Dopo diversi anni in cui è stato registrato un calo degli investimenti nelle energie rinnovabili, l’Europa sta entrando in una nuova fase di transizione energetica. La Commissione Europea ha infatti annunciato di voler portare entro il 2030 l’obbiettivo di riduzione delle emissioni al 55%, rispetto all’attuale target del 40%.
Nell’edizione 2020 della guida “Investing in renewable energy projects in Europe” pubblicata di recente, Dentons, il più grande studio legale al mondo, ha messo in evidenza le principali novità normative e le potenziali prospettive di sviluppo dei progetti di energia pulita, in 20 giurisdizioni differenti tra Europa e Asia centrale.
Il mercato delle rinnovabili ha raggiunto nella maggior parte dei Paesi europei un buon livello di maturità e competitività. La domanda di energia pulita è sempre più alta, dal settore dei trasporti a quello del riscaldamento residenziale e industriale, e per rispondere in maniera adeguata sono necessari interventi statali per favorire la decarbonizzazione, un tema che riguarda tanto la politica industriale quanto la regolamentazione del mercato.
La tecnologia è certamente tra i driver ad impatto crescente sull’economia dei progetti di energia rinnovabile; non è ancora ben chiaro, però, quando e se potenziali sviluppi come l’adozione di massa di veicoli elettrici o la produzione di idrogeno “verde” inizieranno ad avere un effetto trasformativo.
Nel 2019 il Governo italiano ha emanato il Piano nazionale per l’energia e il clima (PNIEC) che prevede la graduale eliminazione del carbone e l’aggiunta di circa 40 gigawatt di capacità di energia rinnovabile entro il 2030. Gli impianti solari rappresentano il motore principale, con 30 gigawatt di nuova capacità. L’Italia conta di raggiungere il suo obiettivo intermedio nel 2025 con 13 gigawatt di energia pulita, composti maggiormente dal solare fotovoltaico (circa 7 gigawatt) e dall’ eolico onshore (circa 6 gigawatt).
“L’obiettivo posto dal PNIEC di aggiungere circa 40 gigawatt di capacità di energia rinnovabile entro il 2030 è estremamente ambizioso, – ha commentato Carsten Steinhauer, responsabile della practice Energy di Dentons in Italia. – Dati i tempi lungi per autorizzare gli impianti, buona parte delle nuove costruzioni si realizzerà nella seconda metà del decennio. Nel frattempo occorrerà rafforzare la rete di trasmissione e sviluppare sistemi di stoccaggio. Se consideriamo poi il ruolo delle energie rinnovabili per l’elettrificazione dei trasporti e per la produzione dell’idrogeno verde, possiamo aspettarci una crescita degli investimenti nel settore che non ha precedenti”.
A fare da apripista al “Green New Deal” italiano è stata l’entrata in vigore ad agosto 2019 del Decreto FER1, che prevede investimenti di 1 miliardo di euro all’anno per una stima di sviluppo di circa 8 gigawatt di capacità di nuova energia da fonti rinnovabili, e procedure di registro e asta per accedere ai meccanismi d’incentivazione dell’energia elettrica. Alla prima asta che si è svolta nell’ottobre 2019 ne seguiranno altre sei tra il 2020 e il 2021.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di energie rinnovabili in Italia occorreranno molte altre risorse. La maggior parte delle nuove installazioni dovrà essere sviluppata senza incentivi, con il rischio di esporsi alla volatilità dei prezzi. I grandi player, tuttavia, sono in grado di negoziare accordi complessi che prevedano la compravendita dell’energia prodotta a lungo termine a prezzi fissi.
Certamente l’emergenza sanitaria da Coronavirus rende la sfida italiana in tema di rinnovabili ancora più difficile nel breve termine, ma, poiché la decarbonizzazione non è rinunciabile, il settore delle rinnovabili dovrebbe essere proprio uno di quelli su cui continuare a investire per far ripartire il Paese dopo la crisi.
Fonte : Company