| (21 aprile 2009) di Lorenzo Taini, redazione di Economia Immobiliare
 
	L’arte e la città. Oppure come e 
	quanto la città cambia con l’arte. Era questo il tema cui girava attorno il dibattito organizzato da 
	Assimpredil-ANCE all’interno della rassegna “Seven To Nine” (segmento 
	temporale che invita da tempo a riflettere su un tema dell’urbanità e del 
	vivere).
 Ospiti della serata, Emilio Battistini, Gianni Bolongaro, Alberto Garutti, 
	Bartolemeo Pietromarchi (critico d’arte e curatore) e Paola Bellaviti 
	(architetto e docente al Politecnico di Milano).
 Secondo Battistini, architetto, urbanista e designer, Professore ordinario 
	alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano <<la città 
	rappresenta sempre una forma d’arte perché è essa stessa opera collettiva in 
	continuo mutamento>>, e sta proprio agli attori di questa collettività il 
	compito e il dovere di rivolgere la propria attività verso l’esterno, 
	trasformando il proprio vissuto in partecipazione culturalmente attiva. Il 
	dramma della città milanese è infatti , secondo Battistini, l’assenza di una 
	attività culturale stimolata e voluta dai produttori di cultura e non dalle 
	istituzioni.
 Il lamento giustificato e malinconico di chi ricorda la Milano capitale 
	culturale europea degli anni Cinquanta e Sessanta si scontra in queste 
	settimane con l’esempio tipico d’evento che l’attuale sistema culturale è in 
	grado di produrre: sono infatti i giorni del Salone del Mobile che "infesta" 
	la città di apparati effimeri , destinati più all’addobbo che all’arredo 
	urbano.
 Ed è di questa cultura prodotta con la medesima schizofrenia con cui viviamo 
	che parla Alberto Garutti , quando suggerisce di <<caricare il senso di 
	artisticità>> lavorando alla fine della dittatura della creatività in cui 
	siamo. <<La creatività non permette lo spirituale>>.
 Garutti è artista (tra i pochi in Italia) di fama mondiale e insegna 
	all’Accademia di Belle Arti di Brera e allo IUAV di Venezia. Il suo è un 
	lavoro che parte dal quotidiano tecnologico e sempre ritorna al quotidiano 
	in senso schiettamente umano. Installazioni che creano fulmini o che 
	reagiscono ogni volta che nasce un bambino in un’area circoscritta attorno 
	all’opera.
 Ma quello di Assimpredil-ANCE non vuole essere un dibattito sulle "singole 
	opere pubbliche", ma piuttosto un punto fermo che stabilisca le metodologie 
	di base cui riferirsi ogni volta diversamente in funzione dei contesti 
	pubblici in cui operare : << intervenire nello spazio pubblico significa 
	sempre assumersi delle responsabilità che obbligano a diversificare 
	l’approccio metodologico che si userebbe in un museo>> (Garutti).
 Concreto e meravigliosamente logico il discorso di Gianni Bolongaro, ex 
	businessman votato al collezionismo, proprietario di uno dei più grandi 
	parchi d’arte del mondo, il "Parco di Arte Ambientale" a La Marrana di 
	Montemarcello (La Spezia). L’esperienza e la gestazione di questo giardino - 
	ospitante 35 sculture di 19 artisti di tutto il pianeta- ha fornito a 
	Bolongaro il pretesto e l’opportunità di far sconfinare il suo collezionismo 
	verso il mecenatismo vero e proprio. <<Il dovere di rendere alla comunità 
	ciò che la comunità ti ha reso possibile costruire>>.
 Istituendo il “Premio Artista + Architetto” il Parco de La Marrana di 
	Montemarcello ha in pratica creato un sistema automatico di valorizzazioe 
	dello spazio pubblico.
 Far partire un progetto contemplando dall’origine un intervento artistico 
	regala al Comune interessato una “piazza d’arte” a parità di costo di un 
	progetto “normale”, e fornisce la possibilità di una ricchezza culturale 
	fatta con gli strumenti del contemporaneo. Strumenti che si fanno forti del 
	loro essere discutibili e mutevoli.
 Questo sistema trasforma gli spazi pubblici in luoghi capaci di possibilità 
	future.
 Comprare opere già note, accettate dal gusto comune e dalla storia e 
	innalzarle su piedistalli al centro di una piazza trasforma invece luoghi 
	votati alla dinamicità in stantie stanze di museo.
 L’arte cambia il luogo in cui esiste ed esiste in funzione del luogo che 
	cambia.
 
 
 |