(20 aprile 2011)
		
		di Paola G. Lunghini
		
		“Accadde domani”, girato nel 1944, è uno dei più celebri film del 
		regista René Clair. Questa la trama: un oscuro cronista (interpretato da 
		Dick Powell, divo di allora ) riceve ogni sera, dal fantasma di un suo 
		amico, il giornale del giorno dopo: ne approfitterà per diventare ricco 
		e famoso sinchè…è chiaro che il resto, se il film non lo avete mai 
		visto, non ve lo racconto.
		
		Il film, comunque, rimane un grande classico, e può ancor oggi - 
		“scafati“ come siamo - sorprendere .
		
		Perché ci dici ciò? direte voi.
		
		Semplice.
		
		Perché Mario Breglia, Presidente di Scenari Immobiliari e di cinema come 
		me cultore, ha così intitolato (“Accadde domani“) il suo speech 
		nell’ambito del Convegno di presentazione dei dati IPD sull’Italia 
		(“Indice immobiliare italiano annuale. Risultati a dicembre 2010”) 
		svoltosi la mattina del 20 aprile a Milano, a cura dell’Investment 
		Propery Databank appunto. Per ogni info,
		www.ipd.com
		
		Brillante e profondo come sempre, Mario stavolta ha volato ancor più 
		alto del solito.
		
		Partendo dai principali fenomeni macroeconomici dell’ultimo decennio, e 
		mixandoli con la realtà immobiliare (aumento e invecchiamento della 
		popolazione, inurbamento, esplosione di una tecnologia sempre più in 
		“tempo reale”, attenzione all’ ambiente, espansione dapprima della 
		domanda immobiliare sino alla ultima “ scarsità”, intensa attività 
		edilizia, finanziarizzazione dei mercati, globalizzazione del business 
		con crescita delle operazioni cross-border, convogliamento del risparmio 
		gestito verso anche il settore Fondi Immobiliari, etc) il Presidente di 
		Scenari Immobiliari si è “proiettato” poi al 2020.
		
		Immaginando uno scenario possibile e per ora individuabile – Cigni neri 
		a parte , speriamo di no – Mario ha messo l’accento sull’ulteriore 
		crescita della popolazione mondiale, che dovrebbe raggiungere e superare 
		entro il 2050 i nove miliardi di persone, e il conseguente ancor 
		maggiore invecchiamento della stessa; sull’aumento dei flussi migratori; 
		sulla crescita delle disuguaglianze economiche e sociali; sulla 
		incontrollata spinta all’ urbanizzazione; e sul mutamento degli stili di 
		vita, ove tempo libero, leisure e wellness stanno già facendo la 
		differenza.
		
		Mario si è poi soffermato sull’evoluzione della produzione industriale 
		(gli aspetti “formali” ed estetici stanno sempre più prevalendo sulla 
		“sostanza” dei prodotti); sulla “trasformazione” dell’attività di 
		costruzione; e sul cambiamento già in atto dell’attività di 
		finanziamento all’edilizia (sempre meno “finanziarizzazione” e sempre 
		più equity).
		
		In questo universo dominato dall'incertezza, ha detto Mario, cambia il 
		concetto di ufficio, di retail e persino di logistica. L’attività nella 
		residenza diventerà prevalente. Arriveranno anche in Italia REITs 
		specializzati nel comparto abitativo, capaci di capire che la forbice si 
		allarga: sempre più case che costino poco da una parte, e sempre più 
		case ricche di dotazioni e servizi dall’altra.
		
		Soffrirà il cosiddetto mercato intermedio (l’impoverimento della classe 
		media è già in Europa una realtà); gli uffici diverranno sempre più 
		piccoli (già oggi si sta arrivando a 10/12 metri quadrati a persona, 
		servizi compresi, rispetto ai 15/ 20 di alcuni anni orsono): già oggi si 
		può “essere e lavorare in molti posti senza essere in realtà in 
		nessuno”.
		
		Ci sarà sempre più bisogno di capitali privati anche per le 
		infrastrutture.
		
