Le mie Interviste
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INTERVISTA a Barbara Polito,
Asset Manager, gruppo Carlyle (pubblicata su FIMAA News, N° 27, giugno
2005)
Lei, vuole i risultati
D.
Architetto, dov'è nata e dove vive?
R. Nata a Romano di Lombardia (BG), cresciuta a Termini Imerese (PA),
vivo a Milano dal 1987.
D. Parliamo dei suoi studi.
R. Liceo scientifico, laura in architettura, master in intelligent
building. praticamente una formazione tecnica che poi durante la vita
professionale ho integrato con corsi specifici su economia e finanza
immobiliare, compreso un corso intensivo presso la New York University .
D. In bel percorso davvero ! Quando è avvenuto il Suo "primo
incontro" di lavoro con l'immobiliare? E perchè?
R. Durante il master in intelligent building: uno stage presso
Johnson Controls. Abbiamo sviluppato un software per la gestione di un
patrimonio immobiliare abitativo di una cooperativa a proprietà indivisa:
occorreva censire, mappare sia il patrimonio che gli utilizzatori degli
alloggi che ne erano anche in proprietari (anche se indivisi). Da lì è
iniziata una strada senza uscita dritta dritta e sempre nell'ambito della
gestione. Praticamente sono 12 anni che mi occupo di ottimizzare e
valorizzare patrimoni immobiliari.
D. Avrebbe pensato , allora, che all'immobiliare avrebbe dedicato la
Sua esistenza professionale? Com'è successo?
R. Ovviamente no! fra l'altro non avevo ancora terminato gli studi.
l'intelligent building nel 1992 era la novità nel mondo dell'archittettura e
dell'ingegneria: si cercava di vedere l'edificio non solo come spazio e
architettura ma anche come essere vivente fatto di tecnologia e non solo di
spazi. Ero agli ultimi anni di università; mi è sembrata una opportunità per
trovare uno spazio e per creare una nuova identità professionale ad un
mestiere come quello dell'architetto spesso legato più all'arte che alla
tecnologia. Non avevo però idea che a questo si potesse legare anche un
aspetto economico-finanziario e di investimenti. Questo tema l'ho sviluppato
qualche anno dopo nella mia tesi di laurea e nel 1999 quando lavoravo al
Politecnico di Milano nei due Master sul Real Estate Management (che allora
si chiamava "Gestione Integrata dei Patrimoni Immobiliari") ho incontrato
Michele Cibrario ed Ezio Bruna , di BNL Fondi Immobiliari, e da lì è
iniziata l'avventura nel real estate.
D. Anche se Lei è molto giovane, che differenza vede tra il mercato
dei Suoi inizi, e quello di oggi?
R. Oggi è un mercato professionale: le figure e i relativi ruoli si
sono definiti. Allora non si diceva "valutare un immobile" ma "fare una
perizia". Non esisteva il Property Manager ma l'amministratore di
condominio. L'Asset Manager era un extra-terrestre. Gli immobili si
comperavano a mq non a "percentuale"! Lavorando per una società
internazionale e confrontandomi con i colleghi degli altri Paesi abbiamo
ancora un po' di strada davanti a noi per colmare il gap e portarci al
livello del mondo anglosassone , sopratutto in termini di competenze,
professionalità e trasparenza.
D. Mi racconti la Sua azienda.Che ruolo ha Lei, nel gruppo Carlyle?
R. Mi occupo di Asset management ossia di valorizzazione degli
immobili del nostro portafoglio italiano. In pratica prendo in carico
l'immobile dal giorno dell'acquisizione fino al giorno della vendita,
massimizzando il valore tra acquisto e vendita lavorando o sulla
riqualificazione funzionale (lavori di ristrutturazione, per esempio) o
sulla redditività (nuove locazioni) o entrambi. Quindi, individuo con i
colleghi la migliore strategia per ogni singolo cespite e quindi coordino i
gruppi di progettazione per la ristrutturazione, i leasing agent e le
agenzie di marketing per la commercializzazione degli spazi, mi occupo delle
negoziazioni dei contratti (che siano di appalto o di locazione o altro) e,
infine, seguo tutto il processo di vendita fino alla consegna dell'immobile
all'investore finale, di solito di lungo periodo. Senza, pero', trascurare
la gestione corrente e quindi i rapporti con il Property Manager. Un ruolo
multidisciplinare, direi.
D. Una professione piuttosto rara, per una donna .Che cosa significa
esattamente per Lei, questa attività?
R. E' una opportunità. Quella di aggiungere doti prettamente
femminili come la luminosità in un mondo che spesso ha bisogno di essere
ravvivato. Nei progetti di ristrutturazione, l'occhio di una donna porta
alla cura di alcuni particolari che poi il conduttore apprezza. Per esempio
anche solo la scelta del "colore" di una parete all'ingresso di un palazzo
uffici può trasformare un edificio standard in un "ambiente" caloroso e
quindi un "benvenuto". E i conduttori apprezzano anche perchè quando sono in
cerca di nuovi spazi per la loro azienda, spesso è la prima impressione che
guida la short list. E poi è un professione multidisciplinare: si passa
dalla concretezza di un progetto alla piano strategico di comunicazione per
il lancio di una nuova iniziativa alla soddisfazione quando viene dichiarata
la fine lavori in un cantiere e la tua idea è una realtà o di fronte al
notaio quando hai appena firmato un atto di compravendita : quindi vedi il
risultato di mesi di lavoro che rende soddisfatti gli investitori nel fondo.
E le donne sono abituate a gestire situazioni complesse. Per questo gli
Asset Manager più bravi sono donne!
