(tratto da “Economia
immobiliare” N° 42, secondo semestre 2011)
La turbolenza dei mercati finanziari trae origine da vari fattori (la
spirale psicologica negativa ha origine e conseguenze perverse di auto
alimentazione…) e produce effetti anche nel medio periodo (due-tre
anni).
Ecco qui di seguito alcune riflessioni sulla situazione presente
dell’Economia (non solo immobiliare) e un abbozzo di disegno di che cosa
potrebbe accadere (in particolare in Italia) nei prossimi due o tre
anni.
Ogni lettore potrà, partendo da queste “provocazioni intellettuali”,
disegnare il proprio quadro e quindi prendere le dovute e conseguenti
decisioni sulla propria attività e sui propri risparmi.
Le decisioni “politiche (e quindi di voto in future elezioni)” saranno
anch’esse condizionate dal “quadro di previsioni economico/finanziarie,
fiscali, sociali, etc. che ogni cittadino disegnerà per sé e per la
propria famiglia” : anche se (purtroppo) la più parte dei cittadini
continuerà a votare non in base a una razionale (e brutale) disamina
della realtà (cioè dell’oggettivo stato attuale del Paese Italia) , ma
in base alla interpretazione personale e forzata della realtà (o alle
visioni oniriche, ologrammi della stessa), perpetuando vecchi schemi di
sinistra, destra e centro.
Del resto anche questo è “democrazia”: importante è che non diventi
“democrazia di facciata”, o deviata, o urlata, ma non vissuta.
Ventuno
riflessioni (come le lettere del nostro alfabeto) sulla situazione
attuale e prospettica del mercato finanziario, e altro.
A) - I mercati finanziari non fotografano il presente ma le aspettative
circa il futuro. Se gli indici di Borsa scendono significa che ora gli
operatori prevedono per i prossimi due anni un calo dei profitti
aziendali. Non conta l’utile realizzato dalle imprese nel 2010 o l’utile
previsto per il 2011, ma l’utile probabile per 2012 e per 2013;
B) - Bisogna controllare i volumi delle transazioni giornaliere dei vari
titoli/indici e non solo i movimenti dei prezzi degli stessi. Se i
prezzi scendono con elevati volumi di transazioni, probabilmente si è
vicini alla fine della fase acuta di crisi (con molte transazioni vi
sono molti acquirenti e non solo molti venditori: quindi riappare la
fiducia almeno in una parte del mercato);
C) - Occorre controllare i volumi e i valori dei contratti a termine sui
vari titoli/indici;
D) - Con una bassa crescita reale (cioè al netto degli incrementi
inflattivi) di quasi tutte le economie occidentali (più il Giappone),
con la necessità di incrementare le imposte (anche con interventi di
prelievo straordinario) e di ridurre la spesa pubblica, con la auspicata
sempre maggiore attenzione al recupero di gettito fiscale dall’economia
sommersa (leggi: lotta all’evasione fiscale), i “consumatori” avranno
sempre meno danari da spendere (e da risparmiare);
E) - Con le incertezze sul futuro i risparmi di una parte delle famiglie
tenderanno comunque a crescere in percentuale sul reddito (se non in
valore assoluto), sottraendo ai consumi ulteriori disponibilità;
F) - In molti Paesi “democratici” soprattutto i “ricchi” (ma chi sono
veramente i “ricchi”? Con quali parametri oggettivi li classifichiamo?)
