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	Le mie Interviste
           
	 Fondatore 
    e Amministratore della Giorgio Viganò srl, Membro di Giunta della Camera di 
    Commercio di Milano. 
	Questa intervista a Giorgio 
	Viganò ebbe luogo nel mio ufficio, il 7 aprile del 2003. Avevo, allora, un 
	progetto: quello di "sentire" coloro che, secondo me, erano stati i 
	protagonisti "storici" del cambiamento dell'industria immobiliare italiana. 
	O meglio, coloro che avevano fatto sì che l'immobiliare italiano acquisisse 
	la dignità che si merita e che oggi viene ben riconosciuta. O ancora coloro 
	che, e forse è il significato migliore, avevano "preso" una "landa desolata" 
	di business, e ne avevano fatto - anche - un luogo di cultura. Insomma, una 
	dozzina di persone o giù di lì... "Sentire" la loro storia, per farne, è ovvio, un libro. Piccolino.
 Le interviste realizzate furono diverse: in fin dei conti, questi 
	"protagonisti" li conosco uno per uno, e da decenni. Alla maggior parte di 
	loro , do del tu. E se di Milano non sono, e per Milano passano, vengono 
	magari anche a cena a casa mia.
 Poi, però, molti altri sempre più pressanti eventi mi distolsero da questo 
	che - per dirla con un' antica e felice espressione di Oriana Fallaci - 
	poteva sembrare un "orrendo progetto".
 Feci, in due anni, molte altre interviste a molte altre persone, con 
	caratteristica di attualità e non di storia, pubblicate su vari e testate 
	italiane e non; e molti "Ritratti". Concentrai gli sforzi editoriali "in 
	proprio" sul volume "Case da leggere", da me curato e pubblicato. E diedi 
	poi vita a questo sito web che ha ne "Le mie interviste" una delle pagine 
	più visitate.
 Che senso, allora, a distanza di tempo, raccogliere quelle conversazioni in 
	un volume (piccolino), quando potevano andare on line, ovunque?
 Ecco fatto.
 L' intervista a Giorgio Viganò è quindi la terza che "passo" sul mio sito ( 
	e sul numero 30 di Economia Immobiliare, - secondo semestre 2005 - che è in 
	corso di stampa ), tra quante ne realizzai nel 2003. E lo fo , con 
	l'espressa autorizzazione dell'intervistato, perchè è un documento di 
	attualità straordinaria...
 
 Quel giorno , di fronte a un registratore, Giorgio parlò per circa un' ora e 
	mezza. Fu tutto molto facile, perchè ci conosciamo e siamo amici , dal 
	lontano 1978....Giorni fa, in un momento di particolare calma, ripresi in 
	mano il nastro e, armata di pazienza e di auricolare, sbobinai. Tirando un 
	respiro di sollievo. Ora la mia coscienza è netta perchè anche l' impegno 
	con Giorgio è " saldato ". E, a oltre due anni di distanza, le sue parole 
	dimostrano appieno la sua lungimiranza , e la sua straordinaria e immutata 
	voglia di" fare ".
 
 D. Allora, Giorgio, la prima domanda è abbastanza "lampante" : com'è 
	successo che sei entrato nel mondo immobiliare ?
 R. Sono figlio d' arte, mio padre mi aveva " programmato ". Appena 
	terminato il liceo, avevo iniziato a frequentare l' Università ( Facoltà di 
	Giurisprudenza, a Milano ). Contemporaneamente sono entrato nell' azienda di 
	famiglia, dove ho cominciato subito a fare tutte le esperienze : assistenza 
	per l' ufficio legale, contabilità e amministrazione, fino ad approdare all' 
	ufficio vendite .
 
 D. Cosa faceva l' azienda di famiglia ?
 R. Mio padre compravendeva - e abbastanza cari! ... - terreni già 
	pronti, disponibili cioè già con licenza, come si diceva allora. Costruiva e 
	iniziava immediatamente a vendere, allora a 60 mila lire al metro quadrato. 
	Grandi quartieri. Servivano case , a quei tempi. Mio padre era arrivato ad 
	avere aperti 125 cantieri contemporaneamente.
 
