(13 aprile 2011)
		
		di Paola G. Lunghini
		
		
		Se fosse una città sarebbe Bologna, dove vivono quasi 400 mila persone. 
		Invece ospita circa 1,8 milioni di studenti, più di 60 mila professori e 
		circa 57 altri mila addetti ripartiti
		
		tra personale tecnico e amministrativo. Il patrimonio immobiliare delle 
		università italiane è grande come quello del capoluogo emiliano, con una 
		dimensione di quasi 14,5 milioni di metri quadrati. Il valore di questo 
		patrimonio, a prezzi di mercato, è stimato in 34,4 miliardi di euro.
		
		Inizia così la Nota di Stampa congiuntamente predisposta per il Convegno 
		di presentazione di “Atenei Real Estate”, prima indagine nel nostro 
		Paese sugli immobili strumentali delle accademie, realizzata da Scenari 
		Immobiliari (presieduta da Mario Breglia ) con la collaborazione di 
		Fabrica Immobiliare SGR, guidata da Marco Doglio .
		L’ evento – sala pienissima - si è svolto il 13 aprile a Milano, e ha 
		visto per la discussione un Panel prestigioso: Alessandro Balducci, 
		Prorettore vicario del Politecnico di Milano, Nicola Costantino, Rettore 
		del Politecnico di Bari, Jean-Marc Deshaires, AD di Europrogetti e 
		Finanza (gruppo Arcotecnica), Federico Merola, DG dell’ ANCE, Carlo 
		Petagna, Vicedirettore dell’ Agenzia del Demanio, e Fulvio Valerio, AD 
		di SiramSì (gruppo Siram). Le conclusioni dei lavori sono state affidate 
		a Stefano Scalera, Dirigente Generale del MEF (responsabile della 
		Direzione incaricata della valorizzazione dell’ attivo e del patrimonio 
		dello Stato). Ha fatto la sua comparsa al Tavolo anche Gualtiero 
		Tamburini, Presidente di Assoimmobiliare e Federimmobiliare.
		
		Una cifra importante, si diceva. Al di là del patrimonio immobiliare 
		delle amministrazioni centrali dello Stato, che con circa 70 miliardi di 
		euro è in assoluto il più grande, il valore che più vi si avvicina è 
		quello del patrimonio gestito dai Fondi d’Investimento Immobiliare, pari 
		a 30,5 miliardi di euro. I patrimoni delle compagnie di assicurazione e 
		degli enti previdenziali pubblici sono più “piccoli” (complessivamente 
		23,2 e 14,8 miliardi di euro), e ancora minore è quello delle Regioni, 
		che appena supera gli undici miliardi di euro.
		
		La Ricerca, ha precisato Mario Breglia, ha preso in esame 95 Atenei 
		italiani pubblici, privati e telematici , ed è stata realizzata sia 
		utilizzando i dati forniti dalle università stesse, sia ricorrendo a 
		rilievi "sul campo". Sono state censite con schede analitiche oltre 
		1.400 sedi universitarie, dislocate in 226 località su tutto il 
		territorio nazionale.
		
		Scenari Immobiliari ha per ora censito solo gli immobili utilizzati 
		dalle università per uso strumentale: aule, uffici, laboratori, 
		biblioteche e servizi vari. Sono al momento escluse le altre 
		destinazioni, come le residenze universitarie, per le quali è intenzione 
		dei promotori della Ricerca procedere a un successivo focus di 
		approfondimento
		
		Quello presentato da Mario Breglia oggi, dunque, è stato solo un 
		“appetizer”. Il Rapporto completo, con le schede analitiche suddivise 
		per università e per sede sarà pubblicato nei prossimi mesi .
		
		Oltre a rilevare le superfici e le destinazioni di ogni singolo 
		immobile, lo Studio ha riguardato anche la stima del valore di mercato 
		di ogni cespite strumentale. Utilizzando la banca dati nazionale di 
		Scenari Immobiliari (Real Value), sono stati indicati i valori medi di 
		mercato per le diverse destinazioni arrivando così alla determinazione 
		del valore di stima di ogni bene. Ovviamente nella stima si è tenuto 
		conto anche dello stato di manutenzione. Si tratta, ha precisato Mario 
		Breglia, di una stima indicativa, che non entra nel dettaglio delle 
		possibilità di valorizzazione che tanti immobili hanno, soprattutto 
		quelli ubicati in zone centrali.
		
		Infine, è il commento del Presidente di Scenari Immobiliari, spesso “gli 
		Atenei dispongono di patrimoni consistenti ma non sempre adeguati alle 
		effettive esigenze didattiche mentre, in un’ottica di razionalizzazione 
		delle spese ed efficientamento dell’offerta, ogni Ateneo dovrebbe 
		innanzi tutto definire, alla luce dell’evoluzione attesa degli studenti, 
		gli spazi di cui necessita oggi e in un arco temporale di 3-5 anni, 
		distinguendo in questa maniera gli immobili strumentali da quelli non 
		strumentali, procedendo successivamente alla definizione di un piano di 
		valorizzazione nel medio-lungo periodo. Sia che si tratti di valorizzare 
		il patrimonio non strumentale, sia che si intenda riqualificare o 
		ampliare la dotazione di patrimonio strumentale, il partner ideale per 
		operazioni del genere è senz’altro un Fondo Immobiliare, in quanto 
		strumento trasparente gestito da una SGR che, oltre a disporre delle 
		competenze professionali nel comparto immobiliare (di cui spesso 
		un’università non è dotata), è in grado di creare un valido trait 
		d’union tra mondo accademico e mondo della finanza. Proprio il ricorso 
		al Fondo Immobiliare permette il coinvolgimento di investitori 
		istituzionali - ad esempio fondazioni bancarie ed enti previdenziali - 
		che, oltre a condividere l’ottica d’investimento di lungo termine 
		necessaria all’attuazione di progetti di così vasta portata, sono per 
		vocazione i soggetti maggiormente interessati alle ricadute che gli 
		investimenti a supporto del mondo universitario possono avere, sia sul 
		territorio, sia con riguardo al tessuto sociale”.