29 marzo 2012
		
		di Paola G. Lunghini
		
		“Château Monfort “ (presentato ufficialmente ai soci dell’ Associazione 
		Stampa Estera di Milano - di cui faccio parte da moltissimo tempo, 
		ndr - il 29 marzo, anche se in realtà è operativo da inizio anno) è 
		l’ ultimo arrivato tra i cinque stelle del capoluogo lombardo. Che sono 
		ormai complessivamente quasi una ventina.
		
		L’ albergo , sito in corso Concordia 1 , fa capo alla Planetaria Hotels, 
		catena che già possiede e gestisce in Italia una decina di strutture ( a 
		Milano, Genova, Firenze e Roma ), e di cui AD e “ anima “ è una giovane 
		donna : Sofia Gioia Vedani, architetto e imprenditrice già pluripremiata 
		per la sua attività visionaria, caratterizzata da contagioso dinamismo e 
		particolare fantasia .
		
		Fantasia che Sofia Gioia ha voluto iniettare a piene mani anche nella 
		sua ultima “creatura “. Un palazzo privato - costruito a Milano agli 
		inizi del novecento, in piena epoca liberty , la firma è del celebre 
		architetto milanese Paolo Mezzanotte - che da molti lustri versava in 
		condizioni di degrado fisico e giuridico è stato così acquisito alcuni 
		anni orsono da un fallimento e, con un intervento di “ valorizzazione 
		conservativa” ( ok, l’ istituto me lo sto inventando io ora, ndr 
		) è stato trasformato in “ boutique hotel” ( anzi, “Urban Château“ ) con 
		un percorso complesso e coraggioso. E sicuramente costosissimo, perché 
		l’ Hotel si fa notare non solo per la cura dei dettagli costruttivi e 
		architettonici , ma anche per l’ appassionato restauro di molte 
		pre-esistenti finiture ( davvero “ stunning” lo Scalone centrale ) e 
		componenti d’ arredo . Cui sono stati aggiunti elementi di attuale e 
		confortevole design.
		
		Le camere sono 77 , di cui cinque suite. Sono in funzione il bar, il 
		ristorante e le due meeting room ( adatte anche per piccoli party etc ) 
		. Aprirà a breve l’ area dedicata alla SPA, che si i chiamerà “ Amore e 
		Psiche” . (Questo, del “ naming” , è un po’ una mania di Sofia Gioia, 
		ndr)
		
		A proposito dell’ investimento complessivo : a una mia precisa domanda 
		in merito, si è preferito non rispondere. Peccato.
		
		
		Il bello
		
		-In generale, l’ atmosfera molto liberty e un po‘ favolistica, 
		totalmente differente dall’ esasperato design o dal minimalismo che oggi 
		incombono su molte iniziative alberghiere. E incantevoli colori 
		“pastello”. (Gioia, d’ altronde , cui il “ concept “ si deve “ , aveva 
		giustappunto in mente un luogo da “ fairy tale” …).
		
		-La localizzazione : corso Concordia è proprio al termine di corso 
		Monforte, il che significa pochi minuti a piedi da piazza San Babila , 
		ovvero pieno centro di Milano.
		
		-L’ aspetto esterno : il palazzo è davvero bello e trasmette un senso di 
		discreta grazia milanese.
		
		-Il Bar ( che si chiama “ Mezzanotte” in onore dell’ architetto ut 
		supra, ndr ): accogliente e aperto sino all’ una di notte, 
		caratterizzato da una raccolta e bella cupola in vetro, stile “Park 
		Hyatt “ in Galleria ( e, se vogliamo andare un po’ più indietro, la 
		nostra “ Galleria Vittorio Emanuele II” ). Tra qualche tempo, ci sarà 
		anche – attorno alla cupola – un ‘area fumatori ( “ smoke and flirt”…). 
		Intanto, vi troneggia un pianoforte a coda bianco…
		
		-Il breakfast , ricchissimo e possibile sino alle 11 del mattino.
		
		-Il Ristorante ( che si chiama “ Rubacuori”, ndr) composto da tre 
		salette contigue per un totale di 45 posti. Quasi tre salotti di casa, 
		ma ciascuno con la propria identità.
		
		-Lo Chef: è napoletano e con ventennale esperienza . La coloratissima e 
		saporita cucina regionale italiana , sia pur rivisitata in chiave “ 
		salutistica” , è così garantita. ( Mi riservo, però, di cenarci, ndr).
		
		-Le camere, con arredi tutti differenti, tendaggi fruscianti e persino 
		dettagli ludici (la mascotte dell’ albergo è un “ coniglietto”…). 
		Alcune, naturalmente, hanno dei nomi davvero particolari , vedere per 
		credere.
		
		-I bagni, dal gusto retrò ( alcuni anche con luce naturale ) e 
		“amenities “ davvero deliziose.
		
		-Le tariffe davvero competitive, che stanno garantendo – per la 
		categoria – un elevatissimo un coefficiente di occupazione.
		
		-La clientela internazionale.
		
		-E, soprattutto, il Direttore, manager di lunghissimo corso ( con 
		prolungate esperienze in alberghi all’ estero e in Italia, tra cui il 
		mitico “ Villa d’ Estate” a Cernobbio ), di cortesia ed entusiasmo 
		davvero straordinari.
		
		
		Il brutto
		
		-Le camere, pur fascinose, sono di dimensione ristretta.
		
		-Il personale ( multietnico) appare ancora piuttosto impacciato. E la 
		divisa delle donne è francamente inadeguata. C’è da lavorarci, ma si può 
		fare.
		
		-La “ingombrante” presenza ( esattamente nel complesso adiacente, sia 
		pur alla vista separato da un muraglione ) dell’ “Opera San Francesco” – 
		a Milano, storica istituzione caritatevole – con le sue file quotidiane 
		di persone bisognose, in attesa di un pasto caldo e di tanto altro 
		ancora. E qui, nulla si può fare, se non prendere la strada della “ 
		social responsability”.
		
		