 D. Poi?
 R. Nel '67, mentre mi stavo facendo le ossa ( in quel periodo all' 
	Università ci andavo nei ritagli di tempo, e per far gli esami ), mio padre 
	morì, ancora molto giovane. L' azienda , dal '64, non andava più molto bene 
	. Dopo aver vissuto un periodo strepitoso, si dovevano fare i conti con una 
	crisi che stava spazzando via tanti. Incominciò un braccio di ferro con i 
	soci di mio padre, perchè io avevo idee completamente diverse sul come 
	uscirne, dalla crisi. Gestivo quindi un po' la società, sistemavo ciò che 
	era sistemabile, ma intanto mi guardavo attorno. In quel tempo, feci un' 
	esperienza " esterna" molto interessante.
 
 D. Cioè ?
 R. Ero diventato consulente di Silvio Berlusconi ( sì, proprio lui ) per 
	ciò che riguardava il " non residenziale ", uffici e negozi, di Milano 2. 
	Contemporaneamente, volevo dare un senso, una figura professionale al mio 
	lavoro e , su sollecitazione di alcuni amici, nel '72 diedi l' esame per 
	diventare agente immobiliare. Sono uno degli " iscritti" più vecchi !
 
 D. Come fu l' esperienza con Berlusconi, che all' epoca faceva solo il 
	developer ? Che ricordo hai di lui ?
 R. Un ottimo ricordo. Un amico sincero, una persona che - se ancora oggi 
	incontro - ancora oggi mi saluta senza alcun problema. Molto affabile e alla 
	mano, ma anche molto accentratore. Sapeva ascoltare, ma con un orecchio 
	solo. Poi, decideva lui.
 
 D. Cosa accadde , allora?
 R. Facevamo dei progetti molto interessanti, però ....l' ho lasciai io. 
	E aprii uno studio tutto mio.Contemporaneamente, però, mi era venuta l' idea 
	di guardare ciò che succedeva fuori casa : il mondo italiano dell' 
	intermediazione cominciava ad andarmi stretto.
 
 D. Perchè nel frattempo avevi scoperto la FIABCI.
 R. Sì, l' allora Presidente italiano dell' associazione, Giuseppe Maggi, 
	voleva svecchiare un po' il Consiglio Direttivo, e così fui eletto. Anzi, 
	catapultato, nel CdA , dove - per un po' - feci il " pierino": gentile, ma 
	sempre " pierino " . Nel '73 andai al mio primo Congresso internazionale 
	della Federazione, a Parigi . E scoprii un mondo completamente diverso, dal 
	quale restai affascinato. In quegli anni cominciai a seguire i Congressi, ma 
	non solo. La stragrande maggioranza del successo professionale che ho avuto 
	, la devo alla FIABCI. Visitavo i colleghi, nei loro uffici, cominciavo a 
	rendermi conto di come lavoravano, di come erano organizzati, vedevo quali 
	servizi proponevano. Poi tornavo a casa, e copiavo.
 
 D. E, per il mondo italiano, ecco che arriva la " Cassandra "...
 R. Avevo, per dirla così, delle visioni anch'io ! Ma nel senso che 
	proponevo al mercato italiano delle cose che avevo visto! Nel '75, ad 
	esempio, avevo scoperto la " rilevazione prezzi" , e feci di tutto per 
	importare l' idea e il metodo. Ci riuscii, ma solo dopo molto tempo.
 
 D. Anche perchè l' evoluzione in questo senso dell' agente immobiliare è 
	storia molto recente. In quegli anni, la condivisione delle informazioni non 
	era un fatto comune....
 R. Se è per questo, è difficile in parte ancora oggi!
 
 D. Qual' è la cosa più importante che imparasti in quegli anni ?
 R. A " lavorare " sul cliente e non solo sul prodotto. O , meglio, a 
	lavorare sul prodotto dopo che avevi lavorato sul cliente.
 