		Circa il retail, si vedrà il “ritorno alla città”; e per quanto riguarda 
		la logistica, si andrà verso “tagli” più piccoli ma più “strutturati” .
		
		Le città rivedranno la centralità delle stazioni ferroviarie (tra i 
		sistemi di comunicazione, il treno sta riguadagnando consenso).
		
		Forse – ma in Italia meno - ci sarà possibilità di crescita per il 
		comparto “residenze per anziani” (purchè adattate ai tempi, dico io).
		
		Si affermerà ulteriormente il fenomeno della riqualificazione dei 
		waterfront (già oggi nel mondo ci sono oltre 200 grandi/grandissimi 
		progetti).
		
		Occorrerà convertire in classe A innumerevoli edifici a uffici che oggi 
		stanno alla B e alla C (e pure peggio, dico io). Già oggi, ha 
		sottolineato Mario, il 70% della domanda si rivolge verso la Classe A….
		
		Il già evidenziato primato del settore residenziale (è una vera “bolla” 
		– oggi compressa- quella che si sta formando ) dovrà trovare il suo 
		senso tra il 2014 e 2020.
		
		Dare valore alle città. Maggior domanda di ristrutturazione. Mercato 
		dominato da maggior equity ed equità anche per le famiglie.
		
		Ma – a partire dagli anni prossimi venturi- ci sarà forse il ritorno di 
		un “mercato buono”.
		
		La prima parte della mattinata era stata dedicata alla presentazione dei 
		dati di IPD.
		
		Luigi Pischedda, Country Manager per l’Italia, ha snocciolato al suo 
		solito qualche milione di numeri che non è facile sintetizzare.
		
		Ci provo.
		
		L’Indice immobiliare italiano annuale di IPD misura, come è noto, il 
		rendimento degli immobili a reddito nel periodo che intercorre tra due 
		valutazioni fornite dagli esperti indipendenti (alla formazione dell’ 
		Indice contribuiscono Aedes BPM Real Estate SGR, AEW Europe, Amundi 
		Italia RE SGR, BNP Paribas REIM SGR, Corio Italia, Fabrica Immobiliare 
		SGR, First Atlantic Real Estate SGR, Generali Immobiliare Italia SGR, 
		IGD SIIQ, ING REIM, LaSalle Investment management, Morgan Stanley,Prelios 
		SGR, Polis Fondi SGR , Pradera, Prologis, Sonae Sierra e UBS Global 
		Asset Management).
		
		Nella seconda metà del 2010 tale rendimento è stato del 2,7%, e 
		nell’anno 2010 del 5,2 %. Un bel miglioramento rispetto all’ 0,8% 
		registrato nel 2009.
		
		Total return Indice dicembre 2010 (dicembre 2002=100) complessivo: 166,5 
		(nel 2009 era stato 158,3). 
		
		Total return percentuale per il settore commerciale 5,5; per gli uffici 
		4,7%; per l’ industriale 7,1.
		
		Income return complessivo (sull’ anno ) 5,7;per il commerciale 5,9% ; 
		per gli uffici 5,3; per l’ industriale 7,2.
		
		I capital value, però continuano a declinare, ora per il terzo anno 
		consecutivo, e così siamo a -0,5%. Dal 2008 al 2010 , il negativo si 
		colloca a 7,8%.
		
		Capital growth per il commerciale -0,4; per gli uffici -0,6; per l’ 
		industriale 0,0.
		
		Dati di confronto: total return su azioni -9,8; su azioni del settore 
		immobiliare – 1,4%; su obbligazioni -0,6. L’inflazione è al 2,1%.
		
		Valore di mercato di tutti gli immobili considerati nel database: 
		17.784,8 milioni di euro (commerciale 7.589; uffici 7.507,8; industriale 
		1.927,2; residenziale 21,8; altro 739).
		
		Valore di mercato in percentuale: commerciale 42,7%; uffici 42,2%; 
		industriale 10,8% ; residenziale 0,1% ; altro 4,2%.
		
