Come stazione turistica i numeri di Jesolo la collocano tra le prime mete balneari nazionali con circa 5,5 milioni di presenze, oltre 50/70.000 turisti giornalieri (pendolari sia durante il giorno che la notte), con flussi giornalieri di traffico di oltre 60.000 veicoli in ingresso/uscita. Produzione di rifiuti e fabbisogno energetico e idrico di una città di 80.000 residenti stabili.
Jesolo è una delle tante città che, sino ad oggi, hanno avuto una dinamica a fisarmonica: dai 26mila residenti stabili si passa, infatti, alle 500mila presenze in alta stagione. Un fenomeno, questo, che, complice la pandemia, sta significativamente cambiando. Sono sempre di più, infatti, i possessori veneti di seconde case che hanno scelto di trasferirsi a Jesolo, fuori dalla stagione turistica, per trascorrere li lunghi periodi dell’anno. Si stima, infatti, che oggi vivano a Jesolo circa 50mila persone con i proprietari di seconde case che hanno scelto di far base qui che, di fatto, producono quasi un raddoppio del numero di residenti.
Prendendo atto di questa tendenza il Comune di Jesolo da tempo ha deciso di cogliere la sfida di una vera transizione dallo stato di Località Balneare a quello di Città di Mare. È evidente, infatti, che per consolidare e rendere maggiormente stabile questo fenomeno Jesolo si debba “attrezzare”, modificare sé stessa, il suo modo di percepirsi e essere percepita.
I fondi de PNRR, in questo senso, rappresentano un’ulteriore opportunità per ripensare la Città: una pratica che non è una prerogativa solo di metropoli come Roma e Milano, ma uno sforzo necessario anche per i centri urbani di medie dimensioni.
Jesolo, per integrare la sua crescita economica, sociale e ambientale, si è affidato ad Arcadis, multinazionale leader nella rigenerazione urbana, che vanta fra i numerosi progetti a livello internazionale e nazionale l’iconica riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano e altri interventi nei centri di Monza, Bergamo, Paullo, Laveno e Mondovì.
Carlo Masseroli, City Executive di Arcadis Italia ed ex assessore allo sviluppo del territorio di Milano, commenta il progetto di Masterplan Jesolo 2050.
“Tutte le città si sviluppano all’interno di un piano urbanistico che definisce regole generali, ma non in grado di incidere a livello di quartiere e gestire in maniera sistematica e sinergica i piani attuativi gestiti dai singoli sviluppatori. È dunque necessario uno strumento intermedio nelle mani pubbliche a cui diamo il nome di progettazione intermedia: uno strumento urbanistico agile e non codificato, che serve ad intervenire sulle strutture del tessuto urbano e risponde all’esigenza di ravvivare i quartieri, dotarli di servizi, renderli attrattivi, sicuri, vitali. Una volta che il soggetto pubblico individua gli obiettivi non può che trovare nell’investitore privato il suo massimo alleato.”
Fonte : Company