattacci del 1948; e si conclude con una previsione ( 
		sociologica ed anche economica ) dei Giochi del 2012.
		
		Siamo - mentre scrivo è il 6 agosto- a metà del planetario evento . E la 
		conclusione dello stesso ci dirà se l’Autore aveva o no ragione.
		
		Anche se meno divertente di altri recenti volumi di Caparica ( 
		soprattutto per una attività di ricerca documentale che a volte sconfina 
		nella didascalica ) , per gli amanti dello sport direi che è una lettura 
		imperdibile.
		
		“L’esclusiva”
		
		Annalena Mcaffee, giornalista inglese di razza, colpisce con questo suo 
		primo romanzo il bersaglio. E alla grandissima.
		
		La storia merita un accenno. Una redattrice giovane, ignorante, cinica, 
		disonesta e carrierista , viene per combinazione incaricata di 
		intervistare un “mostro sacro” del grande giornalismo d’ inchiesta : 
		Honor Tait , già bellissima e celeberrima, è ormai molto anziana e 
		malata, ma la mente è tagliente come un tempo.
		
		Il confronto tra le due è dunque impossibile.
		
		Incapace di eseguire un compito al di sopra delle proprie possibilità, 
		ma convinta di saperlo fare ( nonché affamata dei quattrini che tale 
		lavoro le consentirà di guadagnare ), la giovane Tamara – in italiano mi 
		verrebbe facile chiamarla Tamarra – si inventa perciò uno scandalo che 
		colpirà l’ anziana sino alla tragedia.
		
		Ciò che conta non è tanto la trama , pur superavvincente, quanto la 
		descrizione di un ambiente, quello della carta stampata, di cui l’ 
		Autrice rivela molte perverse e a volte delinquenziali sfaccettature.
		
		Il libro è bello, originale, e scritto ( e tradotto) molto bene. Da 
		leggere d’un fiato. E, cara collega, chapeau!
		
		
		“Snob”
		
		Se mai aveste la fortuna di trovare in libreria una ristampa di “ Snob” 
		( l’ ultima riedizione è del settembre 2011 ) , prendetelo al volo.
		
		Il nome Julian Fellowes nulla vi dice ? 
		
		Vi aiuto. Il nome completo è Julian Alexander Kitchener-Fellowes, Barone 
		Fellowes di West Stafford , ed è uno sceneggiatore e scrittore 
		britannico. 
		
		Nel 2002 vinse l’ Oscar per la miglior sceneggiatura per quel capolavoro 
		assoluto che è “Gosford Park” ( premiato anche con altri innumerevoli 
		riconoscimenti) .
		
		E ha inventato la celebre serie televisiva inglese “ Downtown Abbey”, la 
		cui prima parte è stata trasmessa tempo fa anche da noi.
		
		In “Snob”, Julian Fellowes riversa tutta la propria – immensa – 
		conoscenza dell’ upper class e dell’ aristocrazia britannica. Un 
		affresco in cui vizi e futilità si confondono , con un leit-motiv 
		speciale: ironia “misurata” ma sfrenata.
		
		Esilarante nel tratteggiare gli ostinati codici /rituali con cui quel 
		mondo (tuttora chiuso in se stesso) si autocelebra e tramanda, “ Snob” 
		fa comprendere il tema meglio di un trattato di sociologia.
		
		Se poi in libreria vi capitasse di trovare anche una ristampa di “Un 
		passato imperfetto” (sempe di Julian) prendete al volo anche questo 
		splendido suo secondo romanzo che però, per trama e foliazione ( oltre 
		450 pagine), è lettura più complessa.
		
		Forse tutto ciò S.M. Elisabetta II non l’ha gradito. Ma io sì, e 
		parecchio. E con trepidazione attendo che qualche rete italica trasmetta 
		asap la seconda parte di “Downtown Abbey”.
		
		