		Numero di immobili complessivi: 1.466; commerciale 688; uffici 309; 
		industriale 395; residenziale 4; altro 70. Vacancy rate 7,3%
		
		I canoni scendono, ma l’income return è solido, bene Roma. Massima 
		cautela ancora, ma qualche segnale di miglioramento, comunque, c’è.
		
		Stéphanie Galiègue, di IPD, ha poi proposto un confronto internazionale 
		nei principali mercati immobiliari, sempre per il 2010. Considerando che 
		IPD è oggi presente in 25 Paesi (molti in Europa, ma anche in US, 
		Canada, Sud Africa, Australia, Nuova Zelanda e Giappone), si può ben 
		comprendere che la carrellata è stata intensa.
		
		
		
		Due brevi interventi di commento (Giovanni Paviera, Generali Immobiliare 
		Italia SGR, e Simone Roberti, Head of Research BNP Paribas REIM SGR) e 
		poi, signori, è arrivato il pepe. Che si è rapidamente trasformato in 
		peperoncino.
		
		Complici un Moderatore non proprio moderato (Guglielmo Pelliccioli, 
		nella veste di editorialista di Quotidiano Immobiliare), e un Mario 
		Breglia insolitamente graffiante , si è scatenato un dibattito con la 
		Sala che – anzicchè commentare i trend di mercato e i numeri di IPD – si 
		è focalizzato sul tema della scarsità e (secondo alcuni) cattiva qualità 
		della ricerca in Italia, e poi sui problemi della comunicazione nel real 
		estate.
		
		Il parere di Guglielmo, sull’argomento “informazione”, lo conosciamo. 
		Per chi nulla di ciò sapesse, metto qui in Nota uno stralcio da un suo 
		recente Editoriale.
		
		Ammetto che, essendo stata come di dice “tirata in causa”, sul fuoco ho 
		soffiato non poco anch’io.
		
		Elettricità in Sala, ma anche un’ effervescenza mai riscontrata in una 
		Conference di IPD: evidentemente i temi interessavano, eccome se 
		interessavano !!!
		
		A riportare il dibattito sui risultati IPD al 2010 ci ha pensato Davide 
		Manstretta , che in IPD a Londra opera da svariati anni. Davide si è 
		così lanciato in un peana sulla fantastica qualità (vero, ndr) della 
		ricerca che la sua società produce, rivelando anche l’ammontare 
		percentuale annuo degli investimenti effettuati in tecnologia, per poter 
		offrire numeri sempre più affidabili.
		
		Spero sinceramente che l’appassionato intervento consenta a Davide di 
		vieppiù aumentare il numero dei “contribuenti” (così IPD definisce le 
		società che contribuiscono alla formazione dell’ Indice) italiani; ma mi 
		auguro pure che il dibattito abbia fatto capire l’importanza di una 
		comunicazione comprensibile anche a chi, di mestiere, ricercatore e/o 
		statistico non è.
		
		NOTA: Editoriale di Guglielmo Pelliccioli (www.quotidianoimmobiliare.info, 
		3 aprile 2011)
		
		…noi non costruiamo case e non facciamo progetti ma partecipiamo al 
		lavoro comune di crescita del sistema del real estate. Noi di Quotidiano 
		Immobiliare ne siamo la voce, insieme ad Evelina Marchesini del Sole 24 
		Ore, a Teresa Campo di Milano Finanza a Paola Lunghini e ad altri 
		pochissimi colleghi che si destreggiano in questo settore, alquanto 
		difficile e non certo foriero di grandi carriere nelle gerarchie 
		giornalistiche. Ogni giorno, ogni settimana sui nostri giornali, on line 
		o cartacei che siano, trovate le notizie che riguardano il vostro 
		settore, le interviste a voi e ai diversi operatori, la spiegazione dei 
		progetti e delle operazioni che state realizzando. Noi giornalisti del 
		settore riportiamo i vostri successi (pochi ultimamente) e le vostre 
		preoccupazioni (molte, anche troppe di questi tempi). Siamo noi, 
		all’interno delle testate e del sistema di informazione, gli unici che 
		vi conoscono e che dialogano con voi. Gli unici anche che vi 
		comprendono, che sanno quanto vi impegnate, quanto siete laboriosi e 
		coraggiosi. Non ci siamo mai permessi di denigrare questo vostro lavoro, 
		anzi lo abbiamo sempre evidenziato all’esterno…
		