D. Che tipo di difficoltà, o di vantaggi, nell'essere "donna nell'
immobiliare" ai suoi inizi? E com'è oggi?
R. Beh, donna e giovane? Sempre una strada in salita. Diffidenza.
Occorreva sempre dimostrare cosa si sapeva fare. Ma poi con l'umiltà si
riusciva a conquistare la fiducia. Oggi è un po' più facile negli aspetti
più tecnici e operativi. Ma la diffidenza rimane nelle transazioni e nelle
negoziazioni. E talvolta per chiudere un deal vogliono ancora vedere "il
collega maschio e anziano, insomma uno che comandi"! E noi li accontentiamo
sempre. L'importante è il risultato.
D. Qual è il Suo rapporto con l'universo dell'intermediazione
immobiliare?
R. Vita quotidiana. Noi viviamo di rapporti con gli intermediari
immobiliari. Senza Leasing e Sale Agent, nessun risultato può essere portato
a casa. E' essenziale. Ed è importante che si condivida il progetto. Che
abbia la stessa opinione di un progetto di locazione. Se ci crede ed è
motivato, lavorando seriamente i risultati vengono a casa. E le "Mirror
Towers" a Milano sono un esempio. Così come "Cassina Plaza" (un progetto su
cui la Polito sta lavorando, cioè il rinnovato Centro Direzionale a Cassina
de Pecchi, nei pressi di Milano, ndr).
D. Qual' è il Suo "francobollo", cioè la "cosa più bella" che ha
fatto?
R. L'edificio in Milano centro, denominato "Dellavetra". Il mio primo
progetto vero. Abbiamo comperato a novembre. Era il nostro secondo
invstimento in italia. Io ero in Carlyle da soli 2 mesi. Abbiamo subito
iniziato a immaginarlo. A dicembre avevamo selezionato il progetto che
meglio aveva intepretato l'idea che fino a quel momento era solo nelle
nostre parole, poi ha cominciato ad essere nei disegni e nei rendering del
progetto. E poi dopo 18 mesi abbiamo mostrato alla comunità l'idea che aveva
preso forma ed è oggi una realtà.
D. Come intravede il futuro del mercato e dove sta andando Carlyle?
R. Ancora pieno di opportunità per chi non si spaventa a lavorare
sodo. Forse non sarà più così facile avere brillanti risultati in pochissimi
mesi, ma il patrimonio italiano offre ancora tante opportunità: basta
passeggiare per le nostre città e di lavoro da fare per migliorarle anche
attraverso investimenti professionali ce n'è tanto. Carlyle continua nella
sua strategia di riposizionamento nel mercato: stiamo continuando con le
acquisizioni. Abbiamo grandi potenzilità. E continueremo con l'aggiungere
valore anche attraverso lavori di ristrutturazione e miglioramento della
qualità del prodotto immobiliare. Noi, poi, cediamo l'immobile e usciamo
dall'investimento, ma l'edificio riqualificato rimane. E in quel pezzo di
città.
D. Che ruolo, per l'Italia, nel panorama internazionale?
R. Come dicevo prima, il gap con il resto d'Europa e i mercati maturi
è ancora tanto. eEcon la crescita del mercato e della continua attenzione
che gli operatori internazionali come noi hanno per l'italia, non si può che
vedere l'italia ancora come un paese da continuare a corteggiare. Mi pare
poi che i risultati siano dalla nostra parte. Se penso poi a iniziative come
IPD (Investment Property Databank) con al creazione dell'indice anche per
l'Italia, ERES - European Real Estate Society che ha scelto l'anno scorso
l'Italia per la propria Conferenza Annuale, direi che non siamo più forse un
territorio vergine da conquistare, ma un mercato da rispettare con le sue
regole e le sue opportunità per tutti i profili di investimento.
D. Cosa farebbe, per l'immobiliare, se avesse la "bacchetta magica"?
R. Bella domanda, difficile risposta da dare su due piedi. L'istinto
mi porta a dire: più spazio ai giovani e alle donne. Alle conferenze ci sono
ancora troppi capelli grigi, troppi vestiti scuri anche se poi dietro le
quinte sappiamo che ci sono tanti giovani in gamba, pieni di voglia di
lavorare e capaci. Ma le donne con i loro tailleur colorati cominciano ad
animare il panorama. e i giovani cominciano a crescere e quindi a farsi
spazio. Se mi fermo a pensarci un po' di più, direi dare più coraggio e più
spazio all'innovazione e alle idee. Le cose nuove, il rinnovamento, secondo
me, portano flussi positivi, cicli virtuosi. E il nostro mercato, che è un
mercato che ha tante opportunità nel recupero delle aree dismesse, nel
recupero delle periferie e degli immobili esitenti ma abbandonati, con il
rinnovamento potrà continuare ad avere la stessa vivacità degli ultimi 6-7
anni. Se gli investitori iniziassero ad aprirsi alle nuove opportunità
slegandosi dal solito "Central Business District" e "Milano" e "Roma", il
mercato immobiliare italiano penso potrebbe continuare a crescere e forse
con più slancio e per più tempo. L'Italia è un grande Paese. E non si ferma
a Milano o Roma o alla prima Cerchia dei Navigli o all' EUR. Ci sono tante
opportunità perchè quando si parli di mercato immobiliare italiano si possa
anche dire Bologna, Torino, Padova, Genova... e forse anche la pubblica
amministrazione potrebbe dare una mano al rinnovamento snellendo l'iter
burocratico o garantendo tempi per l'emissione dei permessi per costruire o
valorizzare. E poi, se avessi una terza possibilità come con la lampada,
tingerei tutto di rosa!
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