 D. Applicasti da subito questo concetto rivoluzionario ?
 R. Sì, insieme alla " teoria della porta aperta" per cercare di favorire 
	la crescita e l' indipendenza dei miei collaboratori. Una cosa 
	difficilissima da realizzare in uno studio piccolo come il mio. Ma man mano 
	che inventavo nuovi servizi ( affittanze, gestioni ) cercavo sempre di avere 
	un collaboratore responsabile dell' intero progetto. La terza caratteristica 
	che mi piace sottolineare fu l' orientamento - da subito - alla " fascia 
	alta " della domanda. Per me, fu un fatto naturale, per la tradizione 
	familiare e per le conoscenze che avevo. Offrivo a persone che normalmente 
	diffidavano delle agenzie immobiliari una " faccia conosciuta ", una grossa 
	professionalità, e servizi cui non avevano l' abitudine. Mi creai , quindi, 
	una " nicchia" in cui, praticamente, non avevo concorrenti.
 Queste caratteristiche, nella mia azienda, valgono anche oggi.
 
 D. Torniamo alla FIABCI e alla metà degli anni '70. Andavi a spasso per 
	il mondo, seguivi Congressi, visitavi colleghi. E arriviamo alla famosa " 
	svolta del '78"....
 R. Se vuoi, per me la svolta avvenne anche prima. Ti svelo un segreto : 
	io ero timidissimo.
 
 D. Non l' avrei mai detto !
 R. Oh, sì, invece.
 
 D. Quale è stata, questa Tua svolta ?
 R. Nel '76, mentre ero a San Francisco per un Congresso, mi venne detto 
	che - in qualità di Vicepresidente della " Commissione Consulenti 
	Immobiliari " della FIABCI - avrei dovuto tenere un discorso. Mi preparai 
	ben bene l' intervento, in francese, e entrai nel Salone dove - anzicchè il 
	centinaio di persone che credevo di trovare - ve ne erano almeno ottocento. 
	Panico. La prima reazione fu di fuggire, ma poi andò tutto bene e comiciai 
	così a imparare a vincere la timidezza. Grazie a quella performance, fui 
	individuato come uno dei dirigenti che dovevano rilanciare la " Commissione 
	Europea " della Federazione. Allora, infatti, l' associazione - che pure 
	aveva una indiscutibile valenza internazionale - non venive riconosciuta 
	come capace di rappresentare , a Bruxelles, le associazioni delle 
	professioni immobiliari. Occorreva creare un organismo rappresentativo, e 
	imparare a fare lobbying : nel senso buono del termine.
 
 D. OK, questo riguardava la regolamentazione delle professioni e la 
	formazione. Che altro successe ?
 R. Divenni Presidente Europeo della FIABCI, un incarico che nessun 
	italiano aveva ricoperto prima. Con l' amaro in bocca, però. Perchè in 
	Italia non riuscivano a capire che io rappresentavo un ' opportunità. Ad 
	esempio, nella mia qualità di Presidente, venni a sapere ben presto che a 
	Bruxelles si stava discutendo della Direttiva sulle clausole vessatorie: ma 
	in Italia, quando lo dicevo, non mi stavano ad ascoltare.
 
 D. Certo che il ruolo di " Cassandra " te lo eri ritagliato bene ....
 R. Si, ma la vera Cassandra sapeva indovinare davvero. Io invece, mi 
	limitavo a ...copiare .
 
 D. D' accordo, copiavi. Ma proponevi anche argomenti non proprio 
	...graditi.
 R. Per Bruxelles, il cardine della professione doveva essere l' 
	autoregolamentazione. Gli stessi francesi, che avevano una legge molto 
	dettagliata sulla attività di intermediazione, cominciavano a sentirla come 
	una camicia di forza. Autoregolamentazione significa capacità di adattamento 
	ai mutamenti del mercato al cambiare dei tempi.
 
 D. Che stavano mutando molto in fretta.
 R. La grande paura era che un siciliano andasse a esercitare a Londra, o 
	che un francese venisse da noi....Cosa che si è verificata del tutto " 
	inattuabile " : non puoi andare a lavorare in un mercato che non conosci! E' 
	più opportuna una politica di alleanze . Un esempio : a quel tempo , Richard 
	Ellis ( la grande società inglese di consulenza immobiliare, ndr ) voleva 
	aprire in Italia, e la prima società che interpellò fu la mia . Mi 
	conoscevano. Volevano comperarmi.
 