		Allora, cari amici, che succederebbe se domani Quotidiano Immobiliare 
		venisse venduto ? …Oppure cosa succederebbe se Mondo Immobiliare venisse 
		sospeso per ragioni di scelte editoriali?
		Chi parlerebbe di questa industria del real estate? A chi vi dovreste 
		rivolgere per promuovere le vostre iniziative sulla stampa o per avere 
		lo spazio di un’intervista? Con quale taglio gli altri giornali "generalisti" 
		affronterebbero le vostre attività? Quanto impieghereste per far capire 
		loro chi siete, che storia avete alle spalle, come la pensate e cosa 
		avete fatto? Siete sicuri che la vostra immagine uscirebbe sui giornali 
		con la stessa correttezza che noi vi abbiamo sempre assicurato non 
		chiamandovi mai con l’odiato e spregiativo termine di "immobiliaristi" 
		benchè, lo sapete bene, questa sia la vostra denominazione sulla stampa 
		nazionale? E sapete bene quali altri termini vengono usati quando si 
		parla di voi facendo di tutta l’erba un fascio.
		Cari amici se io (ma anche Paola, Evelina e Teresa) usiamo questo 
		termine affettuoso non è proprio un caso. Ci conosciamo da quindici, 
		venti, trent’anni. Abbiamo imparato a stimarci nei reciproci ruoli e a 
		rispettarci. Questo è il vero valore dell’amicizia che si è instaurata 
		tra noi. Non abbiamo mai preteso da voi favori o denari che non fossero 
		un abbonamento o una pagina pubblicitaria sulle nostre testate. E sempre 
		comunque l’abbiamo fatto senza svenderci o rinunciare alla nostra 
		funzione di cronisti dell’industria immobiliare. Probabilmente (anzi 
		sicuramente) in tutti questi anni tutti voi avete guadagnato tanti 
		soldi, certo molti più di noi che abbiamo uno stipendio fisso o una 
		piccola attività editoriale. Siamo sempre stati felici delle vostre 
		affermazioni senza invidie così come adesso siamo consapevoli che le 
		cose per voi vanno un po’ meno bene. Ma si sa che questi cicli fanno 
		parte del mestiere di un imprenditore.
		Dove voglio arrivare con questo discorso?
		Semplicemente a farvi considerare il nostro ruolo e a farvi riflettere 
		sui nostri giornali. Proprio partendo dalla considerazione che siamo 
		parte della vostra realtà vi deve essere chiaro che anche noi stiamo sul 
		mercato. Molti di voi ignorano questo aspetto o fingono di non 
		rendersene conto. Per costoro è come se le imprese editoriali non 
		avessero costi e bilanci ma godessero del privilegio di essere assistiti 
		dallo Spirito Santo. Alcuni vostri comportamenti sembrano dettati dalla 
		presunzione che tutto vi possa essere dovuto a prescindere da ogni 
		considerazione economica. Molti dei vostri collaboratori si rivolgono a 
		noi per passare un comunicato, per sollecitare un’intervista, per 
		pubblicare un progetto, per avanzare una proposta. Nessuno è sfiorato 
		dalla curiosità di domandarsi su quali risorse si basa la nostra 
		attività per rendere realizzabili quei servizi che ci chiedete? La 
		risposta è una sola: sulle vostre risorse cari amici…
		Nei prossimi mesi io e i miei colleghi torneremo su questi argomenti 
		anche in pubblici incontri. Vi vogliamo sensibilizzare su questi temi 
		che sono di interesse comune e che richiedono una visione coordinata. Se 
		vi diciamo queste cose è perché ci piacerebbe continuare a camminare con 
		voi…