11-13 febbraio 2012
		
		di Paola G. Lunghini
		
		Più o meno al tempo in cui divenne Ruler, l’Emiro del Qatar si deve 
		esser detto: «Oggigiorno tutto è una lusinga, dura minga, dura no». Ma, 
		anzicchè continuare come nel più famoso Jingle del mitico italico 
		Carosello («Vive solo chi non se la prende e cantare sempre può») lo 
		Sceicco Hamad Bin Khalifa Al-Thani si deve esser detto: «Questa pacchia 
		prima o poi finirà, meglio non farsi trovare impreparati».
		
		Egli sapeva che il suo popolo si era abituato piuttosto benino ai 
		comodissimi standard occidentali, e che ormai godeva di un reddito 
		pro-capite tra i più alti del mondo. Anche se egli in quell’ anno non 
		sapeva ancora che già nella prima decade del nuovo secolo codesto 
		reddito sarebbe stato il più alto pro-capite al mondo, egli 
		comunque non ignorava che lavorare stanca, e che il suo amato popolo a 
		lavorare si era magnificamente disabituato.
		
		Eccola, allora, la strada: "Education, scientific research e community 
		development”.
		
		Chiusura con il coro: “Building a sustainable post-carbon society”.
		
		Il Qatar aveva trovato la propria soluzione : occorreva sviluppare il 
		capitale umano del Paese. Questo sì che avrebbe fatto immagine e futuro! 
		Ma occorreva anche lo strumento. Detto, fatto, et voilà la Fondazione, 
		che aveva l’ obiettivo di sviluppare appunto una società sostenibile 
		(BELLA PAROLA, NELLA CIVILTA’ DEL PETROLIO!) in cui creazione e 
		condivisione di conoscenze avrebbero lanciato e dilatato la qualità 
		della vita. Per tutti.
		
		Anche studiare stanca, è vero, ma poi non troppo, quando lo si fa nelle 
		migliori condizioni possibili.
		
		La Qatar Foundation. Non so quale sia il budget di questa 
		organizzazione, che è perfettamente privata e non-profit.
		A questa domanda (abbastanza ovvia d’altronde) non è stata – durante la 
		visita effettuata il giorno 12 febbraio alla Sede della Qatar Foundation, 
		e nonostante la presenza di un portavoce e del responsabile dell’Ufficio 
		Stampa della stessa – data risposta.
		
		Ma non faccio fatica a pensare che le risorse devono essere ingenti, se 
		non addirittura illimitate. La Fondazione supporta Centri di ricerca di 
		eccellenza che potenziano le capacità delle persone attraverso 
		investimenti nel capitale umano, nelle tecnologie più innovative e con 
		le più moderne facilities, attraverso partnership con organizzazioni 
		d’assoluta elite. La Fondazione è un “veicolo” che trasforma le immense 
		ricchezze derivanti dall’oil e dal gas in capitale umano “durevole”, e 
		con una visione di sostenibilità a lungo termine.
		
		Presidente della Fondazione, voluta dall’Emiro, è la Sceicca Mozah, che 
		la guida - come già detto - con passione, visione ed entusiasmo.
		
		Bel lavoro, piacerebbe anche a me.
		
		Già avvicinarsi all’“Education City“ è un’emozione.
		
		Chilometri di cesate di cantiere (molti edifici sono ancora in 
		costruzione, chissà cosa ci metteranno ancora!) - su cui campeggiano gli 
		imperativi della Fondazione, impara, cresci, pensa, immagina, 
		stupisciti, esplora, impara, cresci, pensa, immagina, etc ete, in una 
		melodia infinita e ossessiva – delimitano un territorio vasto circa 15 
		milioni di metri quadrati in cui si trovano il Qatar Science& 
		Techologies Park, che ospita una ventina tra le maggiori world-class 
		companies attive in R&D, le JV nelle aree del design, dell’ICT, degli 
		studi strategici, e anche dell’ event management. E le sedi di una 
		decina di branch di Università di fama mondiale.
		
		Eh, sì, perché anzicchè spedire i propri studenti alla Texas A&M, alla 
		Georgetown, alla Carnegie Mellon, alla Virginia Commonwealth o al Weill 
		Cornell Medical College, etc (eh, i ragazzi si potrebbero 
		occidentalizzare un po’ troppo, soprattutto le fanciulle) l’Emiro le 
		Università le ha portate qui, in mezzo alle pietre e alla sabbia di un 
		deserto che più deserto non si può. Ma dove i circa 4.500 attuali 
		privilegiatissimi e meritevolissimi studenti hanno tutto che più tutto 
		non si può. I migliori professori, i migliori laboratori, i migliori 
		alloggi.
		
		E non è ancora tutto. Ci sono percorsi scolastici per allievi anche 
		giovanissimi, e la immancabile Facoltà di Studi Islamici.
		
		Insomma un super-campus, anche con le migliori leisure&sport facilities, 
		al centro del quale c’è – udite udite – “Al Shaqab”.
		
		E adesso arriva il bello, che più bello non si può. 
		