 D. A quanto pare, però, Tu non volevi vendere, perchè poi acquistarono 
	la Arcotecnica degli altri Viganò ( Edoardo e Davide ), ed in Italia ci 
	entrarono lo stesso ...Ma torniamo alla FIABCI.
 R. Arriviamo ai tempi della presidenza italiana di Giovanni Gabetti, che 
	culminò nella presidenza mondiale. Io, Gabetti, non lo conoscevo. E non ti 
	nascondo che avevo un po' di pregiudizi nei suoi confronti. Nacque invece un 
	grosso rapporto. Paritetico, anche perchè anch' io avevo segnato - nella 
	FIABCI - un ' epoca. Ero stato il primo a entrare in Comitato Esecutivo non 
	ancora quarantenne ( gli altri componenti avevano tutti almeno 50-55 anni ) 
	e, durante l' indimenticabile congresso di Atene, nel 1980, avevo fatto 
	votare l' approvazione di Roma come sede del Congresso mondiale che avrebbe 
	avuto luogo nel 1985 . Per la prima volta, questo grande evento si sarebbe 
	svolto nel nostro Paese ! Fu un grande riconoscimento, una pietra miliare.
 
 D. Nel frattempo, però, gli studi di legge Te li eri, come dire, 
	dimenticati..
 R. Certo. Stravolto e travolto dagli eventi, il lavoro, la famiglia, 
	arrivato a cinque esami dalla laurea smisi del tutto. Sapevo però, e bene, 
	il francese. E, grazie alla FIABCI, fui costretto a imparare l' inglese.
 
 D. Arriviamo allora al famoso Congresso di Roma.
 R. I Delegati vennero da tutto il mondo. Noi, del Comitato 
	organizzatore, andavamo a dormire alle 3 di notte, e alle 7 del mattino c' 
	era il briefing....Fu un' esperienza indimenticabile che, tra l' altro mi 
	insegnò a non arrabbiarmi mai.
 
 D. Ovvero ?
 R. Quando qualcuno arrivava con un problema, e succedeva continuamente, 
	capii che se si perdeva tempo a" cercare il colpevole " , non si sarebbe mai 
	trovata la soluzione al problema. Da allora, cercare non il colpevole ma la 
	soluzione è diventato un mio credo.
 
 D. La FIABCI ti ha segnato la vita, davvero . Ma poi , con FIABCI 
	Internazionale smettesti di giocare e ne uscisti.
 R. Ecco, diciamo però che la FIABCI mi fece un ultimo regalo : Sotheby's.
 
 D. Un attimo, però. Hai mai fatto il conto di quanti appartamenti hai 
	trattato ?
 R. No, non sono mai stato forte nelle statistiche.
 
 D. Allora, come arrivasti a Sotheby's?
 R. Ero professionalmente forte nella mia nicchia . La casa d' aste, che 
	aveva un suo dipartimento specializzato negli immobili di presigio, andava 
	molto bene nel mondo, meno in Europa, e nel nostro Paese faceva pochissimo. 
	Anzi, praticamente nulla. Poichè si voleva sviluppare il business, Andrea 
	Amadesi ( allora nella Società, ora a capo di AEW Italia , ndr ) propose il 
	mio nome come responsabile per l' Italia. Eravamo alla fine degli anni '80, 
	il mercato era in pieno boom ma io cominciavo ad avvertire degli 
	scricchiolii. Cominciammo, con Sotheby's , ad "annusarci a vicenda ". Io non 
	capivo ancora bene se in questo rapporto si poteva trovare o no un business 
	interessante. E loro avevano necessità di comprendere se la mia 
	professionalità era in linea con le loro aspettative. Dopo un congruo 
	periodo di prova, decidemmo di perfezionare il contratto, ed io aprii un 
	ufficio a Roma.
 
