Editoriali
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"Piano Casa": un commento di Assoimmobiliare! |
08 maggio 2009 L’approvazione del DPCM “Piano nazionale per l’edilizia abitativa (di cui all’art. 11 DL 112/2008, convertito – con modificazioni – nella legge 133/2008)” avvenuta oggi da parte del CIPE, avvia concretamente il Piano Casa del Governo. È occorso quasi un anno e, comunque, bisognerà attendere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, che seguirà alla firma del Presidente del Consiglio dei Ministri. Auspicando che non sorgano altri ostacoli, possiamo osservare che le numerose novità introdotte, rispetto alle prime versioni, sono da salutare positivamente, in quanto il provvedimento sembra guardare con più attenzione al mercato. In particolare: 1- Il Piano Casa, con il contributo fondamentale della Cassa Depositi e Prestiti, potrebbe divenire lo strumento di facilitazione finanziaria degli interventi di housing sociale che, in una ottica di efficienza, non potranno che essere gestiti a livello territoriale dalla nuova industria dei Fondi Immobiliari. Una industria nata da meno di dieci anni, che oggi conta numerose SGR che gestiscono più di 200 fondi immobiliari, proprietari di immobili quasi esclusivamente non residenziali per un valore di circa 34 miliardi di Euro. Farà solo bene all’efficienza complessiva del Piano casa che le SGR di fondi immobiliari siano messe in competizione fra di loro e indotte a costituire fondi che investiranno in abitazioni da dare in locazione, premessa questa indispensabile per riportare gli investitori nel settore residenziale ridando respiro a un comparto come quello della casa in locazione sempre più esiguo. “Nelle città dove saranno realizzati gli investimenti di housing sociale è da evitare che la loro gestione venga messa nelle mani di improvvisati operatori nati ad hoc (magari pubblici), bensì affidata, con meccanismi competitivi, agli operatori più efficienti. Gli attori del Piano sono principalmente due: l’SGR della Cassa Depositi e Prestiti, che investirà nei fondi immobiliari locali, non più del 40 % in ogni singolo fondo, e le Società di Gestione che già operano efficientemente sul mercato. 2- Il DPCM, poi, individua correttamente uno dei maggiori ostacoli attuativi per interventi complessi di riqualificazione territoriale, come dovranno essere quelli di housing sociale che si andranno a realizzare nelle “cento città” italiane: quello dell’incertezza dei tempi. “Si tratta di un punto qualificante del Piano” ha affermato il Presidente di Assoimmobiliare, Gualtiero Tamburini “ un punto sul quale abbiamo recentemente richiamato l’attenzione con una ricerca sui tempi di gestione dei permessi edilizi delle Pubbliche Amministrazioni, tempi che mediamente si avvicinano all’anno e che, come ha recentemente evidenziato la Banca Mondiale, costituiscono un fattore negativo per la competitività dell’intera economia italiana”. Contro l’incertezza e la lunghezza dei tempi viene infatti previsto (art. 10) che il Ministero delle Infrastrutture, in caso di ritardi nell’attuazione del Piano, possa avvalersi di poteri sostitutivi attraverso l’azione di Commissari all’uopo nominati. 3- Ancora, il DPCM rinvia al lavoro di un apposito Gruppo di lavoro la puntuale definizione dei Criteri di valutazione delle SGR che avranno il compito di gestire i fondi immobiliari ed il Regolamento quadro, compito quanto mai altamente professionale, che si auspica venga realizzato anche con la partecipazione e la consulenza degli operatori, dato che toccherà alle SGR di individuare i progetti meritevoli e promuoverne l’attuazione, ma anche, ha aggiunto Tamburini commentando il punto “di stimolare nel territorio la predisposizione di iniziative in linea con i più avanzati principi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale”. 4- Un fondamentale ruolo strategico è poi attribuito a un “Comitato paritetico” che avrà il compito non solo di monitorare l’andamento del Piano, ma anche e soprattutto di studiare quali nuove iniziative potranno essere varate per l’ampliamento del Piano casa stesso – e anche qui il colloquio con le forze imprenditoriali per renderlo effettivamente operativo ed efficace sarà decisivo - affinché esso assuma una misura adeguata a soddisfare le esigenze del Paese, esigenze che si collocano certamente al di sopra del milione di abitazioni da offrire in locazione ed alle quali la strumentazione e le risorse al momento messe in campo possono offrire un contributo che si stima, nella migliore delle ipotesi, nell’ordine delle 20 mila abitazioni. “Il piano casa delle cento città” secondo Tamburini “dovrà innovare in una serie di campi come quelli fiscali, finanziari, urbanistici (nell’ambito delle competenze regionali) e locativi. Solo con una forte innovazione a tutto campo capace fra l’altro di immettere a servizio dell’housing sociale le aree edificabili pubbliche, come quelle a standard, si potranno ricreare le condizioni perché gli investitori istituzionali tornino a investire in abitazioni per la locazione”. La dimensione della crisi economica attuale esige peraltro risposte coraggiose, forti e tempestive. Oggi la possibilità che il calo dell’attività edilizia e immobiliare si ripercuota in una perdita di almeno 250 mila posti di lavoro nel 2009 e conseguente forte caduta del PIL è, in assenza di un intervento straordinario, piuttosto elevata. Posto che le risorse finanziarie pubbliche sono insufficienti è necessario puntare sulla capacità di attrarre capitali privati, italiani e stranieri. Veicoli come i Fondi immobiliari o le SIIQ (Società di Investimento Immobiliare Quotate), se opportunamente incentivati, possono essere gli strumenti più efficaci per far tornare la fiducia facendo ripartire l’economia del Paese anche grazie alla realizzazione di un grande Piano casa da un milione di alloggi. |