di Roberto
Benaglia, Presidente Comitato Tecnico-Scientifico di EIRE-Expo Italia
Real Estate
Come tutti gli anni, la
pausa delle vacanze estive sancisce il termine della prima parte
dell’anno di attività e invita inevitabilmente a riflettere su quanto è
avvenuto e su come affrontare la restante parte dell’anno.
Molte sono le considerazioni che possono essere fatte su questo 2009,
nato nel bel mezzo della più profonda crisi che la nostra generazione
abbia sperimentato, ma carico di speranza e di rinnovato spirito di
ripresa e recupero.
Devo dire che personalmente questa prima parte di anno è stata così
rivoluzionaria da farmi quasi sentire come rinato a una nuova vita,
naturalmente in termini professionali, e certamente ha contribuito a
questo sentimento il rinnovato e maggiore impegno nell’ambito di EIRE.
Raccogliere l’eredità di Presidente del Comitato Scientifico e succedere
a un eccellente accademico e grande esperto del “Real Estate” quale il
Professor Tronconi è cosa di non facile applicazione. Non mi fanno
difetto l’entusiasmo e la voglia di fare, e per il resto so di poter
contare sull’esperienza e la professionalità di un gruppo di eccellenza
che, oltre a esprimere professionalità di elevatissimo prestigio
nell’intero spettro del mondo immobiliare, ha dimostrato di essere un
gruppo coeso e legato da profondi sentimenti etici e morali.
Come detto, il periodo pre-vacanze induce a riflettere sulla prima parte
dell’anno, e nello specifico vorrei fare alcune considerazioni sulla
quinta edizione di EIRE recentemente conclusasi, che a mio avviso
rappresenta ormai a buon diritto la sintesi del mondo immobiliare
italiano e non solo.
Non intendo soffermarmi sui dati numerici di presenze, visitatori ed
espositori che, ancorché di grande soddisfazione, non potevano non
risentire del grave momento di contrazione del mercato.
Voglio viceversa sottolineare la qualità delle presenze a EIRE, e ancora
di più lo spirito e la sensazione che si percepiva nei saloni della
Fiera. Un nuovo modo di partecipare è emerso chiaro ed evidente: chi ha
partecipato a EIRE 2009 ha di fatto contribuito a far nascere un nuovo
modo di fare l’Immobiliare, non più solo ed aridamente ancorato al
concludere affari e lucrare sull’occasione di un business isolato.
Quest’anno abbiamo tutti capito che per ritrovare l’importanza e la
dignità che questo settore merita, bisogna imparare a fare squadra,
diventare una Community, guardare alla salvaguardia e trasformazione del
territorio e delle sue risorse in modo corporativo e non più speculativo
come troppe volte è avvenuto, e come molta parte della società
industriale gli attribuisce.
EIRE è stata all’inizio una sfida, poi nel tempo è diventata il “
salotto buono”, dove incontrarsi e parlare d’affari, ma questo modello,
comune a troppe analoghe manifestazioni nel mondo, mostra ora i suoi
limiti.
L’immobiliare non è un comparto industriale con produzione di larga
scala e con necessità distributive capillari. Il professionista
immobiliare, nelle sue molteplici forme, contribuisce alla
trasformazione del territorio.
A dispetto dell’importante contributo che il comparto immobiliare e
delle costruzioni ha storicamente dato all’economia del Paese, sia nella
creazione di ricchezza che nel garantire occupazione, non ha mai saputo
garantirsi la dignità di industria e la sua rappresentatività negli
ambienti decisionali è conseguentemente sempre stata molto limitata.
Il periodo che stiamo vivendo ci ha fatto riflettere, e certamente ne
usciamo con alcune chiare intenzioni, prima fra tutte quella di
ripartire rafforzati dal momento di difficoltà, e questo lo sappiamo
bene può avvenire solo attraverso l’innovazione e la consapevolezza dei
ruoli e dei mezzi.
Fare “immobiliare” per troppo tempo è stato solo sviluppare progetti. Lo
sviluppo è e rimane una parte fondamentale del sistema, ma solo se
accompagnata della consapevolezza della responsabilità che lo sviluppo
ha nella trasformazione del territorio e con esso della struttura
economica del paese.
L’uso del territorio e la sua trasformazione rappresentano, come è
facile capire, il filo conduttore di flussi di ricchezza o di povertà,
induce fenomeni migratori capaci di popolare o spopolare una regione.
Questa è una responsabilità troppo grande da lasciare a chi non abbia,
come i veri professionisti del mondo immobiliare, i giusti requisiti di
etica ed equità, che non significa non guardare con il dovuto rispetto
alla produzione del reddito e quindi di nuova ricchezza.
Ma non solo, fare comunità significherà porre attenzione allo scambio di
esperienze, alle possibili collaborazioni alla comune fattorizzazione
delle molteplici forme di lavoro che sono presenti nella filiera
immobiliare sia di componente privata che pubblica.
E ancora,la valorizzazione del patrimonio degli enti territoriali sia
del nostro paese che più in generale dell’intero bacino del Mediterraneo
che meglio di altri ci identifica per cultura e civiltà.
Senza dimenticare il coinvolgimento del mondo accademico nell’importante
ruolo di formazione dei nuovi interpreti, nonché nella creazione di
centri di eccellenza per la diffusione della cultura immobiliare,
attingendo non solo al prestigioso corpo docente, ma anche mutuando
esperienze di chi ogni giorno si confronta concretamente con le
tematiche immobiliari.
E infine, ma certamente non ultimo per importanza, sarà strategico
favorire un più intenso scambio di idee, investimenti e qualunque altra
forma di coinvolgimento con gli altri Paesi, siano essi emergenti o
stabilizzati, al fine di costituire e migliorare un interscambio di
risorse che allarghi il mercato immobiliare e crei nuove aree di
opportunità.
Questo e molto altro sarà materiale di studio e riflessione certamente
per la preparazione di EIRE 2010, per farne una manifestazione che si
distingua dalle altre e che sempre di più diventi un contenitore di idee
ed un laboratorio di innovazione, con l’ambizione di diventare “il
Luogo” ove nascono le nuove idee, si sperimentano nuovi percorsi e
quindi dove bisogna essere presenti per cavalcare l’onda della vera
innovazione.