 D. Com' era il rapporto ?
 R. A me piaceva, perchè mi consentiva una grande libertà, cosa che un 
	franchising non avrebbe concesso. E mi aprivo una " iper-nicchia". Per 
	giunta, pur avendo Sotheby's molti affiliati in Europa, mancava un 
	coordinamento " regionale", e lo feci io; creandomi anche via via una serie 
	di " sub-affiliati " ( quasi tutti di provenienza, ancora, FIABCI ), 
	perfezionando con loro accordi simili a quello che avevo io con la Casa 
	Madre. Coprii anche, e quasi completamente, l' Italia.
 
 D. In un certo senso, eri un " brand " tutto da solo....
 R. In effetti è vero. Poi , li avevo abituati a lavorare secondo il mio 
	stile, massima trasparenza , massima professionalità e massima attenzione al 
	cliente. Un cliente che, per giunta, non andrebbe mai in un' agenzia 
	immobiliare. E' stata una grande esperienza a livello umano ( ho conosciuto 
	persone interessantissime ), e ho avuto modo di vedere delle residenze 
	assolutamente incredibili. Meravigliose. Vendevamo poi, insieme all' 
	immobile, un servizio completo , fatto di mille attenzioni, e anche....un " 
	pezzetto di Italia".
 
 D. Qual'è in assoluto la cosa più bella che hai trattato?
 R. Una villa palladiana in provincia di Vicenza. Era un capolavoro. 
	Metterla sul mercato ( se così si può definire quello di Sotheby's ) 
	richiese tre anni di lavoro, ma professionalmente fu un trionfo.
 
 D. Com' erano i rapporti con gli americani ?
 R. Ottimi. Imparai due cose : la prima, che cos'è davvero la crisi, e 
	come " morde " quando arriva. La seconda, a ragionare nel senso della rete . 
	I miei " colleghi", nel mondo, avevano a volte non decine ma centinaia di 
	affiliati : tutti collegati via computer.
 
 D. Torniamo a Milano, in ambiente CAAM ( il " vecchio" nome dell' 
	associazione agenti immobiliari che ora si chiama FIMAA-Milano , ndr).
 R. Ci ho lavorato a lungo, senza ricoprire cariche particolari. La 
	soddisfazione più grande fu quella di creare la Rilevazione Prezzi, un 
	listino che negli anni è diventato sempre più importante ed è ormai un punto 
	di riferimento assoluto. Anche perchè poi, passato dall' altra parte del 
	fiume, il CAAM lo potei aiutare.
 
 D. Ecco, parliamo del passaggio sull' " altra sponda". Come andò che 
	entrasti in Camera di Commercio ?
 R. Fu una cosa abbastanza strana. In Confcommercio ( cui FIABCI faceva 
	capo), organizzavo i servizi. Un giorno mi fu " comandato " di andare alla 
	CCIAA di Milano a un Convegno dove si presentavano le linee della riforma 
	organizzativa che avrebbe interessato gli Enti camerali : lì capii che c' 
	era spazio per i servizi. Organizzai a mia volta, in un paio d' anni, la 
	bellezza di 27 associazioni : alcune erano storiche, altre le valorizzai, 
	altre le feci creare ex-novo. Facevo sistema, dunque. Quando la riforma 
	entrò a regime, si trovò naturale far entrare me, " pensionato associativo" 
	( avevo lasciato anche la guida della FIABCI Italia, che avevo presieduto 
	per due mandati ) nel Consiglio camerale. Ma anche come " incoming " nella 
	Giunta. Mi trovai così anche alla presidenza della Borsa Immobiliare di 
	Milano, Azienda Speciale della CCIAA . Imparavo un altro mestiere nuovo, 
	quello dell' " uomo pubblico". Il che significava che dovevo fare e 
	difendere l' interesse pubblico, e non più quello della sola categoria 
	associativa di riferimento. Imparai anche a lavorare con un uomo di prim' 
	ordine come Marco Plazzotta , il Deputy Manager della BIM, che era già lì 
	quando entrai io ( e che ora è DG di RAS Immobiliare, ndr) . Inoltre , si 
	trattava di dare un po' di cultura immobiliare alla Camera, che non ne aveva 
	affatto, di immobiliare - pur avendo proprietà significative - non si era 
	mai occupata.
 
