8 ottobre 2012
Presentato il “Rapporto
Tirelli” sul mercato immobiliare delle Residenze Esclusive per il primo
semestre
di Lorenzo Taini
Luca Dondi era, tra tutti , quello che questa mattina aveva l’aria più
torva e severa, forse perché a lui, “uomo Nomisma”, sarebbe spettato il
compito più ingrato: dare senso e forma, suggerendo una visione
d’insieme, ai dati raccolti dall’ “Osservatorio sulle Residenze
Esclusive” che due volte l’anno Tirelli & Partners e Nomisma presentano
alla Stampa.
Quelli di oggi erano i dati del primo semestre 2012 ed erano - come
Marco Tirelli , Senior Partner di Tirelli & Partners, ha detto
introducendo l’intervento di Luca Dondi - dati per cui sarebbe stato il
caso di “Preparare i fazzoletti”.
Nel 2011, le compravendite del settore erano state circa 600 mila; la
previsione più pessimistica di Nomisma ipotizzava che quest’anno si
arrivasse ad un minimo storico di 530 mila, minimo che avrebbe dovuto
coincidere con il punto più basso della crisi. A oggi, pare che se si
riuscirà a chiudere l’anno con 500 mila transazioni già si sarà fatto il
meglio possibile. E questo non è il dato peggiore. Diminuiscono le
compravendite ma diminuisce sensibilmente anche la percentuale degli
immobili venduti sul totale dell’offerta: nel 2010 stavamo al 24,9%,
oggi siamo al 7%.
Crescono anche i tempi di vendita, raddoppiati anche loro nel giro di
due anni passando da 7,5 mesi a 13,9 mesi.
A questi dati vanno ad aggiungersi la generale situazione economica, la
stretta creditizia, l’insicurezza generata dall’incontrollato fiorire di
tasse e norme che , per quanto eticamente indiscutibili, sono in questo
Paese troppo incerte, instabili, a volte assurdamente retroattive
(l’investitore straniero corre troppo spesso il rischio di veder
cambiare le regole del gioco in corso d’investimento, questo genera una
sorta di malfiducia diffusa, che poco incoraggia la “conquista” del
nostro mercato).
Il mercato è immobile – spiega Marco Tirelli – e sembra di assistere ad
una partita a scacchi dove da un lato troviamo i proprietari che restano
ancorati a richieste economiche ormai irraggiungibili, nella speranza
che il mercato possa esprimere compratori d’affezione che le paghino;
dall’altro troviamo una domanda “attendista”, che confida in un calo del
livello dei prezzi autogenerato dal mercato. In questa situazione le
trattative si sbloccano solo in presenza di potenziali acquirenti che
compiano la prima mossa, formulando un’offerta concreta ai venditori.
Sono i numeri a rivelarlo: la diminuzione dei prezzi è stata del 2,3% su
base semestrale, del 3,2% su base annuale e del 4,1% nei due anni.
Nella città di Milano le zone che tengono, sono sempre le stesse:
Magenta, Venezia-Duse e Brera-Garibaldi. Crolla invece il Centro
Storico, dove, come spiega Gabriele Torchiani di Tirelli & Partners,
l’offerta ha da tempo superato la domanda. Le case del centro cittadino
sono spesso destinate a restare invendute, perchè caratterizzate da una
bassa qualità, una completa incapacità di rispettare standard che ormai
sono sottintesi al prezzo che poi pretendono di costare.
Il calo dei prezzi è comunque generale e spalmato sia sui livelli minimi
che sui livelli massimi. Il fenomeno che si osserva con attenzione e
curiosità è proprio questo calo dei livelli massimi, che a Milano, nel
corso di questa prima parte dell’anno, ha significato anche il ritiro
dal mercato di molte unità immobiliari. Per difendersi da questo calo
costante, alcuni proprietari preferiscono ritirare le loro proprietà dal
mercato in attesa di momenti migliori. Si crea quindi “una parte di
mercato che sta fuori dal mercato”, che non è più registrata dai dati
statistici di Nomisma, ma che un buon operatore immobiliare conosce e
può comunque recuperare.
Ed ecco che l’immortale concetto di qualità si affaccia, come sempre,
quale unico antidoto a questo stato di crisi. Così come il buon
operatore immobiliare può ripescare dall’off market un immobile che
corrisponde alla richiesta di un cliente, il buon operatore può anche
uscire dalla crisi e continuare a svolgere il suo mestiere. Questa è la
filosofia a cui Tirelli & Partners fa riferimento.
«L’immobiliare si può fare anche senza le banche, si può fare anche
pagando le tasse giuste, a patto che queste siano stabilite una volta
per tutte. L’immobiliare si può fare anche quando i dati sono “da
fazzoletti”, ma per farlo serve essere bravi, essere capaci, investire
sulle persone oltre che sul prodotto, e soprattutto dimenticarsi una
volta per tutte della stagione passata, smettere di idealizzare quel
periodo e rimpiangerlo, uscire dall’immobilità tramite la qualità ».
A questo cambio di passo degli operatori deve però unirsi un cambio di
mentalità dei proprietari. Quelli che decidono di vendere e affittare
devono anche investire nella trasformazione e nell’ammodernamento dei
loro immobili. Altro ruolo decisivo resta quello dei potenziali
acquirenti ai quali, in momenti come quello in cui ci troviamo, spesso
basterebbe fare la prima mossa proponendo il proprio prezzo, per fare
ottimi affari.