23 marzo 2012
		
		Si è tenuto venerdì 23 marzo a Francoforte, presso l’innovativo building 
		denominato “The Squaire” di IVG Immobilien (sponsor dell’evento), l’ERES 
		Industry Seminar “To be public or not to be – lessons within financial 
		distress”. ERES è l’ acronimo di European Real Estate Society, 
		associazione paneuropea che raccoglie economisti e ricercatori 
		immobiliari, sia in accademia sia di società private).
		
		Dopo i saluti di Giacomo Morri (docente SDA Bocconi e Presidente di ERES 
		) e del “padrone di casa” Thomas Beyerle (Head of CSR & Research di IVG), 
		si sono alternati diversi relatori, moderati da Ramon Sotelo, docente 
		all’ università di Weimar e organizzatore dell’evento.
		
		Robin Goodchild (LaSalle) ha illustrato la dimensione dei mercati 
		immobiliari, per poi lasciare spazio a Fraser Hughes (EPRA, l’ 
		associazione europea delle società immobiliari quotate) che ha 
		evidenziato come l’Europa, sebbene presenti la maggiore dimensione per 
		valore di immobili commerciali, sia il mercato borsistico più piccolo, 
		superato da Asia e Nord America.
		
		Matthias Thomas (Ceo di INREV, l’ associazione europea dei veicoli non 
		quotati) ha evidenziato le differenze tra i veicoli quotati e non, 
		mostrando come questi ultimi presentino una minore volatilità e un 
		maggiore controllo.
		
		È seguita una tavola rotonda con un panel di relatori di grandissima 
		qualità rappresentanti sia società quotate, sia gestori di fondi, sia 
		università: Klaus Elmendorff (Deutsche Bank), Alex Moss, Knut Riesmeier 
		(Riesmeier Capital), Tobias Just (IREBS), Andrew Allen (Aberdeen Asset 
		Management), Georg Allendorf (BVI), Mark Inch (Société de la Tour Eiffel) 
		, Christoph Kahl (Jamestown), Thomas Zinnöcker (GSW).
		
		Dal dibattito sono emersi pareri concordi sui trend del prossimo 
		decennio, con una preferenza da parte dei fondi pensione verso i veicoli 
		quotati, per la maggiore liquidità e trasparenza, e dei fondi sovrani 
		verso i veicoli non quotati, per il maggiore controllo 
		sull’investimento.
		
		Tutti molto freddi, invece, sul futuro dei fondi aperti tedeschi, che 
		attualmente gestiscono €85 miliardi di immobili, ma il 30% dei quali ha 
		bloccato il riscatto delle quote per mancanza di liquidità.
		
		(a cura di Giacomo Morri)