 D. Come ci riuscisti, se ci riuscisti ?
 R. Avevo un rapporto davvero favoloso con l' allora Segretario Generale 
	della CCIAA, Daniele Melegari. Riuscii a convincerlo, e a convincere l' 
	Ente, a finanziare lo sviluppo di ricerche e altri servizi, ad esempio l' 
	"Osservatorio"- OSMI; e a portare le iniziative milanesi alla visibilità 
	internazionale : nel caso specifico, al MIPIM , la grande Fiera del Real 
	Estate di Cannes. A quell' epoca, la BIM era composta di fatto solo da 
	Plazzotta e me : fu un periodo di lavoro pazzesco. Furono primo passi, di 
	lavoro da fare ne restava ancora tanto, in mezzo a mille difficoltà, perchè 
	i protagonisti ( o i co-protagonisti ) erano convinti della bontà del " fare 
	rete", ma non lo chiedevano. Personalismi ? Forse. E poi impostai i rapporti 
	con l' Agenzia del Territorio, soprattutto in funzione della Rilevazione 
	Prezzi.
 
 D. Bene, i prezzi. Parliamo un po' di mercato immobiliare...
 R. Oggi, 7 aprile 2003, siamo alle " ore 12 e un minuto". Il mercato non 
	può che fermarsi, nel senso che i prezzi hanno raggiunto la soglia di 
	resistenza. Lo si vede dai dati sui mutui ( che si stanno allungando nella 
	durata ), e dall' arresto dei canoni locativi, che non potranno che 
	scendere. Come scenderanno le aspettative di crescita a due cifre , sono 
	troppo alte. E' una limatura quella che la gente percepirà, e allora la 
	domanda è : tenere la " linea del Piave ", o fare una onorevole marcia 
	indietro, senza però una " Caporetto " ? Bisogna cominciare a pensare che il 
	capital gain si fa se si è davvero capaci di valorizzare .
 
 D. Dicono in molti che i prezzi non hanno ancora ragggiunto i livelli 
	del 1991...
 R. Ma siamo davvero sicuri che quei picchi debbano per forza essere un 
	punto di riferimento ? Per me, hanno rappresentato una bolla che poi si è 
	sgonfiata davvero. La bolla , cerchiamo di non rifarla.
 
 D. Qualcuno non sarà d' accordo, Ma non mi stupisce. Tu, nel settore, 
	hai avuto molte esperienze positive, ma anche scontri molto vivaci...
 R. E' vero, e sempre con mio grande stupore.
 
 D. Che chiave di lettura dai, di questo "fenomeno"?
 R. Forse sono sempre stato troppo " indipendente " e mai " merce 
	acquistabile sul mercato ". Inoltre, è difficilisssimo convincermi di una 
	cosa se io sono convinto del contrario.
 
 D. Carattere tosto.
 R. Il che può dar fastidio a tanta gente. Con alcuni, gli screzi sono 
	stati inevitabili, ma " dichiarati". Con altri ? Proprio non sono riuscito a 
	capire: forse dava noia io fatto che io arrivassi, diciamo con apparente 
	naturalezza, a ottenere cariche cui altri non sarebbero arrivati mai.
 
 D. Invidia ( quella " buona", si intende ) e gelosie : quando emergi, 
	non puoi sempre accontentare tutti ! Ma hai avuto anche molti riconoscimenti 
	, e in molti Ti devono riconoscenza. Anche se si sa che la riconoscenza non 
	è di questo mondo....
 R. Sì, testimonianze di stima e anche affetto ne ho avute :questa 
	intervista con te, oggi, ne è un esempio... Ma è vero che non ho mai cercato 
	lo scontro con nessuno, mentre mi sono spesso trovato a dover gestire 
	situazioni di conflittualità.
 
