24 novembre 2011
		
		di Paola G. Lunghini
		
		
		Via Volturno 33 a Milano negli anni cinquanta –sessanta era una strada 
		periferica e anche un po’brutacchiola, che si trovava nell’area compresa 
		tra piazzale Lagosta e la stazione Garibaldi: un'area che era stata 
		soprannominata “Isola” per via della sua situazione topografica che la 
		vedeva separata dalla città per la presenza del Naviglio e dei binari 
		ferroviari.
		
		Ma era un indirizzo che un tempo tutti noi si conosceva. Là infatti 
		c’era la Direzione milanese del Partito Comunista; e si favoleggiava che 
		nell’interrato della palazzina (sette piani fuori terra), oltre al 
		grande “Teatro”, si trovassero locali segretamente connessi con Mosca e 
		il KGB.
		
		Leggende di altri tempi, probabilmente.
		
		Vennero poi altri tempi.
		
		Il PC – che nel frattempo aveva cambiato pelle, nome e colore (l’unica 
		cosa che era cromaticamente diventata profondamente rossa era la 
		situazione della cassa) - fu costretto a cedere l’immobile: che agli 
		inizi degli anni 2000 o giù di lì cambiò di mano (credo) almeno un paio 
		di volte, per finire poi nella disponibilità di Pirelli RE che – a un 
		certo punto e nella fase di maggior scintillìo del real estate 
		(2005-2006) - lo vendette agli altoatesini della Hobag.
		
		Che colpo!
		
		Ma, attenzione, gli altoatesini della Hobag non sono gente “qualunque”.
		
		La società ha due anime principali (più alcune altre attività 
		collaterali), la prima nel settore delle costruzioni, dove è presente da 
		circa 180 anni; dicesi 180; e l’altra nella promozione immobiliare, dove 
		agisce da svariati decenni.
		
		Esperienza da vendere, dunque, anche a livello internazionale (Hobag è 
		attiva pure in Francia, in Germania, nei Paesi dell’ex Europa dell’Est, 
		e persino in Argentina, con un portafoglio di sviluppo, oggi, di circa 
		200 milioni di euro).
		
		Come società di costruzioni (il fatturato è intorno ai 150 milioni di 
		euro) Hobag sta attualmente lavorando anche Milano, anche nella torre 
		che tutti conoscono come il “Bosco Verticale” (a Porta Nuova, di Hines)..
		
		Montanari, dunque, con spalle larghe e passo da alpino.
		
		Intanto in questi recenti anni in cui il mercato è girato, Porta Nuova è 
		“partita”. E via Volturno – che sempre brutacchiola è, e mi spiace - si 
		colloca comunque ai bordi di uno dei quartieri più “interessanti” di 
		Milano, una gateway verso la Città della Moda e il centro di Milano.
		
		Intanto, con pazienza montanara e passo da alpino, Hobag “swappava” con 
		il Comune di Milano la volumetria degli ampi interrati abitabili della 
		palazzina di via Volturno con la possibilità di raddoppiarne i piani, 
		arrivando a una piccola torre di 14. 
		
		Corso Como (una delle strade più modaiole di Milano) è lì, a due passi.
		
		I vicini di casa si chiamano – oltre a Porta Nuova - torri di Beni 
		Stabili (locate alla Maire, come tutti sanno) e grattacielo della 
		Regione Lombardia. E la stazione della metropolitana è a meno di cinque 
		minuti a piedi.
		
		Il cantiere partiva dunque alcuni mesi orsono - affliggendo tutta la via 
		Volturno, abitata da gente semplice e tranquilla, ahia per loro – ma 
		nell’autunno 2012 i lavori dovrebbero essere terminati. Trasformando via 
		Volturno 33 (d'ora in avanti si chiamerà “V33”, si legga please “Vu 33”) 
		in un immobile di pregio.
		
		Perché vi racconto tutto ciò?
		
		Semplice.
		
		Perché stamane, dopo una massiccia campagna pubblicitaria, Hobag ha 
		pensato di illustrare l’immobile alla Stampa milanese, presente Peter 
		Reichegger, CEO di Hobag, che è persona molto gradevole e raffinata. 
		Presenti anche gli architetti progettisti Tiziano Vudafieri e Claudio 
		Saverino, dello Studio Vudafieri SaverinoPartners.
		
		"Abbiamo voluto omaggiare una Milano a noi cara, parte della formazione 
		del nostro linguaggio, il tratto elegante e sintetico dei grandi maestri 
		milanesi, il Pirellone,
		
		Piazza della Repubblica, i BBRP, l’alluminio, E’ la bellezza, forse 
		severa, ma stimolante della Milano della borghesia illuminata che 
		incontrava l’architettura.
		
		Suggestioni storiche ma trasferite in un contesto definitivamente 
		contemporaneo e profondamente milanese, anche attraverso la lente della 
		nostra eclettica
		
		esperienza professionale” – hanno commentato gli architetti.
		
		In sintesi, il nuovo edificio rappresenterebbe “un’isola di tranquillità 
		in cui benessere ed elevata qualità della vita sono garantiti da 
		un’accurata selezione dei materiali e delle tecnologie impiegati nella 
		costruzione, e dalla minuziosa cura dei dettagli che si riscontrano 
		nelle finiture esterne e interne.La qualità è stata ricercata sia nel 
		taglio degli spazi interni agli appartamenti - con una particolare 
		attenzione agli spazi esterni delle terrazze e alle viste verso la città 
		- sia nel costante atteggiamento progettuale orientato alla 
		ecocompatibilità, garantendo così ottime prestazioni in fatto di 
		isolamento termico e acustico”.
		
		Può essere.
		
		Io, da “vecchia volpe” quale sono, e con tutta la stima e la simpatia, 
		qualche notina di warning ce la metterei.
		
		I prezzi? Alcuni dei circa 20 appartamenti di varissime tipologie (dal 
		monolocale al superattico, tutti dotati di terrazza, più o meno vasta) 
		sono già stati venduti. Gli altri sono ora sul mercato a partire da 
		circa 7 mila euro al metro quadrato, sino a 9 mila e oltre.
		
		Auguri e figli maschi. (si fa per dire, of course)..