26 Settembre 2011
		
		di Barbara Polito, Real Consultant 
		
		FRICS, Past President AREL-Associazione Real Estate Ladies
		
		Cara Paola, 
		
		Leggo il Tuo Editoriale 
		“Santa Margherita , successo per Mario Breglia nonostante la crisi” e - 
		vista la tua frase in fondo ( «Delle due l’una: o allora, e nonostante 
		il mercato bassissimo, eravamo “molto avanti”, oppure oggi siamo tornati 
		“ molto indietro”») e il Tuo articolo del 1996 - Ti rispondo subito e di 
		getto.
		
		A me – che nel mercato ci sono solo dal 1994 – sembra che siamo tornati 
		indietro. 
		Dal 1996 al 2001 , anno del boom, passarono cinque anni (come recita il 
		Tuo articolo). Se mutuiamo dalle esperienze passate e consideriamo la 
		crisi partita dal 2006... avremmo già dovuto vedere la ripresa; se la 
		consideriamo dal 2008... ne avremo fino al 2013? 
		Ma una cosa vedo come profondamente diversa: manca oggi il contesto 
		urbanistico-edilizio, economico- finanziario e politico per supportare 
		la ripresa che nel 1996 si intravedeva in essere.
		
		Contesto urbanistico-edilizio: dal 1996 era partita una fase di 
		de-regulation autorizzativa. La famosa DIA! Il professionista e la 
		proprietà firmavano, si assumevano la responsabilità di dichiarare la 
		conformità alla normativa e in 30 giorni si partiva. Per tutte quelle 
		attività che hanno per oggetto la riqualificazione di immobili senza 
		intaccare la sagoma, le volumetrie e superfici era una rivoluzione! Così 
		si poteva finalmente riqualificare lo stock esistente senza intaccare 
		aree verdi! E agli stranieri questa cosa piaceva ed è piaciuta molto.
		
		Oggi servono strumenti diversi perché ci sono da riqualificare le aree 
		urbane e la DIA non può essere sufficiente. Ma non è possibile neanche 
		uno stillicidio di ricorsi e controricorsi per trasformare le nostre 
		città e ripartire da zero ad ogni cambio di Giunta!
		
		Contesto economico-finanziario: nel 1998 era stata riformata la 
		normativa sui fondi immobiliari nata nel 1994. Era nato un nuovo 
		prodotto finanziario, una nuova asset-class di investimento per piccoli 
		investitori ma anche per investitori professionali. E sono nate le nuove 
		professioni e servizi per la nuova industria della finanza-immobiliare.
		
		Abbiamo mutuato alcune prassi che oggi sono consolidate ma altre le 
		abbiamo abbandonate e, invece, andavano sviluppate! 
		C’era anche un mercato del credito più dinamico. 
		Ma era anche l’epoca delle cartolarizzazioni. 
		Per cui due prodotti con unico sottostante. Il senior loan per i grandi 
		investitori stranieri che finanziavano l’acquisto dei “Portafogli” 
		(anche dalla dismissione degli immobili pubblici) e le CMBS che 
		cartolarizzavano i senior loan. Oggi non ci sono più né i senior loan né 
		tantomeno le CMBS!!! 
		E senza mercato del credito le operazioni non stanno in piedi. 
		
		Contesto politico: nel 1996 era iniziata una nuova era di “stabilità 
		politica”. I governi duravano più di sei mesi! E la stabilità piaceva 
		agli stranieri che venivano a investire in una terra di opportunità con 
		meno rischio-paese. 
		Oggi siamo un Paese con i fondamentali buoni (ma con un debito pubblico 
		che ci uccide), con i valori immobiliari che tengono ma il rischio paese 
		ne annulla gli effetti benefici. 
		Mi hanno insegnato che alla determinazione della remunerazione del 
		capitale proprio concorrono: (a) rendimento del risk free (titoli di 
		stato) + (b) rischio tipo del settore + (c) rischio del mercato + (d) 
		additional risk premium (che dipende dalle singole operazioni). 
		Se (a) parte già altissimo (per il rischio paese) e ci aggiungiamo (b) 
		il rischio tipico del settore + un (c) più alto perché il mercato non è 
		dinamico e un (d) sempre più alto per la tipologia, location, tempi di 
		attesa (legati al Paese) ecc ecc, secondo Te, potremo mai essere 
		competitivi con gli altri Paesi europei? 
		
