La rigenerazione urbana è un’occasione per ripensare il vivere urbano del futuro e passa per modelli alternativi al tradizionale “costruire per vendere”. Secondo lo studio Build to Rent 4 Sustainable Real Estate, promosso da Lendlease, gruppo internazionale di real estate e investimento e, realizzato da SDA Bocconi, il build to rent risponde alle nuove emergenti esigenze abitative e nel contempo genera impatti sociali ambientali ed economici rilevanti sulla comunità. Un modello che, a differenza di altri Paesi, non trova una propria specifica collocazione normativa in Italia, ma che se ben contestualizzata potrebbe aprire importanti prospettive di sviluppo, dando vita a una vera e propria categoria di investimento con benefici significativi sul bilancio economico italiano.
Presentata il 18 luglio, nel corso dell’incontro pubblico dedicato, da Lendlease e SDA Bocconi, la ricerca è stata introdotta dal Dean SDA Bocconi Stefano Caselli con Paola Cillo, Associate Dean research division SDA Bocconi, il Rettore dell’Università Bocconi Francesco Billari e Andrea Ruckstuhl, CEO Europe di Lendlease.
Condotta dal team SDA Bocconi, la ricerca è stata presentata dai direttori scientifici Andrea Beltratti, PhD Yale, Professore Ordinario di Finanza UniversitaÌ Bocconi con Alessia Bezzecchi, Associate Professor of Practice Corporate Finance & Real Estate SDA Bocconi.
L’analisi del contesto: la centralità del tema dell’abitare Il tema dell’abitare eÌ centrale. In questi anni sono emerse le inadeguatezze dello stock esistente abitativo, spesso tecnologicamente obsoleto, con alti consumi energetici e funzionalmente inadeguato. La proprietaÌ della casa incomincia a non essere piuÌ percepita come bene rifugio sia per l’affermarsi di una nuova mobilitaÌ nel mercato del lavoro sia per le limitate capacitaÌ di risparmio/ potere di spesa della fascia media e dei giovani, in particolare. Elementi questi che rendono l’affitto una soluzione alle nuove esigenze della domanda abitativa. Una possibile risposta: il build to rent Letteralmente, il “costruire per affittare” ha come caratteristica peculiare la realizzazione di immobili destinati all’affitto gestito professionalmente, ovvero con i più alti standard qualitativi degli spazi interni e dell’architettura e di efficienza energetica e impatto ambientale.
Il cardine del modello proposto, a differenza del build to sell, è la presenza di un operatore professionale specializzato nella gestione di beni immobiliari a destinazione d’uso residenziale che, con adeguati certificati e standard e un orizzonte temporale di almeno 30 anni, eroga servizi correlati alla persona, all’edificio e alla comunità (per esempio dalla manutenzione e servizi per gli edifici all’igiene della casa al baby-sitting, dalla palestra ai servizi scolastici agli spazi di co-working), proponendo un modello dell’abitare come service. Una casa, cioeÌ, che permette di avere buona qualità del vivere in cui l’attenzione eÌ posta sui fabbisogni dell’utilizzatore finale, con lo scopo di garantire agli affittuari un’esperienza di qualità non solo sotto il profilo abitativo, ma anche economico e della gestione; una casa in grado di rispondere ai cambiamenti dei bisogni e alle esigenze di spazio e di flessibilitaÌ che cambiano nel corso degli anni.
La nuova asset class per la prima volta verrà sperimentata all’interno dei due progetti di rigenerazione urbana di Lendlease a Milano: Milano Santa Giulia e MIND – Milano Innovation District, ecosistemi che possono dare risposte nuove a livello di qualità costruttiva, prestazioni energetiche e tipologia dei servizi offerti all’abitare.
Lendlease traduce nel mercato italiano la propria esperienza internazionale nello sviluppo e nella gestione del build to rent condotta a Elephant Park a Londra e Clippership Wharf a Boston. “Il progetto di ricerca – spiegano Andrea Beltratti e Alessia Bezzecchi– ha l’obiettivo di analizzare e calcolare gli impatti derivanti dall’introduzione di nuovo modello residenziale nel real estate. Dalla nostra indagine, il build to rent quale opzione in risposta a nuovi bisogni abitativi emerge come soluzione in grado di rispondere in modo inclusivo alla emergente domanda da parte di diverse tipologie di utenti, creando nel contempo esternalità positive in ambito territoriale, sostenibili dal punto di vista economico e sociale, tramite i fattori abilitanti della tecnologia e dell’innovazione.
Il modello offre importanti benefici economici, sociali e ambientali per gli utilizzatori diretti ma anche per le comunità locali grazie alle esternalità positive generate.” “A differenza altri mercati internazionali – ha affermato Andrea Rucksthul CEO Lendlease Europe – il build to rent in Italia non trova ancora una propria collocazione nel quadro amministrativo e fiscale, eppure rappresenta una potenziale opzione di sviluppo delle politiche abitative, accanto all’affordable housing, all’housing sociale, agli studentati, con implicazioni economiche e sociali e ambientali rilevanti. Sulla scorta della nostra esperienza internazionale, l’intuizione che il build to rent in Italia possa generare valore per il sistema Paese rispondendo alle nuove esigenze della domanda in modo inclusivo e sostenibile ha trovato una sostanziale conferma in questa ricerca” .
Fonte : Nota congiunta