Londra ha il 63,1% di alloggi in locazione, Berlino il 74,6, Bruxelles il 75,7%, Milano il 29% pari a meno di 179.800 unità (nel 1991 era il 44%, 255.200 abitazioni), Torino 28%, Firenze 21,9, Roma 20,3.
Sono sufficienti questi dati per confermare come l’Italia – sempre a cavallo tra Mediterraneo ed Europa – sia meno attrezzata dei Paesi competitor alle nuove esigenze dell’abitare richieste da una società mobile.
Senza tediare con un profluvio di cifre, bisogna aggiungere che – per quanto riguarda i meno abbienti – l’Italia, con il 4% di edilizia residenziale pubblica, è all’ultimo posto tra i Paesi avanzati. A Milano, per citare, in 20 anni le “case popolari” si sono ridotte del 42% a fronte di un aumento delle necessità, con il concreto rischio che si inneschino tensioni sociali, scaricando sui proprietari privati l’onere di offrire, quando possibile, un tetto a tutti.
Il tema della casa torna all’attenzione di studiosi, operatori sociali e immobiliari e di politici con la ricerca For Rent-Dastu-Politecnico di Milano “Milano è in affitto?” che Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, ha così commentato:
“E’ il risultato dell’assenza di una politica per la casa da oltre quarant’anni, tanto che ora proprio la politica deve farsi carico del problema casa come fece negli anni ’80 al tempo della crisi dell’auto finanziando – lo fecero, d’altronde, anche altri Paesi – il settore in crisi.
Inoltre, considerata l’inefficienza dell’ERP-edilizia residenziale pubblica e al di la’ dell’housing sociale o di altre “vie” che, positive in se stesse, sono gocce nel mare del bisogno reale, nella latitanza del sistema pubblico bisogna pensare ad un serio e definitivo coinvolgimento degli investimenti privati, giocando la carta del mercato. A mali estremi, estremi rimedi: occorre defiscalizzare decisamente la locazione privata per indurre a maggiori investimenti nel settore, i quali potranno produrre, come effetto, attraverso una maggior offerta abitativa, un calmieramento generale dei costi dell’abitare”.
Secondo Gabriele Rabaiotti, assessore ai Lavori pubblici e Casa del Comune di Milano, il sistema delle politiche abitative vive una situazione frammentata e confusa.
Ad esempio, le case popolari, destinate ad accogliere chi si trova in difficoltà, anche pluriennale ma comunque temporanea, si sono trasformate in “proprietà con affitto”.
Mentre, sempre per citare, la burocrazia ci mette del suo: un progetto di edilizia popolare di 80 alloggi del 2005, realizzato nel 2008, ha visto l’assegnazione solo lo scorso anno.
Rabaiotti ha infine sottolineato l’importanza che attorno alle residenze popolari, che alcuni definiscono ghetti, venga creato un contesto di attività sociali, culturali,sportive, di verde pubblico arredato.
Il seminario è stato introdotto da Gabriele Pasqui, Direttore Dastu – Politecnico di Milano. La ricerca è stata illustrata da Francesca Cognetti, coordinatrice del team che l’ha effettuata: Giuliana Costa, Luca Gaeta, Anna Delera, Andrea Di Giovanni, Fabio Manfredini.
“La casa nel contesto nazionale e internazionale” è stato il tema trattato da Giovanni Caudo, Urbanista, Università degli Studi Roma Tre; Elena Bargelli, European Network Housing Research, Università di Pisa; Fabrizio Rossi Prodi, Architetto, Università degli Studi di Firenze.
A conclusione la tavola rotonda dal titolo “Milano e l’affitto sociale, un confronto dalla visione al progetto” cui hanno partecipato, oltre a Colombo Clerici, Carlo Cerami, Investire Sgr; don Virginio Colmegna, Casa della Carità Milano; Stefano Granata, Gruppo Cooperativo Nazionale CGM; Giordana Ferri, Fondazione Housing Sociale; Romano Guerinoni, Fondazione Welfare Ambrosiano.