saranno colpiti da maggiori imposte. La maggior parte dei “ricchi” non
resterà inerte di fronte a tale attacco. Di conseguenza questi “ricchi”
acquisteranno meno beni che “appaiono con evidenza” (ad esempio gli
immobili). Acquisti speculativi potranno avvenire selettivamente
utilizzando possibilmente veicoli efficienti fiscalmente. Alcuni
“ricchi” (oltre quelli che lo hanno già fatto in passato) decideranno di
trasferire i loro interessi (e le loro dichiarazioni fiscali) in Paesi
(non black list, per carità!) con fiscalità più moderata rispetto alla
fiscalità del loro attuale Paese (Italia ad esempio);
G) - In Italia la classe media (con risparmi non immobiliari da 100 mila
a un milione di euro : siamo d’accordo con questo tentativo di
definizione?) è stata negli ultimi quattro anni duramente colpita. Molti
titoli a elevato flottante hanno perso dal 2007 sino oltre il 50% del
loro valore in Borsa. Alcuni titoli (sottili e non) hanno perso oltre il
95% del loro valore! Quando il patrimonio accumulato si riduce di oltre
il 20-25%, la famiglia tende selettivamente a ridurre i consumi (se non
in quantità, almeno nei prezzi unitari). Questo spiega come in alcuni
Paesi europei negli ultimi anni le marche “non marche” (cioè i prodotti
non di produttori di grande nome ma ad esempio di catene di
supermercati) hanno superato il 50% di tutti i prodotti venduti nella
Grande Distribuzione Organizzata (ipermercati, superstore, supermercati,
etc);
H) - Il “cittadino risparmiatore non operatore finanziario
professionale”, quando vede ridursi il proprio patrimonio finanziario,
in alcuni casi dirotta parte del patrimonio residuo verso investimenti
con (relativamente rispetto alla media del mercato) più elevato
rendimento. Ma ciò comporta un incremento del profilo di rischio
dell’intero portafoglio con conseguenze spesso disastrose nel medio
termine. E’ la spirale negativa dell’investimento finanziario gestito da
incompetenti/non addetti ai lavori;
I) - La riduzione dei consumi (in quantità e in valore), se non
accompagnata da una immediata e contemporanea maggior efficienza
tecnologica/logistica/commerciale delle aziende produttrici (cosa quasi
impossibile per la maggior parte delle aziende ora sul mercato, almeno
in buona parte dell’ Europa), provocherà una significativa -anche se
selettiva- riduzione dei margini aziendali. Se a ciò si aggiungeranno
“problemi di natura finanziaria” (a causa ad esempio di investimenti
“con il senno del poi eccessivi” considerata la situazione contingente),
molte aziende saranno in difficoltà. E ciò senza considerare il grave
problema della restrizione del credito bancario!
L) - Anche con aziende “sane finanziariamente e ben patrimonializzate”
molti imprenditori rinvieranno nuovi investimenti di almeno uno o due
anni in attesa di vedere una “vera” ripresa dei mercati. E i danari (se
disponibili) non investiti non saranno spesi per “altro” ma
“tesaurizzati” (in Italia o all’estero). Gli incentivi per le nuove
assunzioni non sono assolutamente sufficienti se non accompagnati da una
radicale modifica delle leggi sul lavoro e (cosa assai più difficile)
dell’orientamento della Magistratura del lavoro;
M) - A causa di quanto sopra elencato si incrementerà la disoccupazione
con ulteriore spinta al calo dei consumi;
N) - Se le famiglie ridurranno le spese (come hanno già iniziato a fare
da qualche tempo), se le imprese ridurranno gli investimenti (come hanno
già iniziato a fare da due anni almeno), se le Amministrazioni pubbliche
a tutti i livelli saranno costrette a ridurre le spese (come solo in
casi e quantità modesti è sino a ora avvenuto, anche se qui non vi è
alternativa, se non si vuole il default del Paese Italia), se
contemporaneamente non vi sarà una ripresa di efficienza del “Sistema
Italia”, ebbene, il tenore di vita (cioè il potere di acquisto reale del
cittadino medio italiano) per la prima volta dopo 60 anni inizierà a
scendere. E non di poco;
O) - Se quanto indicato ai punti precedenti accadrà, potrebbero iniziare
aspre lotte sindacali e tensioni sociali, che potrebbero sfociare anche
in localizzati fenomeni violenti;
P) - Salari, stipendi e pensioni dovranno diminuire in termini reali per
far riacquistare competitività al Paese. Ciò provocherà nei prossimi due
o tre anni un ulteriore calo dei consumi e dopo quattro o cinque anni
potrà iniziare un nuovo ciclo positivo.
