8-10 settembre 2012
		
		di Achille Colombo Clerici
		
		Negli ultimi otto mesi si registra un deciso aggravarsi della crisi di 
		tutto il settore immobiliare.
		Preoccupanti gli indicatori economici, riferiti ai primi mesi del 2012.
		
		A) Minor gettito fiscale ( particolarmente dell' Iva ) : i dati 
		positivi recentemente diffusi si spiegano solo considerando il surplus 
		di entrate fiscali derivante dalla prima rata dell'IMU,senza la quale il 
		saldo risulterebbe comunque in diminuzione.
		
		Cause:
		- riduzione della liquidita' del sistema economico
		- riduzione delle spese e consumi delle famiglie;
		- diminuzione di cantieri edilizi ( manutenzioni e nuove costruzioni);
		- minori investimenti privati.
		
		L'andamento particolarmente negativo del turismo domestico durante 
		questa estate e' stato emblematico della crisi economica generale in 
		atto e della atmosfera di seria preoccupazione diffusa nei ceti 
		produttivi italiani.
		
		B) Contrazione delle compravendite relative all'acquisto-casa da 
		parte delle famiglie (- 19,6 % dato Agenzia Territorio ):
		atteggiamento prudente-riflessivo delle famiglie che hanno ridotto 
		l'investimento del risparmio nel mattone ( se c'e' da investire si 
		rivolgono all'estero ).
		
		C) Contrazione drastica dei mutui immobiliari ( dati Eurisc di 
		Crif: primi otto mesi del 2012 - meno 44 % )
		Il calo verticale dei mutui e' al tempo stesso effetto e concausa della 
		crisi economica del settore.
		C'e' da chiedersi quanto esso risponda ad una contrazione dovuta alla 
		crisi di liquidita' del sistema e alla riduzione della domanda, ovvero 
		quanto risponda ad una mancanza di politica bancaria di sostegno ( con 
		la concessione dei mutui) al mercato immobiliare .
		Certo e' che in carenza di un efficiente ed adeguato sistema di mutui 
		fondiari, il mercato degli immobili non ha alcuna chance di ripresa: 
		anche perche' rarissimamente un acquisto immobiliare puo' esser attuato 
		senza l'ausilio di un mutuo ( dato Centro Studi Confindustria in 2 casi 
		su 3 acquisti senza mutui: ma, prescindendo dalla considerazione dei 
		volumi, per gli acquisti da parte delle famiglie ci avviciniamo alla 
		quasi totalita' ).
		
		D) Contrazione degli investimenti immobiliari da parte degli 
		stessi fondi di investimento, italiani e stranieri.
		
		E) Boom di acquisti immobiliari italiani all'estero nei primi 6 
		mesi del 2012 : piu' 16,5 % nel primo semestre rispetto all'anno scorso.
		(sfiducia nel mercato immobiliare interno; all'estero mutui e fiscalita' 
		piu' vantaggiosi).
		
		F) Calo dei valori immobiliari di circa il 18 % dall'inizio della 
		crisi e prospettive di un ulteriore calo per tutto il 2013
		
		Nel quadro della crisi economica generale si registra un forte 
		inasprimento del carico fiscale sugli immobili.
		
		Nel campo della locazione ( istituto economico che presidia 
		l'investimento del risparmio nel mattone ) l' Imu , nella forma in cui 
		e' stata introdotta in via sperimentale ed anticipata (con il meccanismo 
		iniquo dei coefficienti moltiplicatori delle rendite catastali per la 
		determinazione delle basi imponibili, che rappresentano dei veri 
		amplificatori di sperequazioni ) e combinata con la riduzione della 
		deduzione forfetaria dai redditi imponibili per spese manutentive, puo' 
		generare squilibri connessi al venir meno della competitivita', sul 
		piano economico nazionale ed internazionale, di questo genere di 
		investimento.
		
		Esito questo deleterio per l'economia e le dinamiche sociali del Paese.
		
		L'azione di governo non puo' prescindere dal considerare il fattore 
		psicologico come importante elemento propulsore del mercato.
		
		Nel settore immobiliare la stretta fiscale e' stata drastica e generale: 
		non solo misure volte a generare il maggior gettito tributario, ma il 
		varo in modo generico e frettoloso della riforma catastale.
		