		Oggi: gli investitori (esteri e italiani) hanno a disposizione il 
		“mondo” come scelta. E noi, oggi, non siamo una prima scelta, neanche 
		per gli italiani che diversificano all’estero (la seconda casa in Costa 
		Azzurra, le multiproprietà a Miami, Svizzera, Grecia, Londra, NewYork, 
		ecc ecc). 
		Nella sacrosanta politica di diversificazione continuiamo a conservare 
		per fortuna una quota , ma piccolina (gli stranieri smaltiscono il 
		patrimonio esistente e per nuovi acquisti... vedremo!). Senza dire che 
		di innovazione e riforme... manco a parlarne! 
		L’urbanistica è ferma al 1942, le locazioni commerciali al 1978 (e con 
		la dinamicità delle locazioni non residenziali ce ne sarebbe tanto 
		bisogno), il condominio è ancora lì (e non sono manco contemplate le 
		forme di condominio non residenziale dove le regole dovrebbero essere 
		diverse!), la valorizzazione del patrimonio pubblico è passata da SCIP, 
		Agenzia del Demanio, Patrimonio SPA, ora la nuova SGR, (e tutte le volte 
		si comincia dal censimento!) e la fiscalità è ferma al 2006 (con tutto 
		quello che è successo nel 2006 in tema di IVA!) aggiornata nel 2011 solo 
		per i fondi...
		
		Se a tutto ciò aggiungiamo l’immagine del nostro settore nella pubblica 
		opinione (ex aree Falck e Santa Giulia ne sono un esempio , oppure i 
		tanti operatori che partono e poi bloccano le iniziative, gli agenti 
		immobiliari che fanno i furbi con i clienti…), il risultato è il blocco 
		del PGT a Milano con il cambio di Giunta, i comitati di quartiere per 
		ogni iniziativa di trasformazione di aree urbane (che siano dismesse o 
		meno non importa), l’attesa di 12 mesi per la riforma dei fondi 
		immobiliari, ecc ecc ecc ecc. 
		Se ancora aggiungiamo la competizione tra mondo delle costruzioni e real 
		estate come se fossi nemici e non uno cliente dell’altro e/o partner di 
		iniziative di sviluppo…
		
		Sarò invecchiata e quindi l’entusiasmo mi è passato. 
		Ma serve il contesto per parlare di ripresa. E a me sembra manchino i 
		presupposti anche all’interno delle aziende e del settore. 
		
		Nel 2000 era un fiorire di iniziative per creare le best practices: una 
		base comune per il calcolo delle superfici( ricerca Tecnoborsa), un 
		database comune per la redditività netta degli immobili (la banca dati 
		IPD era un primo tentativo). 
		Ci siamo invece lasciati infervorare dal boom e tutti i progetti sono 
		rimasti fermi perché è difficile portarli avanti: la redditività netta è 
		complicata, allora noi parliamo di yields ma riferiti al canone lordo 
		(quando il resto del mondo di riferisce al NOI-Net Operating Income…sempre 
		che si sappia cos’è). 
		La vacancy ogni Dipartimento di Ricerca la calcola a modo suo e spaziamo 
		dal 7 al 10% a seconda di cosa ci mettiamo dentro! 
		Lo stock? Mah…dipende… forse meglio guardare all’Agenzia del Territorio 
		che almeno, al netto degli immobili abusivi, i dati li ha e oggi sono in 
		rete e disponibili (una volta anche il Demanio aveva i dati on-line e 
		mandava pure una Newsletter mensile, Te la ricordi?) 
		
		E ci sarebbe ancora tanto da dire, ma… 
		
		Vabbè…prima o poi ci sveglieremo…o saranno le circostanze a obbligarci a 
		svegliarci!