Le mie Interviste
Di origine italo-francese, Mauruce Kanah vive e lavora tra Milano e Roma.
Dopo la Laurea in Architettura, conseguita al Politecnico di Milano, negli
anni 1973-74 partecipa alla redazione della rivista "Urbanistica a Milano.
E' Assistente alla Cattedra di Composizione Architettonica presso la facoltà
di Architettura del Politecnico di Milano fino al 1979. Contemporaneamente
intraprende la libera professione, e dal 1991 è Socio fondatore,
Amministratore Unico e Direttore Tecnico della Kconsult Engineering Srl.
Nel corso della sua pluriennale attività si è occupato e si occupa di
urbanistica, di architettura e di progettazione di interni, ha una
particolare esperienza in merito alle problematiche del restauro e del
riuso, del recupero di edifici industriali collettivi e di servizio, di
edilizia ospedaliera, della ristrutturazione tecnologica ed impiantistica,
della sistemazione di grandi uffici e di complessi produttivi, di
progettazione di infrastrutture pubbliche. Già Membro in qualità di esperto
del Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato alle Opere Pubbliche
per il Lazio, dal 1996 è Membro in qualità di esperto della 1ª Sezione del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Maurice Kanah ha sviluppato e sviluppa la sua ricerca teorica ed operativa
su temi di architettura e innovazione, sulla gestione del progetto, sulla
qualità tecnologica in funzione della componentistica e dei materiali
innovativi. Già consulente del Ministero degli Affari Esteri, è dal 2001
Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione del Palazzo della
Farnesina e delle Sedi distaccate.
D. Fai l'architetto-manager, ma un architetto è pur sempre un
architetto, anche se è anche manager. Qual'è la Tua idea dell' architettura,
oggi, qual'è il suo "senso"?
R. Partecipare alla modellazione dello spazio è sicuramente un
esercizio di grande impatto emotivo, sia per i tecnici del settore, ma anche
per tutti coloro che avessero voglia di concentrarsi in un gioco nello
spazio per lo spazio. Questa considerazione esplicita il ruolo di empatia
tra aspetti umani ed architettura. La mia formazione fa riferimento ad una
cultura razionalista con una infiltrazione di una scienza contemporanea,
spesso immanente, la quale irrompe nella ricerca compositiva in un gioco
legato alla sperimentazione delle tematiche poste dalla immaginazione
poetica in un continuo spazio/temporale. Il processo della conoscenza
diventa così una filosofia di vita, dove è indispensabile essere presenti,
presenti all’immagine, nell’estasi provocata dalla novità della propria
essenza.Da questo primo approccio alla tematica posta, si evince la
complessità di un ruolo e di una fenomenologia legati ad aspetti creativi,
come prodotto diretto del cuore, dell’anima, dell’essere umano, colto nella
sua attualità.Per concludere: il gioco ancora più coinvolgente è dare
l’irrealtà all’immagine legata ad una forte realtà che vuol dire portarci
nel soffio della poesia.
D. Architettura: quale il rapporto, in particolare, con l'ambiente?
R. L’impatto sull’ambiente è particolarmente invasivo sia dal punto
di vista della sua massa, che dell’inquinamento da assorbimento energetico.
Un buon progetto può averenello spazio un ruolo colloquiale con il suo
intorno, quindi meno stressante per la spazialità ambientale, ma pur sempre
invasivo.Per meglio evidenziare l’ultima considerazione è necessario
conoscere il Guggenheim di Bilbao, progettato da O’Ghery. Tornando
all’inquinamento della nostra città che è in forte aumento con delle punte
che rendono irrespirabile l’aria, questa situazione è dovuta ad una grande
assenza delle istituzioni, ma anche ad una grande impreparazione culturale e
tecnica dei nostri architetti ed ingegneri. Da tempo mi occupo di strutture
passive, ma con scarso interesse da parte dell’Amministrazione Pubblica.
D. Edifici "per collettività" (penso alla Cattedrale di Brasilia, ma
anche un albergo a sette stelle a Dubai): c'è una nuova simbologia?
R. Storicamente la simbologia ha sempre avuto un ruolo portante
nell’immaginario collettivo; oggi come nel passato l’espressione del potere
materiale ed immateriale ha trovato nell’architettura un grande strumento di
comunicazione (in S. Giminiano, La Caupola di S. Maria del Fiore, la
Muraglia cinese, ecc.).