Ma le forze sindacali italiane e i partiti politici (soggetti entrambi
solitamente più interessati a conservare potere ed elettorato piuttosto
che pensare al bene di lungo periodo dello Stato: tranne qualche singola
e personale sparuta eccezione, che poi però viene solitamente triturata
dal “perverso sistema pseudo democratico”) avranno il coraggio (o la
folle incoscienza positiva) di accettare questa responsabilità per le
generazioni future di italiani e la contemporanea aspra critica della
attuale generazione?
Q) - Il settore dei servizi, dell’artigianato e della piccola/micro
imprenditoria (solitamente meno efficiente rispetto all’industria)
soffrirà di più questa situazione, in particolare se lo Stato sarà in
grado/vorrà sempre più combattere l’evasione fiscale. Va ricordato che
una parte di negozianti /artigiani/piccoli imprenditori/professionisti
“sopravvive (e per ora anche bene)” probabilmente solamente perché non
dichiara al fisco una parte dei propri redditi. Del resto il privato
cittadino che acquista un prodotto o un servizio tende a risparmiare (ad
esempio anche solo l’IVA; ancora di più quando l’aliquota IVA aumenta
come ora avviene): così quasi sempre vi è la interessata complicità tra
acquirente e venditore nel non generare documenti contabili a comprova
della transazione/prestazione avvenuta (e quindi a evadere IVA e imposte
sui redditi).
Se poi per l’acquirente la spesa sostenuta ufficialmente è indice di
“ricchezza” (ulteriormente tassabile), è facile immaginare ciò che
accadrà sul mercato ove i cittadini considerano lo Stato un nemico per
non dire peggio, e i funzionari pubblici considerano i cittadini come
scocciatori, evasori a priori, etc., per non dire peggio, e non come i
propri datori di lavoro. Ma quando accidenti lo capiranno???
R) - Il settore dei servizi soffrirà ancora di più questa situazione,
poiché una certa percentuale di lavoratori che saranno espulsi dalle
medie/grandi aziende (non riuscendo a trovare lavoro nel proprio
specifico campo come dipendenti) cercherà di lavorare o in proprio (es.
tassista, idraulico, imbianchino, piccolo commerciante, consulente
assicurativo o informatico e – perché no, agente immobiliare , etc.) o
come dipendente anche in settori diversi da quello di propria competenza
(es. cameriere, badante, autista, etc).
Ciò provocherà una ulteriore offerta di lavoratori sul mercato con le
ovvie conseguenze sui prezzi delle prestazioni stesse. Prezzi che non
potranno che diminuire;
S) - Euro o non euro forse l’unica via per ridurre drasticamente un
troppo elevato debito pubblico è fare sì che nel Paese vi sia nei
prossimi anni e per alcuni anni una elevata inflazione, che di fatto
svaluta (e quindi riduce) il peso del debito. Ciò comporterà gravi
sacrifici per pensionati e famiglie con redditi fissi;
T) - Se l’inflazione ritornerà a crescere sopra il 6-7% annuo, vi sarà
un’importante ripresa del mercato immobiliare (in particolare
residenziale).
Ma ciò non avverrà comunque, ad avviso di chi scrive, prima del 2016;
U) - Sempre più famiglie non potranno in ogni caso acquistare casa e
quindi si fermerà il trend di crescita della percentuale di proprietari
di casa in Italia.