		“Al Shaqab”. Se non ho mal compreso, la parola vuol dire “La 
		Valle” ed è questo è il nome di un sito dove, un centinaio di anni 
		orsono, i Beduini avevano condotto una fondamentale battaglia nel loro 
		percorso verso l’indipendenza nazionale. “Al Shaqab”, che dal 2004 è 
		parte della Qatar Foundation, è il più grande e prestigioso centro per 
		l’“educazione equina” della Regione. Su una superficie di circa 800 mila 
		metri quadrati ospita tutto ciò che serve e occorre ai cavalli e ai loro 
		fan: centinaia di box dove gli amati purosangue arabi, oggi oltre 200, 
		ma il programma ne prevede il raddoppio a breve, sono alloggiati come in 
		un resort a cinque stelle, con centinaia di persone al loro servizio; 
		c’è un gigantesco impianto “ termale” sempre per i purosangue, con tanto 
		di piscina (sì, avete capito bene, una piscina per i cavalli, a loro 
		piace nuotare!); ci sono percorsi nel verde; c’è una clinica veterinaria 
		super-specializzata; c’è un Club interamente dedicato all’equitazione, 
		con tanto di Museo; ci sono Arene, compreso un magnifico impianto indoor 
		con alcune migliaia di posti a sedere per gli appassionati; e molto 
		altro ancora. C’è anche una “Riding Academy”, con programmi speciali 
		pure per le donne e i bambini.
		
		I visitatori possono ammirare le evoluzioni degli amatissimi animali 
		(che, ovviamente, corrono nelle principali competizioni internazionali 
		sotto la bandiera della Fondazione) comodamente seduti in elegantissimi 
		salottini di molte lounge.
		
		Entriamo nel “resort”: i cavalli, nei loro spaziosi recinti individuali 
		e personalizzati, sono bianchi, pomellati, sauri… Bellissimi e perfetti, 
		caracollano leggeri sulle esilissime ma fortissime zampe e si lasciano 
		da noi docilmente accarezzare.
		
		Devono valere un patrimonio.
		
		Non si avverte alcun odore di stallatico, anzi, direi che aleggia 
		ovunque un gradevole e fresco profumo.
		
		Nei vialetti intorno, altri cavalli passeggiano superbi e umili insieme, 
		le redini nelle robuste mani dell’addestratore il quale, dopo la 
		promenade, offrirà loro acqua freschissima e verdissimo foraggio. 
		Presumo che anche la dieta sia personalizzata, con il meglio del meglio.
		
		Non so nulla di cavalli, e alle corse ci sono stata una volta sola nella 
		vita, ma una cosa così, giuro, non avrei nemmeno saputo immaginarla.
		
		Per saperne di più, 
		www.alshaqab.com
		
		
		Un bellissimo purosangue
		
		
		L'Arena esterna
		
		L'Arena indoor
		
		
		La “piscina”
		
		L’“Enrichment Center”. Nelle acque della Corniche, quasi davanti 
		allo Sheraton, è ancorata una imbarcazione tutta bianca, cui si accede 
		attraverso un moletto. E’ l’“Enrichment Center”, un “landmark 
		destination” creato da Msheireb Properties (la development company – 
		che sempre alla Fondazione capo fa - sarà l’oggetto della terza e ultima 
		puntata di questo mio Reportage) per “ servire” come portale 
		educazionale e illustrare il “glorioso passato” del Qatar, e 
		sottolineare le ambizioni del Paese per il futuro.
		
		E’ giusto che ognuno sia fiero e orgoglioso del proprio passato e delle 
		proprie origini, anche se – per noi occidentali – la storia del Qatar fa 
		sorridere, tanto appare minima.
		
		E’ qui però, su questa piccola grande nave, che migliaia di persone 
		vengono ogni giorno a riconoscere la propria storia, aiutate dalle più 
		sofisticate tecnologie museali. Dall’antico villaggio dei pescatori di 
		perle si passa alla scoperta del petrolio e, accanto a modestissimi 
		storici oggetti d’artigianato locale (anche una macchina da scrivere, e 
		una macchina per cucire, Singer, of course), si possono ammirare molte 
		fotografie del bel (o forse era brutto…) tempo che fu, sino al colossale 
		plastico che illustra il colossale progetto di rigenerazione urbana che 
		da un paio d’anni Msheireb Properties sta proponendo al mondo, anche 
		nelle sedi immobiliari del MIPIM e di EXPO REAL (spero vivamente che 
		la Foundation si decida a venire prima o poi anche alla nostra EIRE-Expo 
		Italia Real Estate. Sperem, ndr).
		
		E’ qui, nella Sala VIP (dove ci verranno offerti – oltre alle “solite” 
		bottigliette di preziosa acqua minerale - datteri e caffè arabo in 
		microscopiche chicchere), che incontreremo, al termine della 
		faticosissima visita al maxi-cantiere nella Doha vecchia, l’affascinante 
		CEO di Msheireb Properties.
		
		Lampadari di cristallo, un favoloso tappeto persiano di circa 60 metri 
		quadrati, e morbidi divanetti saranno la cornice dell’incontro: che 
		durerà due ore. In cui l’ingegner Issa M. Al Mohannadi tutto ci 
		spiegherà del progetto, con raffinato eloquio. E risponderà alle 
		innumerevoli e spesso pragmatiche domande con filosofiche riflessioni e 
		sibillini sorrisi.
		
		(Fine della seconda puntata. SEGUE)