		Questa riforma si innesta su un sistema di tassazione sperequato ed 
		iniquo (con effetti deleteri ove si pensi che, pur in assenza di reddito 
		effettivo, viene tassato un reddito presunto correlato al valore 
		catastale ) poggiante peraltro su aliquote dilatate.
		
		Non solo, ma la parametrazione ai cosiddetti valori di mercato degli 
		immobili ( e non alle rendite-reddito ordinario mediamente ritraibile; a 
		parte le questioni di costituzionalita', poiche' in Italia la tassazione 
		e' a base reddituale e non patrimoniale ) e' assolutamente fuorviante ed 
		in molte situazioni rischia di condurre a basi imponibili superiori agli 
		effettivi valori, per due ordini di ragioni.
		Anzitutto perche' si riconduce a rilevazioni "storiche" che non tengono 
		conto dell'andamento ciclico del mercato stesso ( per cui, se il valore 
		cala, la rendita catastale non scende parallelamente ).
		In secondo luogo perche' le determinazioni catastali delle rendite non 
		tengono conto delle condizioni soggettive in cui versa l'immobile.
		Che senso ha rifarsi a valutazioni ed indicazioni che notoriamente si 
		riferiscono a transazioni relative ad immobili liberi, ed imporre gli 
		stessi valori anche agli immobili locati, che, in caso di vendita, 
		magari necessitata, subirebbero un calo verticale delle quotazioni ?
		
		Come si vede, la questione non e' cosi semplice e pacifica.
		
		Con la riforma in atto, si verrebbero dunque ad assumere, al momento 
		della imposizione fiscale, valori teorici e non reali ed effettivi .
		
		Inoltre, il meccanismo basato sulla correlazione tra valore immobiliare 
		catastale, coefficienti di reddito presunto e tassazione ( sul quale 
		poggerebbe la fiscalita' del dopo riforma ) esiste gia' da qualche anno 
		nella normativa tributaria; ma non viene applicato dal Fisco perche' 
		porta a risultati aberranti e fuori dalla realta'.
		La attuazione,dunque, della riforma in tali condizioni porterebbe in 
		molti casi ad un carico tributario da vera e propria espropriazione.
		
		Se si vuole il gettito fiscale basterebbe far funzionare l'attuale 
		sistema catastale in tutte quelle aree in cui non funziona per attuare 
		la necessaria perequazione.
		
		Ai fini del gettito basterebbe poi lavorare sulle aliquote delle diverse 
		imposte e sui relativi coefficienti; ed al Governo non mancherebbe la 
		possibilita', come d'altronde ha fatto sino ad ora.
		
		Viceversa il varo della riforma catastale che, per ben che vada, 
		produrra' effetti tra quattro o cinque anni, oggi non ha altro valore 
		che quello di rappresentare una "lezione di rigore" per il futuro: ma 
		una lezione del tutto sbagliata, perche' alla fine ci saranno ancora 
		aree nelle quali non si sara' proceduto alla conseguente revisione ed 
		aree nelle quali la sua attuazione avra' condotto alla massima iniquita' 
		( basi imponibili elevatissime ed aliquote invariate ) .
		
		C'e' da supporre dunque che questa misura abbia generato negli italiani 
		l'idea di una prevenzione del Governo verso gli investimenti 
		immobiliari, e la conseguente psicosi nei nostri concittadini, che si 
		stanno allontanando da tali forme di investimento .
		
		Occorre una inversione di rotta, da parte del Governo, se si vuole che 
		il futuro non ci presenti situazioni di tracollo.
		
		Tre i pilastri sui quali deve poggiare l'azione di governo.
		Anzitutto la riforma della fiscalita' immobiliare deve precedere e non 
		seguire la revisione catastale; e quest'ultima deve esser improntata a 
		criteri di reale equita' .
		
		In seconda istanza occorre eliminare al piu' presto le sperequazioni e 
		le iniquita' dell'Imu sperimentale ed anticipata ( ad esempio 
		moltiplicatori applicati indistintamente anche a rendite recentemente 
		rivalutate ).
		
		
		Il terzo pilastro per il rilancio del settore sta in una adeguata 
		politica bancaria di sostegno ai mutui, senza la quale non ci potra' 
		essere ripresa alcuna, ne' del mercato immobiliare, ne' del settore 
		delle costruzioni.
		
		Nella foto, Achille Colombo Clerici
		
		