Tornerà la locazione residenziale, su di un livello di canoni più bassi
di quelli attuali (del resto ci si attende un calo dei prezzi
immobiliari nei prossimi tre anni);
V) - Legislatori e magistrati dovranno finalmente prendere atto che il
mondo è cambiato: non è più concepibile ritenere immodificabili il (pur
giusto) concetto/principio che la casa è un diritto e l’aprioristica
convinzione che il proprietario di casa sia comunque (“a prescindere …”)
la parte forte del contratto (se non il bieco speculatore: forse anche
evasore fiscale, comunque il “ricco da penalizzare” e sacrificare
sull’altare della sussidiarietà), che deve essere sempre vessata;
Domandina semplice semplice. Ma legislatori e magistrati si rendono
conto di quante residenze in più (rispetto a ora) da destinare alla
locazione (calmierandone quindi il mercato cioè i canoni) potrebbero
essere acquistate da italiani e da stranieri (che ovviamente
preferiscono Londra a Milano o a Roma anche a causa delle nostre Leggi e
dei nostriTribunali) per essere poi immesse sul mercato… se leggi e
giurisprudenza colpissero duramente i furbi (cioè quelli che non pagano
i canoni, che occupano immobili abusivamente, che con mille scuse si
oppongono agli sfratti, etc.)?
Z) - E infine ( siamo alla Zeta), il Fisco. L’investitore non è
preoccupato di una “relativamente” più elevata aliquota fiscale (anche
se, potendo, decide ovviamente di investire prima in un Paese dove il
Fisco è meno opprimente che in un altro ), ma è seriamente
infastidito/preoccupato/ arrabbiato/ esacerbato per limitarci a
espressioni eleganti e non volgari.
Infastidito al punto dal decidere di non investire più in un certo
Paese, soprattutto ove lo Stato non rispetta gli impegni presi con i
propri cittadini.
Clamoroso ora è il caso della imposta (totalmente illegittima e che
genererà una notevole quantità di ricorsi probabilmente anche a livello
europeo) inventata dal Governo Monti nel Decreto “Salva Italia” sui
capitali scudati. Va ricordato che lo Stato italiano in più riprese ha
detto ai propri cittadini che , se avessero “rimpatriato i capitali
detenuti non ufficialmente all’estero”, il costo per questi cittadini
sarebbe stato una “certa percentuale” dei capitali stessi : da pagarsi
nei modi stabiliti dalle varie leggi relative e garantendo inoltre
l’anonimato per chi avesse firmato questo patto con lo Stato.
Ora, per il solo fatto che alcune parti politiche fanno la voce grossa
chiedendo di ulteriormente tassare quei capitali “perché scudati con
aliquote fiscali che ora vengono giudicate - da alcune parti politiche -
troppo basse”, lo Stato di fatto dichiara di aver imbrogliato una parte
dei propri cittadini (cioè quelli che si sono fidati della parola dello
Stato italiano).
Vergogna!
Anzi, Anatema!
E’ come se il Sig. Rossi accettasse di vendere al Sig. Bianchi un
immobile per 100 mila euro e -due anni dopo aver firmato il rogito e
incassato il prezzo della compravendita - si presentasse alla porta del
sig. Bianchi accompagnato da due loschi figuri armati pretendendo che il
Sig. Bianchi gli paghi (bontà sua in due rate) ALTRI 100 MILA EURO con
la motivazione “perché oggi ho bisogno di altri soldi e poi perché io e
i miei amici siamo armati e tu, caro Bianchi, no”.
In un Paese civile il Sig. Bianchi dovrebbe denunciare immediatamente il
fatto alle Forze dell’ Ordine ; e il Sig. Rossi verrebbe immediatamente
arrestato (tentata estorsione?).
I giornali in questo caso parlerebbero di fenomeno mafioso o qualcosa di
simile e loderebbero il coraggio del Sig. Bianchi, che non ha ceduto
alla violenza e alla “mafia”. Qui invece si loda il Sig. Rossi e si
accusa il Sig. Bianchi di essere “uno sporco ricco” (forse addirittura
anche evasore e perché no pedofilo). Povera Italia!
