5-7 marzo 2012
		
		Dal 5 al 7 marzo ha avuto luogo a Berlino l’International Hotel 
		Investment Forum (IHIF), ormai tradizionale meeting annuale del real 
		estate alberghiero e dell’hospitality.
		
		Ai lavori del Forum, che ha festeggiato il 15° anno di attività, hanno 
		preso parte 1707 delegati provenienti da 57 Paesi, con un incremento del 
		10 % circa rispetto all’edizione 2011, suddivisi in circa 830 
		società/enti (+ 14 % circa rispetto alla scorsa edizione).
		
		All’IHIF erano presenti tutti gli attori dell’industria alberghiera: 
		investitori, proprietari di hotel, CEO di catene alberghiere e resort, 
		banche ed istituti di credito, ma anche società di servizi legali, 
		architetti, designer e rappresentanti delle amministrazioni pubbliche.
		
		I delegati provenivano da ogni parte del mondo, sebbene quasi l’80% 
		fosse di estrazione europea, con un 40% anglosassone.
		
		Scarsissima la presenza italiana, verosimilmente dovuta alla struttura 
		frastagliata dell’industria alberghiera nostrana, in cui la media degli 
		alberghi è di 30 camere e le catene costituiscono solo il 7% 
		dell’offerta generale.
		
		Tra le “facce nuove”, ossia brand presenti per la prima volta, molti 
		nomi prestigiosi: per tutti Vienna International Hotels & Resorts, 
		gestore di 29 hotel di prima classe nell’Europa centro-orientale, che ha 
		fatto le cose in grande offrendo il ricevimento iniziale all’Hotel “andel’s”, 
		sua nuova realizzazione berlinese da 4 stelle superior e 557 stanze su 
		dieci piani.
		
		Anche quest’anno è stata riproposta con successo la formula di 
		affiancare alle quotidiane conferenze plenarie, nelle quali sono state 
		illustrate le opinioni dei principali decision-maker del settore, ben 28 
		sessioni dedicate a temi specifici, per un totale di 166 speaker di 
		altissimo livello.
		
		Dagli incontri è emerso un certo ottimismo verso il futuro, almeno per 
		quello di medio-lungo periodo.
		
		I trend più rilevanti.Due gli elementi rilevanti più volte menzionati 
		dai relatori. Anzitutto la rivoluzione digitale, che aumenta a ritmi 
		esponenziali la possibilità di connettersi e che consente di innovare 
		continuamente modalità e contenuti di domanda e offerta alberghiera. Si 
		pensi solo al fatto che un Terabyte (1024 GB) di memoria, facilmente 
		acquistabile oggi per una cinquantina di euro, costituiva vent’anni fa 
		la memoria di tutti i computer del pianeta, mentre l’Ipad - che nel 
		gennaio di due anni fa non esisteva ancora- costituisce ora lo standard 
		di una innovativa piattaforma di servizi per stanze d’albergo presentata 
		a Berlino da DigiValet e già operante in alcuni hotel di lusso asiatici. 
		Attenzione, però, che social media e iperconnetività possono rivelarsi 
		armi a doppio taglio, giacché la loro velocità di azione, così come 
		consente la rapida costruzione di ottime reputazioni di singoli hotel o 
		catene alberghiere, può decretarne una velocissima distruzione.
		
		L’altro elemento trainante è la tumultuosa crescita demografica ed 
		economica dei paesi emergenti che creerà una nuova middle class 
		fortemente desiderosa di viaggiare, tanto che entro il 2022 un terzo 
		della domanda mondiale di servizi turistici proverrà da Cina e India.
		
		Si è da più parti sottolineata pertanto la necessità per gli operatori 
		di segmentare il mercato utilizzando più brand per affrontare le domande 
		del mercato in modo maggiormente flessibile e adattabile (un esempio in 
		tal senso è dato da Hilton con suoi vari marchi).
		
		E l’Italia? Grazie al cielo, a differenza di Spagna, Grecia, Portogallo 
		e Irlanda - che hanno tenuto banco come zone di investimento a rischio - 
		non se ne è parlato molto.
		
		Se a prima vista il rilievo può sembrare un buon segnale di fiducia 
		sulla capacità di tenuta della nostra economia, in realtà cela un ormai 
		endemico scetticismo internazionale sull’attrattività del nostro Paese 
		per la mancanza di adeguate logiche di sistema.
		
		Da parte degli investitori e operatori alberghieri esteri si sono quindi 
		risentiti gli ormai noti ritornelli del real estate relativi alle 
		incertezze del nostro quadro normativo, alle carenze delle 
		infrastrutture di trasporto, alla farraginosità della pubblica 
		amministrazione e alla lentezza del sistema giudiziario.
		
		Una ripresa possibile. L’impressione generale di una discreta ripresa 
		del mercato è stata confortata dalle risultanze dell’annuale report 
		dell’EMEA sulle transazioni alberghiere prodotto e presentato a Berlino 
		da Colliers International e da Hotel Analist.
		
		Secondo tale ricerca il volume degli affari di valore superiore ai 5 
		milioni di euro conclusi nel 2011 è quasi raddoppiato (147) rispetto a 
		quello dell’anno precedente (88). L’accordo di maggior valore economico 
		riguardante un singolo asset è stato quello avente a oggetto il 
		Ritz-Carlton di Mosca acquisito per 409 milioni di euro, mentre tra le 
		transazioni riguardanti portafogli sono da segnalarsi l’acquisto da 
		parte di Blackstone degli Hotel Mint per 690 milioni di euro e la 
		vendita da parte del fondo Morgan Stanley Real Estate di sette Hotel 
		InterContinental per 450 milioni di euro.
		
		Certo, la ripresa, già iniziata nel 2010, ha subito un rallentamento 
		nell’ultimo quadrimestre del 2011 ma – secondo un report di BNP Paribas 
		Real Estate – senza incidere sui buoni risultati nei cinque Paesi 
		europei leader (Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna), dove 
		si è registrato un incremento del RevPAR (revenue per available room) 
		tra il 3,5% e l’8,9%.
		
		L’Italia si segnala per l’asfitticità del volume di transazioni nel real 
		estate alberghiero che nel 2011 si è fermato a un valore complessivo di 
		soli 117 milioni di euro (contro i 3,3 miliardi della GB , il miliardo e 
		800 milioni della Francia e i 935 milioni della Germania). Tuttavia, la 
		ripresa italiana si concretizza a livello gestionale dove il RevPAR 
		della penisola è a 65,7 euro, il più alto fra i mercati sopra indicati 
		(con un aumento del 3,8%).
		
		Una curiosità. Secondo STR Global, Venezia ha conquistato un paio di 
		best performance europee nel corso del 2011: l’unico incremento a doppia 
		cifra (13,8%) del tasso di occupazione raggiungendo il 68,1%, il maggior 
		aumento (13,1%) del ricavo medio per stanza giungendo a 275 euro, e il 
		miglior RevPAR a 187,35 euro con un salto del 28.6%, seguita da Firenze 
		(+15% a 91 euro) e Parigi (+14,3% a 187,20 euro).
		
		Si replica, sempre nella meravigliosa (e funzionalissima) cornice 
		dell’Hotel InterContinental di Berlino, dal 4 al 6 marzo 2013.
		
		(CM, per by Internews)