14 novembre 2012
		
		a cura dell’ Ufficio Stampa della Federazione
		
		La tesi del Governo Monti, secondo cui la pressione fiscale italiana 
		sugli immobili
		rappresentava un’anomalia rispetto alla media internazionale dei Paesi 
		sviluppati, era infondata.
		E’ quanto risulta dalla pubblicazione “Miti e realtà della tassazione 
		degli immobili in Italia. Il confronto internazionale”, presentata oggi 
		a Roma dagli autori Francesco Forte, Domenico Guardabascio e Loana Jack.
		La nuova tassazione immobiliare – è la tesi espressa nel volume – ha una 
		spiegazione
		ideologica. Si è voluta introdurre una patrimoniale diffusa, sul ceto 
		medio e mediobasso, colpendo soprattutto la ricchezza immobiliare (la 
		più facilmente raggiungibile) in ossequio all’ideologia per cui il 
		capitalismo popolare va penalizzato e, comunque, il risparmio delle 
		famiglie dovrebbe essere indirizzato di più agli impieghi finanziari 
		controllati dalle banche e dalle assicurazioni.
		La presentazione è stata aperta dal Presidente della Confedilizia, 
		Corrado Sforza Fogliani, il quale ha rilevato che “rivedere oggi la 
		tassazione della proprietà immobiliare è un atto di giustizia prima 
		ancora che di equità. E’ in ogni caso un atto di buongoverno a proposito 
		della locazione, la cui smodata fiscalità porta giorno dopo giorno allo 
		spegnimento dell’affitto legale, con conseguenze sociali che già 
		cominciano ad appalesarsi in tutta la loro drammaticità e che ben presto 
		lo Stato e i Comuni – corresponsabili primi di questa situazione a causa 
		delle aliquote Imu dagli stessi fissate per le locazioni – dovranno 
		affrontare”.
		Il Presidente confederale ha detto ancora: “Il rilancio dell’affitto è 
		un’esigenza sociale. E solo un fisco incivile può fare leva su una 
		tassazione sganciata dal reddito che i beni producono. La politica di 
		puntare, per la crescita, sugli sgravi fiscali alle sole imprese, è 
		fallimentare: un Paese o cresce tutto o non cresce. Anche la 
		discriminazione della proprietà diffusa (colpita da una tassazione senza 
		pari) rispetto ai fondi immobiliari ed alle società quotate (che godono 
		di agevolazioni fiscali per 500 milioni) è solo fonte di distorsioni che 
		causano al sistema effetti recessivi”.