di Lorenzo Taini, by Internews
“Finalmente non è un più solo un rendering! “. Ha detto così oggi, 1 ottobre , Manfredi Catella, Amministratore Delegato di Hines Italia, aprendo la porticina che ancora fino a Natale di quest’anno terrà chiusa la Piazza del progetto Porta Nuova.
Si festeggiava la “riconsegna” ufficiale alla cittadinanza dei giardini che si affacciano sulla Stazione Garibaldi e di un nuovo “pezzo” di Corso Como: qualche metro in leggera salita, fino alla grande piazza che oggi la Stampa ha potuto visitare in anteprima.
La battuta di Manfredi coglie in pieno il senso di soddisfazione visibilmente diffuso tra addetti stampa e attori del sistema immobiliare nel corso della odierna passeggiata inaugurale. Porta Nuova è probabilmente l’unico progetto, tra i tanti di cui si parla da anni, che quando inaugurerà l’Expo 2015 potrà essere visitabile, l’unico che potrà dirsi finito e di cui da oggi si può già vedere una porzione “ finita”.
I numeri di Porta Nuova sono importanti e noti, e di essi si è fatto un gran parlare: migliaia di maestranze al lavoro nel cantiere, 25 mila impiegati nell’indotto, più di 200 persone stabilmente impiegate al mantenimento e alla gestione dei servizi attivati al termine del progetto, 10 imprese di costruzione coinvolte, un centinaio di fornitori, 30 produttori nel settore del design; un totale di appalti pari al 10% del fatturato annuo dell’intero settore delle costruzioni in Lombardia, investimenti previsti per miliardi di euro.
Sciorinando questi numeri Manfredi giustamente gongola, e rincara la dose aggiornando i presenti sui dati di vendita. Gli appartamenti di Corso Como pare siano già venduti al 90%, Manfredi dice che alcuni traslochi sono già iniziati. Anche gli spazi commerciali vedranno presto aprire i punti vendita di Costume Nacional e di Diesel (Renzo Rosso avrebbe comprato più di un negozio). Sono dati che lasciano un poco increduli. Forse per scuotere i giornalisti Manfredi e il suo staff – una volta presentati i numeri – accompagnano la folta delegazione stampa verso un autobus turistico a due piani.
Il programma della giornata è serratissimo. Sono previsti nell’ordine: un giro del quartiere, una prima tappa in Piazza della Repubblica, un secondo stop in Corso Como e un terzo momento nella Piazza che sta sotto alle torri di UniCredit (se qualcuno non ci credesse, consigliamo un giro in Garibaldi, basta alzare la testa per vedere la grande insegna del gruppo bancario, ancora coperta da un telo ).
Nella suddetta Piazza, per cui servirebbe assolutamente un nome e di ciò nessuno ha parlato, la delegazione stampa aspetterà, secondo il programma, l’arrivo e la “benedizione” dell’assessore all’Urbanistica e all’Edilizia Privata del Comune di Milano, Ada Lucia de Cesaris, e del Vicesindaco Maria Grazia Guida.
Nell’attesa ci si guarda attorno.
La piazza è senza dubbio un colpo d’occhio non indifferente: fontane che spruzzano getti d’acqua , “buchi” che si aprono su quelle che, subito sotto, saranno gallerie commerciali e collegamenti diretti alla Stazione Garibaldi, da cui partono i treni delle FS e Italo, e il TGV per Parigi. Attorno alla Piazza, alle spalle delle torri di Cesar Pelli, altri palazzi crescono, o si rifanno il look.
Manfredi sottolinea quanto Porta Nuova sia un traino per il rinnovamento di tutta la zona urbana attorno all’area del progetto. Verranno presto, si dice, la Feltrinelli, sono quasi finiti i palazzi della Stazione Garibaldi di Beni Stabili rivestiti in vetro da Progetto CMR e, giusto di fronte al nuovo pezzo di Corso Como, Generali ha appena avviato il restauro di un gigantesco edificio.
Quello che ancora manca, nella Piazza Nuova – così come nella nuova rampa che allunga Corso Como – è il verde. Anche la parte che si affaccia sulla Stazione, e che ci si ostina a chiamare giardino, è per ora solo un insieme di aiuole geometriche distribuite su più livelli. E’ un verde che si attraversa, ma in cui non si sosta. La nuova Piazza conta due alberelli striminziti sulla cima della scalinata che porta alla Stazione, come due quinte teatrali lasciate sole contro il grigio di via Melchiorre Gioia.
Quel che è certo, però, è che Porta Nuova trasforma in modo radicale l’intero agglomerato urbano, fondendo tra loro tre quartieri un tempo separati. Come ha detto Ada Lucia de Cesaris, il vero laboratorio comincia adesso, con il “vero abitare” e il “vero vivere” . Questi luoghi, tornando a Manfredi Catella, non sono più soltanto un rendering.