Giudichi a questo punto il lettore chi, tra Governo Monti e cittadino
(che aveva accettato di firmare il patto con lo Stato italiano e di
aderire allo Scudo fiscale) è il sig. Rossi di cui sopra e chi è il Sig.
Bianchi.
Se il Governo Monti deve recuperare nuove entrate, imponga imposte più
elevate (rispetto a quelle ora in vigore) su TUTTI i capitali (e non
solo su quelli scudati), ma non dimentichi che nella maggior parte dei
casi il risparmio accumulato è frutto di sacrifici e che le somme
risparmiate di solito sono il risultato di una attività o di un capitale
sui quali sono già state a suo tempo pagate le dovute imposte.
Quali saranno le conseguenze di questa presa di posizione scorretta (e
non uso termini più forti)?
Certamente chi ha soldi non dichiarati all’estero non li reimporterà mai
più in Italia. Piuttosto trasferirà la propria residenza in un Paese che
non tradisce la parola data e gli impegni assunti con i propri
cittadini.
La fiducia degli investitori esteri nell’Italia non potrà che diminuire.
Ritorneremo a essere un paese di conquista, con investimenti mordi e
fuggi (via il più velocemente che puoi dopo aver realizzato il tuo
margine) .
Chi veramente ha costituito la cosiddetta provvista estera in modo
tuffaldino (tangenti, evasioni fiscali, etc.) si è, figuriamoci, ben
guardato da aderire ai condoni fiscali. Hanno invece probabilmente
aderito ai condoni fiscali - in gran parte ovviamente e non in via
esclusiva - quei risparmiatori che negli anni (e in particolare negli
anni di gravi turbolenze politiche e sociali, di grande inflazione e di
rischio di svalutazione della lira) volevano proteggere i loro “leciti”
risparmi, visto che i vari Governi che si succedevano in Italia non
tenevano in giusto conto i sacrifici fatti da chi quei risparmi li aveva
accumulati negli anni, forse per generazioni, agendo da formiche
risparmiatrici e non da cicale dissipatrici.
E nulla posso dire sui “risparmi” eventualmente trasferiti all’estero da
parte di “lungimiranti” esponenti di quella stessa classe politica dalla
quale il Paese è stato per decenni governato (e dalla quale magari è
ancora di fatto governato…).
Come si dice, “prima o poi - forse - carta canterà”.
Considerazioni
finali.
La maggior parte degli italiani - dopo decenni di grande sviluppo e di
diritti “conquistati” più che di doveri “interiorizzati”-si è impigrita.
Cambiare sarà difficile; forse una generazione non sarà sufficiente.
Fortunatamente gli Italiani hanno investito molto (rispetto ad altri
popoli, anche occidentali) nel mattone; e questo ha consentito loro di
incrementare negli ultimi 50 anni (1961-2011) la ricchezza famigliare
(non certo per propri specifici meriti di manager geniali o di acuti
analisti di finanza) di più del 220% in termini reali (cioè al netto
della pur elevata inflazione di periodo).
Infatti negli ultimi 50 anni in Italia i prezzi immobiliari (per le
abitazioni) sono cresciuti a valori correnti (cioè non depurati
dell’inflazione) di 77 volte, mentre l’incremento inflattivo nello
stesso periodo è stato pari a circa 24 volte. Ciò ha generato un
incremento dei valori in termini reali (cioè depurati dall’inflazione
verificatasi nel periodo) da indice 100 a indice 320 (infatti 77/24=3,2)
e quindi un incremento reale del 220%.
Forniamo ora un esempio: se una famiglia nel 1961 era titolare di una
ricchezza immobiliare pari a circa 10 milioni di lire, ora nel 2011
questa stessa famiglia - se non ha nel frattempo venduto l’immobile - è
titolare di una ricchezza immobiliare pari a circa 400.000 euro! Questa
famiglia, se vendesse ora l’appartamento (che potrebbe essere anche una
seconda casa o un appartamento sino a ieri locato a terzi), potrebbe
acquistare un paniere di beni/servizi di 3,2 volte più grande rispetto
al paniere di beni/servizi, che avrebbe potuto acquistare 50 anni fa, se
avesse venduto l’appartamento per 10 milioni di lire.