D. Cosa c'è, se c'è, di sbagliato, nell'architettura contemporanea?
R. Non credo che si possa parlare di architettura sbagliata. Penso
che i progettisti facciano poca ricerca e che spesso siano modaioli. Questo
è grave perché spesso il risultato provoca un impatto nell’ambiente
fortemente negativo.
D. Hai dei "modelli" di architetti, chi Ti ha influenzato di più?
R. L’architetto di riferimento culturale più importante nella mia
formazione è l’architetto Marco Porta, che voglio ricordare per due libri
formativi per la conoscenza dell’architettura: "Città museo ed architettura"
e "L’architettura di Ignazio Gardella".
D. Che tipo di edifici Ti piace più progettare e realizzare?
R.Tendenzialmente ho più piacere a progettare ciò che non ho mai
progettato.
D. Quali materiali prediligi , e per che cosa?
R. Sono alla continua ricerca di materiali che possano essere
malleabili nell’uso.
D. Cosa Ti piacerebbe progettare, tra le tipologie che non hai ancora
fatto? Mario Botta, ad esempio, mi ha dichiarato che vorrebbe poter
realizzare un Convento...
R. Botta vuole progettare un convento forse perché "l’ultima opera"
di Le Corbusier, il convento "la Tourette" è un riferimento storico
importante (non è vanitoso!). Il mio desiderio sarebbe di progettare una
chiesa per mettere in luce alcune interferenze di tipo filosofico
particolarmente interessanti, dovute alla nuova e ritrovata qualità
liturgica.
D. Hai mai realizzato, da designer, oggetti di uso quotidiano?
R. Nel passato ho progettato per Tecno dei sistemi per uffici.
D. Che "peso" ha per Te la firma di un grande o noto architetto nel
valore commerciale di un edificio?
R. Personalmente nessuno, se non la curiosità di scoprire come è
stata risolta la qualità architettonica.
D. L'Italia sembra attraversata - dopo anni di immobilismo - da una
nuovo fervore immobiliare, cui si unisce un vero e proprio furore
architettonico: si parla addiritttura di "nuovo Rinanscimento". Che giudizio
dai di questo "fenomeno"?
R. Il rinnovamento inteso come valore antropocentrico, è lontano da
esserlo. E’ vero che il fenomeno della produzione architettonica è
particolarmente vistoso, ma ancora oggi i grandi progetti non sono stati
realizzati se non la nuova Fiera di Milano. La Fiera in particolare è un
progetto di qualità, se pur tardivo, ma con dei contenuti di speranza, di
rilancio della nostra economia talmente vasto che assume uno spessore forse
unico nel panorama nazionale. Voglio dire che il processo di
riqualificazione delle nostre città o del tessuto urbano ha forse solo 5
anni di storia ed è poco per fare un bilancio culturale.
D. In Italia stanno operando moltissimi architetti stranieri, da
Foster a Liebeskind, da Tange Jr a Zaha Hadid. Stanno facendo di tutto :
masterplan, nuovi city quarter, alberghi... Che spazio dovrebbero, allora,
conquistare gli architetti italiani?
R. Gli architetti italiani hanno tutte le capacità per essere degli
ottimi progettisti, peccato che spesso siano esonerati a partecipare ai
grandi progetti, ma di questo fenomeno sono responsabili le Istituzioni che
spesso si comportano in modo retrivo.
D. L' architetto sembra aver assunto, da noi, il ruolo di opinion
maker e non solo di opinion leader. Si organizzano dibatti, conferenze
dedicate non solo ai temi dell' architettura, ma anche ad altro, e l'
architetto è sempre più presente, sempre più invitato, sempre più
intervistato. Che ne pensi di questo atteggiamento, che molti definiscono
eccesso di "protagonismo", per uno che fa il Tuo mestiere?
R. Spesso i contenuti culturali di questi interventi sono privi di
qualità e quindi di poco interesse. Mi ricordo di un intervento dell’Arch.
Michael Graves alla Triennale di tanti anni fa. Sembra un sogno
irripetibile…
D. Grattacieli o non grattacieli: è questo il dibattito, oggi, a
Milano. E' noto che il Sindaco Gabriele Albertini ama lo sky-line di
Manhattan e vorrebbe una Milano con molti grattacieli (oltre a quelli già
"programmati"). Qual'è il Tuo parere ?
R. Grattacieli si e no, è una problematica falsa. Un buon progetto
non si misura in altezza; forse sarebbe opportuno porre il problema in modo
diverso: dove collocare superstrutture a Milano? Questo è un problema che mi
sembra decisamente trascurato.
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