Editoriali
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La nuova Bocconi: un vero
museo d’arte contemporanea di Lorenzo Taini |
31/10/2008 Laureato all' Accademia di Brera, artista e scrittore, Lorenzo Taini (30 anni, milanese ) collabora da tempo con Paola G. Lunghini by Internews. Per quanto "Una Carezza In Un Pugno" stia di diritto tra i capolavori del Ventesimo Secolo "il cantante" si sbagliava; e non è tanto per una questione di ruoli e competenze. Non si tratta qui di stabilire chi abbia più diritto a dir la sua, se sia degli architetti il compito di parlar di architettura, dei cantanti di parlare di canzoni e dei fornai di discutere riguardo le panacee tutte. Sfido architetti, cantanti, panettieri e magari anche qualche studente bocconiano a farsi una passeggiata come quella di Aldo Palazzeschi nell’omonima poesia futurista e di venirci a dire poi, se è parso loro di farsi un giro nel ventre di un mostro di cemento o se anche alle loro gambe è sembrato finalmente di muoversi al ritmo dei tempi in cui viviamo. Pare di stare nell’atrio di qualche museo di Berlino: pietra opaca e vetro, spazi giganteschi tagliati a linee dure di marmo riflettente. Pieni e vuoti che si alternano sospendendo forme e volumi che sembrano poter slittare uno sull’altro (il palazzo non poggia su pilastri ma è fatto di elementi flottanti e mobili). E tutt’intorno una quantità di opere d’arte contemporanea, pezzi anche recenti di maestri conosciuti ed esposti nei principali musei del mondo. Opere prestate dal Conte Panza di Biumo (la collaborazione del grande collezionista con l’Università Bocconi era cominciata qualche anno fa, con l’inaugurazione dei nuovi ingressi su via Sarfatti), dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro e dall’Associazione Contemporanea, cordata di galleristi e collezionisti che presteranno a rotazione le loro opere. Si è detto, durante la presentazione di questo fantastico edificio disegnato da Yvonne Farrell e Shelley Mc Namara, che la presenza massiccia di opere d’arte non è altro che il completamento della funzione pedagogica che l’Università ha nel suo stesso DNA. Si è detto che l’Università Bocconi educa i propri studenti e li trasforma nella "nuova borghesia", ed è consolante l’idea di un futuro in cui la classe dirigente sia educata all’estetica del proprio tempo, che si consideri l’arte come il tassello fondamentale per capire il presente e intuire il futuro. Viene da pensare non sia un caso che "Costruttivo Trasformabile", una grande scultura di Nicola Carrino poggiata sotto la parte sinistra dello scalone, sembri un modulo staccato dal progetto degli architetti irlandesi, come un tassello pescato dallo stesso immaginario, dalla stessa parte della luna. Viene da pensare che la sequenza di Sol Lewitt che trasforma un segno in una musica per gli occhi, così come gli esplosivi lavori di Giuseppe Spagnulo o la forma sagomata in ferro giallo di Gianfranco Pardi siano sempre state lì dove sono, in questo palazzo che per sembrarci sceso dal futuro si riempie e si adorna di quanto gli artisti van facendo da ormai un quarantennio e che ai cantanti sarà dato di comprendere chissà, forse tra altri quarant’anni. Quando l’orizzonte sarà cambiato, come suggerisce al nostro sguardo il lavoro di Cristiane Beer, quando saremo capaci di contorcere il nostro pensiero come fa il gigantesco ferro di Mauro Staccioli poggiato a una colonna del Foyer; "uguale e contrario" si intitola, come quando ci si ricrede o si cambia idea. Paul Virilio ha scritto che <<resta il presente da abitare (…) dobbiamo vivere nella nostra dimensione, in un mondo finito. Siamo obbligati all’intelligenza>>, la nuova Bocconi pare lo spazio più indicato in città per far questa utilissima ginnastica di idee. |