 D. Hai sempre avuto, tra l' altro, ottimi rapporti con la Stampa.
 R. Fu dall' inizio una scelta aziendale. Bisognava , se si aveva 
	qualcosa da dire, essere Presidente di qualcosa , altrimenti non ti 
	ascoltavano. Per essere citato, dovevi produrre materiali da citare. 
	Cominciò a funzionare già dalla fine degli anni '70. E la gente cominciava a 
	pensare «lo vediamo, lo leggiamo spesso, dice cose sensate che condividiamo» 
	e veniva in ufficio da me..... Ho lavorato molto per le associazioni, ma ho 
	anche ricevuto tanto.
 
 D. Il tuo rapporto con l' insegnamento, ora. Ti piace insegnare ?
 R. Ai miei collaboratori ho sempre voluto far vedere di persona cosa 
	facevo e come lo facevo; se lo facevo bene, dovevano " imitarmi". Certo, di 
	sbagliare capita a tutti.
 
 D. Hai mai pensato a una carriera politica ?
 R. Mi è sufficiente il ruolo cui sono arrivato : in fin dei conti, 
	essere nella Giunta della CCIAA è un ruolo politico. Occorre saper trovare 
	soluzioni mediane, che possano non scontentare e possibilmente accontentare 
	un po' tutti. Non mi pare che questo, nella politica astratta, sia 
	possibile. E, per ragioni di partito, mi sarebbe troppo difficile. Ci 
	provai, comunque, una volta, molti anni fa, candidandomi al Consiglio 
	Comunale. "Raccattai" anche, mi pare , circa 400 voti. Anche se per il 
	futuro non si può escludere mai nulla, ciò che ho mi basta e mi avanza.
 
 D. Credi nell' amicizia, nel senso associativo del termine ?
 R. Se qualcuno vuole farsi avanti ed è disposto a lavorare sul serio, è 
	stupido dargli contro. Ed è troppo faticoso mentalmente...
 
 D. Parlavi prima di valorizzazione immobiliare , e ne ne sei già 
	occupato.
 R. E' per me un punto di arrivo, il coronamento di un ' attività 
	professionale a molte sfaccettature. E' accaduto per caso ( ma anche questo 
	l' ho imparato all' estero! ) quando, chiamato dal Tribunale Fallimentare di 
	Milano per peritare un' area complessa, quella dell' ex-Sieroterapico, a 
	Milano ( acquistata poi in asta, nel mese di aprile 2003 , dal Gruppo 
	Statuto ndr ) , convinsi il Tribunale a fare un' operazione impensabile, mai 
	tentata prima. .... Vendere l' area così com' era, secondo me, era assurdo. 
	La pratica " scottava " per le note vicende. Cercai di convincere gli 
	assessorati all' urbanistica dell' epoca che bisognava percorrere una strada 
	diversa, ma molto complessa . L' azione di valorizzazione ( mettere in 
	vendita il bene solo dopo aver trovato il modo lecito di farne qualcosa d' 
	altro ) mi riuscì con l' assessore Lupi, il quale capì l' operazione e si 
	adoperò per trovare le soluzioni. Ora l' ex- Sieroterapico va in asta ( non 
	si è mai vista, a Milano, un' asta di tale importo ) e secondo me la 
	metodologia che abbiamo stuudiato sarà applicabile anche in altre situazioni 
	simili. L' esperienza della valorizazione aggiunge ogni volta una fetta di 
	conoscenza nuova, nella più totale trasparenza. Questa vicenda mi ha dato 
	quindi una doppia soddisfazione , perchè mi ha anche permesso di insegnare 
	un po' di marketing urbano alla Pubblica Amministrazione.
 
 D. Tu hai due figlie, e la primogenita, Benedetta, lavora con te già da 
	tempo.
 R. Sì, è stata una scelta sua, ha iniziato dal gradino più basso e ora 
	gestisce tutti i rapporti anche internazionali che ho con Sotheby's. Non me 
	l' aspettavo, puntavo di più su Ludovica, che mi somiglia- come carattere - 
	di più. Invece la secondogenita si occupa di comunicazione ma non escludo in 
	futuro un suo coinvolgimento nell'azienda. Ne sarei contento : ho la 
	convinzione di aver creato, nella mia vita professionale, qualcosa che mi 
	potrebbe sopravvivere.
 
 (a cura di Paola G. Lunghini)
 
 
 
 
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