Editoriali

 
Confedilizia, Audizione in Commissione Finanze della Camera

19 settembre 2012

a cura dell’ Ufficio Stampa della Confederazione

Valutare l’ipotesi di procedere ad una completa revisione dell’impianto di riforma catastale proposto, che sia basata su una ricognizione certa e dimostrabile dei valori e dei redditi. Questa la richiesta avanzata dalla Confedilizia in sede di audizione, presso la Commissione Finanze della Camera, in merito al disegno di legge delega di riforma fiscale, che prevede per l’appunto la revisione del Catasto.

A parere della Confedilizia, infatti, i principii e criteri direttivi contenuti nella disposizione relativa alla revisione del Catasto sono tali da attribuire al legislatore delegato – e, di riflesso, all’amministrazione statale che si farebbe carico della concreta attuazione della revisione – eccessivi margini di discrezionalità. Il generico, astratto e a volte contraddittorio riferimento a “funzioni statistiche”, “processi estimativi”, “parametri standardizzati”, “saggi di redditività”, “meccanismi di adeguamento periodico”, privo di qualsiasi specificazione circa i contenuti effettivi di tali operazioni nonché degli standard internazionali ai quali fare riferimento, precipita in un terreno di incertezza e di discrezionalità una funzione – quella di dare attuazione ad una revisione del sistema catastale – particolarmente delicata, in primis per i conseguenti riflessi sulla tassazione degli immobili.

Nel corso dell’audizione, la Confedilizia ha inoltre richiamato l’attenzione del Parlamento sul fatto che il nostro ordinamento è viziato, in materia catastale, da un vuoto di tutela giurisdizionale che è urgente colmare attraverso l’approvazione di un provvedimento che assicuri l’impugnabilità – allo stato negata – nel merito degli atti, anche generali e preliminari, per l’attribuzione della rendita catastale alle unità immobiliari urbane.

A proposito della parte della delega relativa al riordino delle “spese fiscali”, la Confedilizia ha invece sottolineato la necessità di far sì – eventualmente attraverso una più puntuale definizione di “tax expenditures” all’interno dello stesso disegno di legge – che l’intervento al quale verrebbe chiamato il legislatore delegato sia connotato dalla rigorosa corrispondenza alle definizioni più corrette del fenomeno, che individuano le spese fiscali in tutte quelle misure (agevolazioni, esenzioni ecc.) che si presentano come eccezioni alla imposizione base di riferimento.

La Confedilizia ha poi manifestato viva preoccupazione per le disposizioni attraverso le quali il Governo chiede al Parlamento di ricevere la delega ad introdurre nuovi tributi sul presupposto di “preservare e garantire l’equilibrio ambientale”, pur prevedendosi la contestuale (ma non meglio definita) revisione della disciplina delle accise.

La Confedilizia ha inoltre precisato che il rapporto 2012 sulla tassazione nell’Unione europea di Eurostat riporta una specifica tabella sulla tassazione immobiliare “ricorrente”, espressa in percentuale del Pil, che dimostra come l’Italia avesse nel 2010 un livello di imposizione immobiliare in linea con quello degli altri Paesi europei. In tale anno, infatti, l’Italia ha fatto registrare un dato dello 0,6% (rispetto al Pil) mentre la media dei Paesi Ue era dello 0,7% e la media dei Paesi dell’euro era dello 0,6%. E’ pacifico che, se nel 2010 la pressione fiscale italiana era in linea, oggi – dopo la manovra di dicembre – è di gran lunga maggiore. Mentre il confronto con altri Paesi, specie extraeuropei (come per i dati OECD), non assicura che sia operato con tributi omogenei (ad esempio, comprendendo o meno la tassa rifiuti).