27 febbraio 2012
a cura di Lorenzo Taini, collaboratore di by Internews
Si va sempre con curioso piacere alla presentazione dei dati dell’
“Osservatorio sulle Residenze Esclusive” di Tirelli & Partners e di
Nomisma, perché i numeri e i dati che l’Osservatorio intreccia
forniscono spunti e possibilità di analisi che vanno ben oltre il
piccolo mercato che gli immobili sopra il milione di euro rappresentano;
e perché la voce di Marco Tirelli, Senior Partner di Tirelli & Partners,
è una voce fuori dal coro, capace di provocazioni e “tirate” che nel
mondo immobiliare sono tutt’altro che all’ordine del giorno. Di questo è
consapevole lo stesso Tirelli che ,chiudendo la conferenza di
presentazione dei dati, si è rivolto ai giornalisti presenti,
invitandoli a pubblicare “qualcosa di più “ di una serie di numeri o un
computo dei prezzi.
«Quella che ci viene raccontata è una crisi che non c’è. Chi continua a
parlar di crisi, si ostina ottusamente a riferire i propri parametri a
un pezzo di realtà drogata dai comportamenti irresponsabili di tutti gli
attori del sistema immobiliare ed economico, dai privati alle banche.
Per questo parlare di crisi mi fa …ridere. Non possiamo continuare a
guardare alla realtà di oggi tenendoci attaccati a un periodo che da
ogni realtà è stato fuori ».
Il periodo in questione sarebbe quello intercorso tra il 2000 e il 2006,
anni in cui per le banche i soldi erano l’ultimo dei problemi e quindi
finanziavano tutto, anche i progetti peggiori, anche le cose più
invendibili.
Secondo Tirelli insomma, siamo oggi tornati nella realtà, costretti a
piantarci i piedi dalle contingenze, l’unica cosa che resta da fare è
puntare sulla qualità che sempre incontrerà la domanda del cliente,
mentre per il resto delle offerte immobiliari l’unico destino è il
repricing. «Ci sono case che non si venderanno mai e che mai avranno
richiesta».
La situazione milanese, in cui si lamenta da tempo la presenza di troppe
case vuote e l’impossibilità, se non l’insensatezza, di costruire case
nuove, è una situazione “sporcata” da approcci ideologici che non
tengono conto di un dato oggettivo indiscutibile: le case invendute sono
invendute perché non esiste possibilità di venderle, causa la loro
bruttezza. Liberarsi di questo approccio ideologico sarà la prima cosa
necessaria per uscire dalla stagnazione e per rendere finalmente più
vivibile e più bella la città.
Il mercato delle case di pregio è un termometro eccezionale di questo
andazzo. Lo stesso Tirelli si chiede provocatoriamente perché da 80 anni
le zone considerate di prestigio siano le stesse e perché, invece, come
accade in tutte le città del mondo, non ci sia mai possibilità di
spostare fuori dalla cerchia del centro storico questo parametro
qualitativo. La risposta è data dalla qualità edilizia di cui la città
può vantarsi, che appena fuori dalle zone storiche, cala
vertiginosamente.
Qualità dovrebbe quindi significare prima di tutto costruire cose belle
e nuove, abbattere mostri di cemento che hanno reso certi quartieri
invivibili e emarginati, dialogare con le istituzioni e con le
amministrazioni per levarsi di dosso il preconcetto dell’immobiliarista
costruttore di alveari.
«Abbiamo costruito città orrende per troppi anni, non possiamo
lamentarci più di tanto se oggi le amministrazioni non si fidano di noi
come categoria. Serve una politica immobiliare che migliori la qualità
del luogo in cui viviamo».
«L’alta qualità di un immobile è indipendente dalla location», lo dice
Gabriele Torchiani di Tirelli & Partners, raccontando ai presenti che
per la prima volta una transazione in zona residuale (Quadronno) è
entrata nella top tre delle compravendite. Il dramma è che, nella realtà
immobiliare milanese, si tratta per ora di un evento eccezionale. Anche
Luca Dondi di Nomisma conferma la presenza sul mercato di un numero
eccessivo di prodotti la cui qualità è talmente bassa da rendere
impossibile qualunque collocazione commerciale, nel campo delle
residenze di “pregio”, come in quelle “ordinarie”. .