27 luglio 2012
di Paola G. Lunghini
Nessuno più di me ama le costruzioni: mi hanno sempre affascinato , e
sin da bambina giocavo non con le bambole ma con il “ meccano” .
Sono ben consapevole che quando “tira” l’edilizia, “tira” tutto.
Ho nel mondo delle costruzioni una infinità di amici e conoscenti.
L’ architettura è, per me, la “madre di tutte le arti”.
Ciò detto e affermato, l’ edilizia – come si fa oggi – è spesso brutta,
sporca e cattiva.
I cantieri sono inutilmente e atrocemente rumorosi, “ funzionano” per lo
più ancora con attrezzi in uso nel paleolitico, e adottano macchinari
che definire “ vecchi come il cucco” è un eufemismo ( ma che ci vanno a
fare al SAIE o a MADE Expo ???, dico io).
Non mi riferisco, qui, ai “ grandi cantieri” tipo “Porta Nuova” a Milano
( un vero modello di efficienza e di ordinata organizzazione) , ma a
quella infinità di cantieretti dove si manutenziona , si ristruttura, si
riqualifica (?) : il tutto all’ interno dell’ abitato urbano.
La sporcizia regna sovrana, e si accumula. Il rumore è provocato spesso
e solo da incuria e maleducazione.
La polvere invade ogni spazio accanto. E le maestranze se ne fregano
degli obblighi di sicurezza sul lavoro.
Volete un bell’ esempio? Guardate attentamente la foto qui in pagina , e
le altre in fondo a questo mio Editoriale.
Sono state scattate ieri, e non si riferiscono a un luogo a sud del
mondo, ma a un cantiere in centro di Milano, due passi dal Duomo. Dove,
da tre anni, è in corso una nuova piccola edificazione. La pre-esistente
palazzina a due piani ( corpo interno di un palazzo di pregio ) è stata
completamente demolita a forza di trapano ( rumori atroci e infiniti
altri disagi ) e al suo posto sta sorgendo un manufatto a quattro piani.
Non si ha la più vaga idea di quando tale lavoro sarà terminato, visto
che il cantiere è affidato a una squadra che conta pochissime ( e
secondo me molto svogliate) unità.
In tutto questo tempo, quello che era il “ normale” cortile dello
stabile è stato asservito al cantiere, e si trova nella situazione che
vedete nelle foto : semplicemente, una perenne discarica dove gli operai
- incuranti del disagio che provocano - picchiano, battono, martellano,
segano, trapanano , urlano tutto il giorno, dal mattino presto al
pomeriggio inoltrato, sabati compresi e spesso pure alla domenica.
Pensano forse di essere in mezzo a una landa desolata. E invece lavorano
( senza elmetti di protezione, si capisce) nel corpo interno di uno
stabile di pregio a uso misto ( appartamenti, uffici, e studi
professionali) a 100 metri dalla Sede milanese dell’ Associazione
Nazionale Costruttori.
Che vergogna è spesso l’edilizia.
Scattate il 28 luglio
2012