Se poi consideriamo che molti giovani oggi sono figli unici, che a volte
sono figli di figli unici, che forse si sposeranno con altri figli
unici, che mediamente in molte famiglie tra dieci o venti o trenta anni
la coppia di cinquantenni sarà proprietaria di sei o più appartamenti
(la prima e la seconda casa propria, la prima e la seconda casa dei
genitori di lui, la prima e la seconda casa dei genitori di lei, per non
parlare delle case dei nonni e degli zii), il problema del futuro, della
vecchiaia, della pensione da 70 anni in poi o della pensione pari al 50%
dell’ultimo stipendio non sarà per questi cittadini italiani un problema
così grave.
Guardate che non sto parlando solo dei trentenni “drogati” dalle ultima
novità del fashion e dell’informatica, che affollano gli “happy hour” di
Roma o Milano. Sto parlando anche dei “ nipotini” che collezionano
masserie (magari da riattare, ma sempre mattoni preziosi sono) in Puglia
o casali in Toscana o vecchi rustici in Piemonte o sull’Appennino.
Verrebbe quasi da pensare che la nostra Costituzione debba essere così
modificata: “L’Italia è un Paese fondato sugli (e non affondato grazie
agli) investimenti immobiliari dei propri cittadini”.
Che fare? Tre sole
azioni, ma immediate.
Lo Stato dovrebbe quindi (qui siamo imbarazzati dalla ovvietà di quanto
ora scriviamo, ma - visto che non viene fatto ciò che in moltissimi
suggeriamo di fare - pare non sia così ovvio):
1) - Tassare in modo equo i redditi, colpendo duramente gli evasori
fiscali. Se le nostre leggi non sono adeguate, adeguiamole; se tutti i
dirigenti del nostro apparato fiscale non sono in grado (anche con nuove
leggi) di scovare gli evasori, chiediamo aiuto - per alcuni mesi o per
alcuni anni - agli americani, agli olandesi, agli israeliani, etc : per
quanto si legge anche in giornali italiani “questi Signori” sono a volte
molto, molto più efficienti, organizzati e quindi efficaci di noi;
2) - Tassare in modo ragionevole i patrimoni (va ricordato che i
patrimoni si sono formati con l’accumulo di redditi che “dovrebbero
essere già stati tassati” al momento del loro formarsi e che sono stati
risparmiati e non spesi) ma solamente per utilizzare queste risorse a
favore dei cittadini più fragili (sussidiarietà, ad esempio per dare una
casa a chi non può permettersi un canone di locazione di mercato, per
dare un lavoro a chi non riesce ancora a trovarlo sul libero mercato,
etc.), e non per far sopravvivere gli apparati statali;
3) - ridurre il costo della macchina dello Stato e di tutto l’apparato
pubblico in generale.
Tutti dovrebbero infine ricordarsi che, come scrisse un tempo Luigi
Einaudi (che certe cose le capiva !), “… il cittadino/risparmiatore ha
il cuore del coniglio, le zampe della lepre, la memoria dell’elefante”.
Dovremo più preoccuparci del cuore di coniglio o delle zampe della
lepre? Sulla memoria di elefante forse si potrebbe discutere…
Se si tira troppo la corda, prima o poi la maggior parte dei cittadini
dirà BASTA a una situazione senza ritorno (con o senza euro), e allora
“addio democrazia”.
Vogliamo davvero questo?
Alex Borg
(NOTA: scrive qui in esclusiva per Economia Immobiliare – e con la
garanzia dell’anonimato – uno dei più noti esponenti della real estate
community italiana)