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	Le mie Lettere Aperte
              
	
	16 settembre 2005 Caro Gianfranco (non, non è un errore. Tu sei ufficialmente Giovanni, ma per gli amici 
	Gianfranco),
 il 19 settembre, mentre io sarò a Madrid per il Summit europeo di CoreNet 
	Global (associazione che raccoglie gli executives immobiliari delle 
	principali società industriali, degli end-users e dei service providers), Tu 
	sarai felicemente a Napoli, dove avrà luogo il meeting dei Soci AICA 
	(l'associazione delle Catene alberghiere, che fa capo a Confindustria), che 
	vede il Tuo collega in Accor, Renzo Iorio, alla presidenza dell' 
	organizzazione.
 Focus della riunione sarà "Il mercato alberghiero italiano e le catene 
	alberghiere".
 Presenterete anche, mi pare, uno Studio da AICA elaborato sull'argomento.
 ll giorno 20, presso il Teatro S. Carlo, ci sarà poi la grande Conferenza 
	"1a Giornata del turismo di Confindustria. Passione Italia".
 Dibatterete, al più alto dei livelli possibili, temi di cui abbiamo parlato 
	tra noi tante volte e che ho recentemente sintetizzato intervistandoTi per 
	il mio sito www.internews.biz. (il colloquio è qui alla pagina "Le mie 
	interviste").
 Mi auguro vivamente che alla Giornata partecipino anche i rappresentanti 
	delle Istituzioni, e che da questo incontro così importante escano idee 
	nuove, e proposte concrete, operative e fattibili, per portare al settore un 
	contributo sano e vero. Lo sappiamo tutti che nel turismo l'Italia sta 
	perdendo colpi e che, se non si corre in fretta ai ripari, la situazione 
	potrebbe iventare ancora più difficile.
 E poichè stiamo parlando della principale industria del Paese, non mi sembra 
	il caso di dormire su allori che non ci sono più.
 Industria?
 Penso avrai letto anche tu il parere pubblicato giorni fa su "Economy", a 
	firma di Carlo Bassi, AD di EXPO CTS: sotto il titolo "E la chiamano 
	industria del turismo" Bassi ripeteva, dilatandole, le osservazioni e i 
	concetti che Tu, con poche icastiche espressioni, avevi affrontato nell' 
	intervista ut supra.
 Quale sia il potenziale italiano, su tutti i fronti e tutti gli aspetti 
	dell'offerta turistica, lo sappiamo tutti. Ma se il nostro turismo ha enormi 
	dimensioni non ha però infrastrutture; ha una consapevolezza "arcaica" del 
	concetto di servizio e mancanza di cultura manageriale; c'è scarsa 
	programmazione persino a livello locale; e dell'assenza di linee guida 
	centrali è meglio non parlare. Il tutto, in un mondo dove l'offerta si è 
	dilatata in modo davvero esponenziale, con relativa compressione del 
	rapporto prezzo/qualità. E in un mondo che sempre più è percorso da spettri: 
	che hanno un nome solo, "paura", ma in tutte le sue declinazioni.
 Bassi portava anche alcuni esempi di disservizi, anomalie e aberrazioni 
	della nostra ancora provinciale cultura del turismo (e sì che è dai tempi di 
	Tiberio che gli abitanti del litorale laziale e della costiera amalfitana 
	sono nei servizi turistici...!).
 Vorrei aggiungere un paio di piccole esperienze mie recentissime nel golfo 
	di Napoli: luogo che per passione ci accomuna e che ci continua nonstante 
	tutto ad affascinare. Io ci passo le mie (poche) ferie, che sono stanziali, 
	da quasi un paio di decenni. Dopo aver girato un pò il mondo, che per lavoro 
	continuo a girare.
 Questa estate, però, alcune cose mi hanno veramente disturbato.
 Il noleggio giornaliero di una piccola barca per fare il giro dell'isola, 
	lievitato rispetto all'anno passato del 40 % con la scusa dell'aumento del 
	petrolio. E allora la risposta è "no, grazie, non se ne fa nulla".
 Il taxi che per una corsa di pochi minuti ti costa come il tragitto Milano 
	centro - Aeroporto di Linate. E allora la risposta è "grazie, vado a piedi".
 La motonave che imbarca quanti più passeggeri possibile (quanti bambini ci 
	sono in giro in estate: noi a Milano, di bambini durante l'anno ne vediamo 
	molto pochi), incurante del mare che al largo si sta facendo grosso. E così 
	i bambini cominciano a star male e strillano. Anzicchè una gita di piacere, 
	un tormento. Per i parenti, e per gli altri passeggeri.
 Persino il farmacista locale vorrebbe darti i prodotti che vuole lui e non 
	quelli che gli hai chiesto tu.....
 Si potrebbe continuare all'infinito. E non sto parlando della mancanza di 
	infrastrutture, o del costo esagerato degli alberghi che in pochi mesi 
	vogliono fare il fatturato di un anno...
 Un'ultima considerazione. Sono stata, alcune volte, a Conferenze 
	internazionali dell'hotellerie, quella che anche nel linguaggio immobiliare, 
	si definisce "lodging industry". Ci ho incontrato i responsabili delle 
	principali catene alberghiere del mondo, gli investitori, i top manager dei 
	servizi correlati, e i rappresentanti delle istituzioni.
 In tali incontri, regolarmente, gli italiani erano - quando c'erano - 
	quattro gatti.
 Tutti gli altri (e sono milioni di persone) che dicono di lavorare nel 
	turismo, dove erano? A chiedere a destra e a manca contributi che non ci 
	sono quasi più?
 Auguri di Buon Lavoro a Napoli!
 Tua
 Paola G. Lunghini
 
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